Il Milan è come un pittore senza pennello: l'ordine ritrovato e il paradosso dell'estro scomparso

Il Milan è come un pittore senza pennello: l'ordine ritrovato e il paradosso dell'estro scomparsoMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 20 novembre 2017, 14:30Primo Piano
di Matteo Calcagni

Il Milan ha perso dignitosamente contro il Napoli, come accaduto contro Roma, Inter e Juventus. Sconfitte contro avversarie più forti, in gare giocate quasi alla pari, ma comunque sconfitte. In pochi si aspettavano un miracolo al San Paolo, forse in quella che è gara più complicata del campionato, ma proprio il fatto di giocare senza assilli o pressioni avrebbe potuto favorire i rossoneri, spingendoli all'impresa. In Campania abbiamo visto un Milan mai pericoloso, incapace di offendere i partenopei nonostante il maggior controllo del gioco. Quello che manca è l'affondo decisivo, la capacità non solo di buttarla dentro ma anche di costruire semplici occasioni da gol. Un problema strutturale che ormai è diventato evidente.

L'ESTRO SCOMPRARSO - E' colpa delle punte che non incidono? E' colpa dei centrocampisti che non costruiscono? Oppure è proprio la manovra a non svilupparsi in maniera efficace? E' palese che alcuni singoli, in passato decisivi, non stiano portando un contributo congruo alla causa. L'esempio più lampante è Giacomo Bonaventura, giocatore fondamentale nelle sue varie stagioni in rossonero, compresa l'ultima con Montella. Dai piedi di Jack sono spesso scaturite giocate vincenti in momenti delicati, ma l'ex Atalanta non sembra in grado di incidere come in passato. Probabilmente i tanti problemi fisici gli hanno impedito di carburare, ma siamo ormai alle porte di dicembre e il tempo a disposizione non è infinito.

I PENNELLI MANCANTI - Un anno fa le sorti del Milan dipendevano dall'estro di Bonaventura e Suso, in un Milan qualitativamente inferiore rispetto a quello attuale. Dopo la rivoluzione estiva e il mercato faraonico, ora l'unico vero differenziale è rappresentato dallo spagnolo. Impensabile che tutto o quasi sia sulle spalle di un singolo giocatore, per quanto fortissimo: l'ex Liverpool è l'unico a tentare la giocata, gli altri non ci riescono o non sono nelle condizioni mentali per farlo. Il risultato è una squadra che tiene il campo con ordine senza però creare, come un pittore senza pennello. Da Bonaventura ci si attendeva di più, come si attendeva di più dai vari Calhanoglu, Biglia e gli stessi centravanti. Bisognerebbe capire se il problema è nella testa, nell'autostima da ritrovare, oppure se negli scorsi mesi alcuni valori sono stati sovrastimati.