Hateley a Forza Milan!: "Sono sempre un grande tifoso milanista. Il gol nel derby? Fantastico, magico, lo stacco su Collovati fu perfetto"

Hateley a Forza Milan!: "Sono sempre un grande tifoso milanista. Il gol nel derby? Fantastico, magico, lo stacco su Collovati fu perfetto"
domenica 23 novembre 2014, 15:00Primo Piano
di Salvatore Trovato

San Siro, 28 ottobre 1984, Milan-Inter. Il risultato è fermo sull’1-1 quando Mark Hateley, servito da un cross al bacio di Pietro Paolo Virdis, sale in cielo, sovrastando Fulvio Collovati, per spedire il pallone alle spalle di Walter Zenga con un preciso colpo di testa. Un gol-fotografia che i tifosi milanisti non dimenticheranno mai. Così come l’assoluto protagonista di quella prodezza, l’Attila d’Inghilterra, Hateley lo spilungone, entrato di diritto nella storia dei derby con la sua una prodezza da copertina: "Ricordo ancora quella giornata - ha dichiarato l’ex centravanti rossonero al mensile Forza Milan! -. Una delle più belle della mia carriera. Al Milan è sempre stato tutto piacevole per me. Ero arrivato giovane e quella partita con l’Inter arrivò molto presto. Non sapevo praticamente nulla dell’importanza che aveva questo match per la società e per la gente, solo sentivo l’entusiasmo perché eravamo anche partiti bene in Campionato. La mia ‘ignoranza’, la mia ingenuità rispetto al derby mi ha sicuramente aiutato, perché non avvertii la tensione dell’approccio. Per me era ‘solo’ un’altra partita. Certo, qualcosa mi era stato detto, per esempio che erano sei anni che non vincevamo. Ma io scesi in campo convinto e rilassato, mi sono goduto l’ambiente, la grande atmosfera che c’era. Me la ricordo molto bene: il gol di Di Bartolomei e prima ancora il gol di Altobelli, che poi mi è capitato di incontrare spesso finita la carriera. Parlavamo sempre di quel derby, lui avrà anche segnato. Ma il gol della vittoria l’ho fatto io, e questo mi rimarrà sempre, è stato fantastico".

RIVINCITA - La testa di Hateley sopra quella del “traditore” Collovati, l’ex capitano passato ai cugini, o meglio, ai rivali interisti. Fu la rete per antonomasia, l’apoteosi del godimento rossonero, un’immagine che resterà per sempre nell’album dei ricordi del club: "Una palla perfetta, un’azione perfetta - ricorda Hataley -. Nel mio studio ho ancora due copie di quella immagine. Ho sempre segnato molti gol in quella maniera, quando azzeccavano il cross il gioco era fatto e quello di Virdis fu semplicemente perfetto. Così come io arrivai lì col perfetto passo, feci il perfetto stacco, anche la distanza da Collovati, che non riuscì a contrastarmi, era quella giusta. Fu fantastico, magico, perché c’erano tutte le condizioni giuste in quel perfetto attimo. Con Collovati non ci dicemmo niente. La verità è che quando giocavo ero veramente chiuso con tutti. Ero totalmente concentrato sulla partita e su cosa dovevo fare. Ed è stato così anche con Collovati, i nostri duelli sono sempre stati molto leali, lui è sempre stato corretto ed era un calciatore di sicura qualità. Ero a conoscenza del suo passato, di che cosa era successo: lui era stato il capitano del Milan e rifiutò di rimanere nel club ed è per questo che penso che la storia del mio gol, dello stacco sopra di lui è stata una grande cosa soprattutto per il Milan. A me piace pensare che quel gol e quella partita siano stati l’inizio di un nuovo cammino, di una nuova era, di tutte le cose straordinarie che poi il Milan ha fatto nei 10-15 anni seguenti".

TIFOSO - I colori rossoneri sono rimasti nel cuore di Hateley, nonostante l’addio, avvenuto nel 1987, poco prima della nascita del grande Milan di Silvio Berlusconi: "È stato davvero un peccato non avere fatto parte di quella squadra. Penso che la società stesse crescendo, l’arrivo di Berlusconi cambiò tante cose. Il club aveva delle idee che non erano più le idee giuste per me e mi spiacque molto. Andai al Monaco e poi ai Rangers. Il Milan invece andò sui tre olandesi, giocatori fantastici. Credo che sarebbe stato difficile tenermi senza giocare a causa della popolarità che avevo presso i tifosi. Per questo dissi alla dirigenza tenetemi per giocare oppure fatemi andare via, ma proprio via dall’Italia. Perché per me sarebbe stato difficile giocare contro il Milan, una squadra e un ambiente a cui sentivo comunque di dovere tanto. Con i supporters rossoneri il rapporto era speciale. Io ho sempre giocato in quello stile: correndo, lottando su ogni pallone, saltando, contrastando, sentivo di dover restituire quello che ricevevo proprio dai tifosi. I ricordi sono ancora tutti lì e sono tutti molto forti. È stato bellissimo. Ho un sacco di oggetti e di cose, a casa mia e nel mio studio, che mi fanno venire in mente il Milan, come posso non essere un tifoso? È sempre rimasto dentro di me, ho tanti di quei ricordi, vedo le foto e provo emozioni, mi riportano indietro di trent’anni. Ho grande ammirazione per il club, per Adriano (Galliani, n.d.r.), Braida e ovviamente il presidente Berlusconi, che hanno fatto un lavoro straordinario, il Milan è stato un modello per tanti. Negli anni seguenti ho goduto delle grandi vittorie. Ogni volta che posso vedere giocare il Milan lo guardo, sono sempre un grande milanista".