Bonaventura il normalizzatore: "Creste e tatuaggi? No, grazie. Per il Milan sto sacrificando tutto, è la mia occasione. Voglio la Champions"

Bonaventura il normalizzatore: "Creste e tatuaggi? No, grazie. Per il Milan sto sacrificando tutto, è la mia occasione. Voglio la Champions"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 2 gennaio 2015, 08:00Primo Piano
di Salvatore Trovato
fonte Gazzetta dello Sport.

Il centrocampista rossonero, Giacomo Bonaventura, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Tra i tanti temi affrontati, c’è quello della duttilità tattica, una delle caratteristiche principali dell’ex atalantino, che in questa prima parte di stagione ha giocato da mezzala, esterno e trequartista: "La duttilità è un’attitudine - ha dichiarato -. La puoi mettere in luce solo se scendi in campo sapendo quello che devi fare. Ho questa caratteristica, ma se emerge è anche merito dell’allenatore e dei compagni. Se gioco a centrocampo devo inserirmi e creare soluzioni per i tre attaccanti, senza dimenticare la fase difensiva. Se parto più avanti, ho compiti diversi e devo cercare di essere un po’ più cinico nell’ultima giocata. Mi piace tantissimo la posizione delle ultime partite, nell’albero di Natale: parto dal centro, mi muovo tra le linee, attacco la profondità. La specializzazione è una deriva sbagliata: ti aiuta a esplodere, ma poi devi migliorare, cambiare, adattarti. E se vuoi giocare nelle grandi squadre è inevitabile farlo".

CRESTA E BERLUSCONI - Niente cresta o tatuaggi, Bonaventura è l’emblema della "normalità" e della professionalità: "I tatuaggi non mi piacciono, sono solo una moda. Nella vita serve il giusto equilibrio. Il calcio ti gonfia l’ego, bisogna stare attenti. E poi mi ci vede con la cresta? Io ho altre passioni: mi piacciono le serie tv, i film e viaggiare. Uno dei ricordi più belli è un viaggio in macchina per tutta la costa della California: libertà assoluta". Si passa, poi, a Berlusconi e alle sue visite a Milanello: "Io sono contento perché ci dà fiducia e motivazioni. La frase sulla Roma ("Siete più forti, non cambierei la nostra rosa con la loro") può essere semplice, ma è una questione di carisma. Non è quello che dice, ma come". A proposito del match dell’Olimpico, il Milan è riuscito a tenere testa ai giallorossi, nonostante i pronostici della vigilia: "Era un esame e ci siamo comportati bene. Abbiamo attaccato, creato pericoli e se fossimo rimasti in undici chissà. I punti persi con Empoli, Cesena e Palermo? Mi sono dato delle spiegazioni. Eravamo all’inizio, non ci conoscevamo. Nei primi mesi ci sta di sbagliare qualche partita. Adesso tutti pensiamo la stessa cosa allo stesso momento. E si vede".

CHAMPIONS - La corsa al terzo posto, comunque, aldilà di qualche piccolo passo falso, è ancora apertissima: "Fino alla fine ce la giocheremo con Napoli, Inter, Lazio e le genovesi. Ma io sono ottimista, ci tengo tantissimo a giocare finalmente la Champions, il mio sogno". Nessun rimpianto per il mancato trasferimento all’Inter: "So che il Milan è la società giusta per me. Stiamo aprendo un ciclo e sono contento di farne parte. E’ una società fantastica sotto tutti i punti di vista. Ma anche l’Inter sta crescendo". Un commento anche su Antonio Conte e Pippo Inzaghi: "Conte ha un rapporto professionale con i giocatori, Inzaghi un rapporto più confidenziale. La metodologia di lavoro è un po’ diversa, in comune hanno la passione, la voglia, il cuore, la cura dei dettagli". Jack è un po’ il simbolo di questo Milan operaio, che punta sul made in Italy: "Sono felice. L’impatto è stato positivo, mi sono trovato subito bene. Io ho lavorato tanto, sto sacrificando famiglia e tempo libero per dedicarmi completamente al Milan. Abito vicino a San Siro, esco pochissimo perché c’è troppo traffico, solo qualche cena fuori. Questa è la mia occasione".