Dal trionfo al fallimento si passa per il portiere

Dal trionfo al fallimento si passa per il portiereMilanNews.it
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sabato 22 febbraio 2014, 20:00Primo Piano
di Emiliano Cuppone

La gara di Champions, forse la più bella prova stagionale del Milan, ha portato la sconfitta ed una strada tutta in salita per la qualificazione ai quarti, da conquistare nel fortino fin’ora pressoché impenetrabile di Simeone (zero sconfitte fra campionato e Champions, solo tre pareggi di cui due con il Barça ed una sconfitta in Copa del Rey contro il Real).
Dopo un primo tempo dominato dal diavolo, con diverse occasioni da gol di cui almeno una clamorosa, nel finale è arrivato l’immancabile rete subita su calcio da fermo. Colpe da ripartire fra la sfortuna (in larga parte) in occasione dei gol sbagliati dal Milan, la deviazione di Abate, l’errata posizione di Rami (condizionata dalla bizzarra traiettoria del pallone dopo il tocco del terzino rossonero) e la non impeccabile reattività di Abbiati in occasione del gol subito.

Proprio su quest’ultimo punto ci si vuole soffermare, annotando come spesso la differenza fra una possibile (e meritata) vittoria ed una sconfitta passi proprio dalle mani degli estremi difensori. Da un lato, infatti, Courtois compie un autentico miracolo sulla perfetta incornata di Poli, deviando il pallone quel tanto che basta a farlo sbattere sul palo e negare il meritato vantaggio nel primo tempo. Dall’altro, la non perfetta posizione, la mancata uscita (per quanto resa difficoltosa dal pluricitato tocco di Abate) e la reattività non proprio da gatto di Abbiati concedono il gol vittoria a Diego Costa, nell’unica vera occasione del match per i colchoneros.
Di attenuanti l’estremo portiere rossonero ne ha diverse, abbiamo già ribadito le colpe da ripartire fra lo sfortunato Abate ed il semicolpevole Rami, ma restiamo dell’idea che qualcosa in più su quella conclusione si potesse fare, mettendoci una pezza con un’uscita alta (merce rara con Abbiati in porta negli ultimi tempi) o con una copertura migliore del palo di competenza (unico punto in cui la punta dell’Atletico avrebbe potuto infilare il pallone).

Senza nulla togliere ad Abbiati, portiere che negli anni ci ha regalato diverse soddisfazioni e salvato da parecchie situazioni difficili (senza tornare indietro allo scudetto del 1999 in cui fu decisivo, si può pensare alla parata su Van Persie a Londra nel 2012 che ha evitato una possibile eliminazione, oppure al miracolo su Eto’o nel 2010 per un gol sventato che avrebbe potuto compromettere seriamente il cammino verso lo scudetto di Allegri), ma l’età si fa sentire, i riflessi non sono gli stessi di un tempo (ancora oggi sfodera parate d’antologia, ma con frequenza sempre in calo) ed a risentirne sono le possibilità di vittoria rossonere.
La speranza è che il Milan di Seedorf sappia ripetere nel gioco la prestazione dell’andata al Vicente Claderon, raccogliendo di più in avanti, ma nell’economia di un’intera stagione la presenza di un portiere di alto profilo, giovane e pronto, finisce per fare la differenza. Oggi Christian Abbiati, purtroppo, non sembra garantire uno standard elevatissimo, svolge il suo compito egregiamente nell’ordinaria amministrazione, ma non sembra più capace di sfoderare salvataggi monstre nei momenti che contano, quelli che in una partita ti portano da una possibile sconfitta alla vittoria, che in una stagione ti portano da un fallimento ad un trionfo.