Il Milan è una squadra “debole” che deve ritrovare le sue vecchie qualità: l’unica speranza si chiama Silvio Berlusconi

Il Milan è una squadra “debole” che deve ritrovare le sue vecchie qualità: l’unica speranza si chiama Silvio BerlusconiMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 24 gennaio 2014, 08:00Primo Piano
di Carlo Pellegatti

“Quo usque tandem abutere, Milan, patientia nostra ?”. Voglio parafrasare la famosa domanda di Cicerone, nelle Orazioni Catilinarie, per sintetizzare lo stato d’animo dei tifosi, che lasciavano San Siro, scorati dopo l’ennesima delusione di questa stagione. “Fino a quando, Milan, abuserai della nostra pazienza?”. Qui, sul tavolo, di fianco al computer, ho la copia del testo, scritto per MilanNews, qualche ora prima della sconfitta contro l’Udinese. Parlavo di Milan come un piccolo Barcellona, delle speranze legate alle conoscenze di Seedorf, al quale andrebbe dato comunque tempo, ma che grazie ai risultati positivi, avrebbe potuto lavorare tranquillo, “perché possa smentire - chiudevo - chi continua ad affermare che il Milan stia conservando solo alcuni scampoli del suo antico incanto, come il profumo che resta in un flacone vuoto”. Eppure la sensazione è proprio questa, dopo una partita giocata troppo male, in una manifestazione che rappresentava la strada meno complicata per rimanere nella casa del Milan, l’Europa. Adesso tocca al tecnico olandese trasformarsi in un profumiere di Grasse, la terra delle essenze, per riempire il boccettino quasi vuoto. Il suo compito è terribile perché la squadra, fino ad ora, è apparsa debole. Non ho usato casualmente l’aggettivo “debole”. Troppo superficiale parlare di giocatori scarsi, di squadra insufficiente. No, debole indica un gruppo pallido, che non coniuga le buone qualità tecniche di qualcuno dei suoi componenti con il furore agonistico, che stenta ad arrivare a quel minimo di continuità necessaria per vincere due partite consecutive, che non riesce, incredibilmente, a trovare motivazioni forti nemmeno nelle sfide più significative ed attese, quelle senza appello. I dati sono agghiaccianti. Il Livorno, nelle ultime nove partite, ha conquistato solo un punto, contro il Milan.

L’Inter ha vinto una partita negli ultimi nove match, contro il Milan. Il Sassuolo, negli ultimi sei incontri, solo una volta ha battuto il portiere avversario, quello del Milan, per ben quattro volte. L’Udinese ha perso tre partite consecutive. Rompe il ghiaccio contro il Milan. Non è possibile!!! Il compito che attende Clarence è terribile, perché deve lavorare sui piedi, sulle gambe, ma soprattutto sul cervello, con la speranza comunque che ci siano margini per poter lavorare sulle deficienze dei singoli e del gruppo. Il lavoro deve essere profondo, radicale, non per vincere subito, ma per ritornare intanto a livelli accettabili di gioco, di dignità agonistica, di continuità, di carisma. Questo Milan ha perso totalmente le qualità che hanno contraddistinto per decenni la squadra rossonera, famosa per la sua classe, per la sua eleganza, per la sua tecnica, per il suo stile, grazie a Schiaffino, Liedholm, Rivera, Van Basten, Rui Costa, lo stesso Seedorf, Ronaldinho e tanti altri Campioni, che hanno regalato spettacolo e divertimento. La speranza è una sola. Si chiama Silvio Berlusconi. Con il suo ritorno a tempo quasi pieno, il Milan potrebbe ritornare, o almeno avvicinarsi, alla squadra che conosciamo da quasi 115 anni. Culliamoci in questo auspicio per tentare di dimenticare le tribolazioni di queste settimane. L’augurio è quello di tornare a riempire presto queste pagine di gioia ed entusiasmo, quando, nella troposfera di San Siro, risuonerà magari una musica, che sembra l’unica scossa per i giocatori milanisti, quella della Champions League!