Da Inzaghi a Mihajlovic: il pragmatismo del serbo ha già conquistato tutti

Da Inzaghi a Mihajlovic: il pragmatismo del serbo ha già conquistato tutti MilanNews.it
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martedì 4 agosto 2015, 16:30Primo Piano
di Federico Sala

Una delle diatribe più antiche del calcio è senza dubbio quanto influisca l'allenatore sui risultati di una squadra e a volte di un'intera società, se, come oltre manica, ricopre il ruolo di manager, e quanto invece i giocatori. È un po' come chiedersi quanto pesi la qualità di un regista nell'economia estetica di un film rispetto a quella degli attori, difficile a dirsi, molto complicato da stabilire. Eppure, nonostante le frasi trite e ritrite sul fatto che a indossare scarpette e parastinchi siano i giocatori, l'allenatore, specie nel calcio moderno, un peso non indifferente lo ha, eccome. 

UN MESE DI MIHA - Il Milan è al quarto allenatore in 2 anni, una successione sul trono rossonero da far invidia alla famiglia Zamparini, ma la sensazione dopo un mese di Mihajlovic è che per parecchio tempo lo scettro resterà in mani salde e la situazione si sia assestata. Il tecnico serbo ha subito chiuso, impacchettato e spedito lontano da Milanello un modus operandi troppo soft, ha fatto capire quale fosse la via tracciata da seguire e ha cominciato un lavoro psicologico sui giocatori per ricostruire una mentalità da Milan. Sinisa ha un bagaglio di esperienza tale da poter gestire senza difficoltà anche i campioni, specie quelli svogliati (chiedere a Eto'o per conferma), e ha dimostrato come in società sia parte integrante e consistente delle strategie di mercato, a differenza di Inzaghi, fin troppo remissivo nell'accettare giocatori come Bocchetti, per fare un nome su tutti. Verissimo che quest'anno il Milan sia tornato ad una liquidità finanziaria da altri tempi, altrettanto inconfutabile quanto sia molto più semplice vestire il ruolo dello yesman invece di alzare ogni tanto la mano, esprimere dissenso e a mali estremi farsi da parte. Questo su tutto è ciò che i tifosi rossoneri non hanno digerito di Inzaghi, giustificato e giustificabile da ogni punto di vista tecnico causa esperienza nulla, ma troppo remissivo con società e giocatori. 

SERGENTE DI FERRO - E su questo punto si apre il secondo abnorme capitolo che differenzia Sinisa dal suo predecessore: la gestione dei giocatori e la comunicazione. Il disco rotto di quanto impegno fosse stato profuso dai giocatori di Inzaghi, mandato al termine di ogni gara, è finito cestinato al primo autogrill incontrato da Mihajlovic sulla A7 Milano-Genova. Il serbo raramente in carriera ha concesso qualche alibi alle proprie pedine al termine di una gara non positiva, arrivando a volte a qualche eccesso come le mani al collo di Regini al triplice fischio dell'ultimo derby della Lanterna. Nella conferenza stampa dell'Audi Cup ha invece comunicato chiaro e tondo chi vuole, cosa gli serve ancora e a cosa punta per questa stagione, bandendo le solite frasi di circostanza del calcio di Agosto; insomma chiaro, diretto e senza ricami. Troppo prematuro invece giudicare i progressi tecnico-tattici di questa prestagione: i primi test sono stati positivi, la squadra è apparsa propositiva e soprattutto molto più corta rispetto al passato, un aspetto tutt'altro che banale per impostare un lavoro sul recupero palla nella metà campo avversaria, ma le partite di Agosto lasciano il tempo che trovano, fra 3 settimane se ne riparlerà con una cognizione di causa ben diversa. Nel frattempo continueremo ad arrovellarci sulla diatriba più vecchia di questo sport, anche se in fondo sappiamo bene che senza un sergente di livello guidare un'accolita di soldati alla vittoria è un'operazione tutt'altro che semplice.