Honda a Forza Milan!: "Essere al Milan è un sogno. Ma non mi accontento, voglio vincere"

Honda a Forza Milan!: "Essere al Milan è un sogno. Ma non mi accontento, voglio vincere"MilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/Photoviews
giovedì 25 dicembre 2014, 08:00Primo Piano
di Salvatore Trovato

Per Keisuke Honda, arrivare al Milan è stato il coronamento di un sogno. Il giapponese, che lo ha dichiarato più volte in passato, ha ribadito il suo pensiero ai microfoni del mensile "Forza Milan!", la rivista ufficiale del club rossonero: "È stata la realizzazione di un sogno - ha affermato il numero dieci milanista -. Ma non voglio semplicemente 'accontentarmi' di giocare nel Milan e cullarmi sugli allori: voglio anche ottenere grandi risultati qui, per me e per la squadra".

GOL O ASSIST? - Honda, dopo un periodo di ambientamento piuttosto lungo complicato, si è abituato ai ritmi e alle modalità del calcio italiano: "Non mi pesano i ritiri, credo facciano parte della cultura calcistica italiana e trovo la cosa molto bella. Vivo in Europa da sette anni, ormai. Ho imparato tanto, sono cresciuto e forse un po’ sono cambiato anch’io". Nella prima parte di stagione, Keisuke ha segnato con regolarità, fornendo anche degli assist. Ma cosa lo soddisfa di più, il gol o il passaggio vincente per un compagno? "Entrambi. Segnare un gol è fantastico, ovviamente, ma la mia priorità è la vittoria della squadra. Quindi, anche fornire un assist mi dà altrettanta soddisfazione".

Nel corso dell’intervista, il calciatore nipponico ha parlato anche del suo rapporto con la stampa: "Tendo a rispettare il lavoro della stampa. I giornalisti italiani, come quelli giapponesi, per esempio possono essere abbastanza aggressivi relativamente a questioni legate al gioco e con quello non ho alcun problema. La mia vita privata però è un’altra cosa: sono un calciatore ma anche un nomo con una famiglia normale e sulla mia famiglia non accetto aggressività o intrusioni di nessun tipo. Una cosa che ho notato in Itala, rispetto al Giappone, è che in effetti a volte è difficile tenere separate le due cose, perché i calciatori sono sempre sotto i riflettori e non ci sono molti posti 'tranquilli' in cui evadere".