Insicurezze, equivoci tattici ed una comunicazione troppo ottimistica: le colpe di Montella che hanno portato all'esonero

Insicurezze, equivoci tattici ed una comunicazione troppo ottimistica: le colpe di Montella che hanno portato all'esoneroMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 27 novembre 2017, 23:00News
di Matteo Calcagni

Il 5-1 casalingo contro l'Austria Vienna, foriero di qualificazione e primo posto assicurato nel girone di Europa League, sembrava il viatico per la tanto auspicata ripresa rossonera, da attuarsi al più presto anche in campionato. La posizione di Montella appariva più salda rispetto al passato, ma evidentemente lo zero a zero col Torino è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il Milan avrebbe anche meritato di vincere, ma le annose problematiche sono rimaste: equivoci tattici, difficoltà a segnare e a rendere la manovra davvero pericolosa. Da qui l'esonero, complice una classifica deficitaria e l'assenza degli squilli di tromba attesi da dirigenza e proprietà.

LE COLPE DI MONTELLA - Partiamo dal presupposto che, di fronte a fallimenti o semi-fallimenti sportivi, le colpe non possono ricadere esclusivamente sull'allenatore. Gli errori di Montella, in questo preciso caso, sono stati tattici e comunicativi, in un contesto rivoluzionario che non ha certamente facilitato le cose. Le ventidue formazioni diverse in ventidue gare disputate evidenziano incertezze ed insicurezze, alla ricerca di una quadratura che non è mai arrivata. I motivi di tutto ciò risalgono a metà settembre, quando l'Aeroplanino, sollecitato dall'ecatombe dell'Olimpico, passò in fretta e furia dal 4-3-3 al 3-5-2 (e successive varianti). Da lì in poi è stato tutto un susseguirsi di esperimenti e tentativi: come Suso seconda punta, la linea di centrocampo a quattro, i due fantasisti, Locatelli trequartista... Troppe modifiche ed una continuità di uomini e di gioco che non è mai arrivata.

ASPETTATIVE E DELETERIO OTTIMISMO - Un altro aspetto da sottolineare è la scarsa verve dei giocatori, spesso vicini (almeno all'apparenza) ad uno step in campo, ma vincolati ad una evidente sindrome del "braccino". Non è un caso che le vittorie siano arrivate soltanto contro avversarie più deboli, mentre dalle partite contro squadre più forti o di pari e simil livello sono derivati solo pareggi e sconfitte. L'ottimismo e la calma espressa da Montella, anche e soprattutto in sede di dichiarazioni, non hanno aiutato a dare una scossa immediata all'ambiente e ai calciatori. Probabilmente in estate si è spinto troppo sul piano delle aspettative, per un gruppo completamente nuovo che aveva bisogno di conoscersi ed integrarsi. Forse è stata commessa qualche leggerezza dal punto di vista motivazionale, come se il solo mercato fosse sufficiente a costruire una squadra vincente. Montella ha sempre cercato di infondere fiducia alla sua formazione, predicando ottimismo in qualsiasi occasione: una scelta che ha mantenuto saldi i rapporti con i giocatori ma non ha portato a grandi migliorie in campo. Da qui la decisione di esonerare l'Aeroplanino e puntare sulla grinta di Gattuso, nella speranza di dare una scossa ad un annata che, almeno in campionato, sembra già compromessa a fine novembre.