L’evoluzione di Suso: da semplice esterno a ‘facilitatore’ totale 

L’evoluzione di Suso: da semplice esterno a ‘facilitatore’ totale MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 22 agosto 2017, 21:30Primo Piano
di Daniele Castagna

Il calcio va considerato una scienza imperfetta e, come tale, è assoggettato dalla selezione naturale. Generalmente è un processo di evoluzione graduale nel tempo, mutando le proprie capacità e le proprie caratteristiche al fine di sopravvivere; tali regole funzionano anche nel sottogruppo del football, con la finalità di evolversi, rimanendo nel calcio che conta. Rivedere oggi Suso e paragonarlo con quel ragazzo arrivato impaurito da Liverpool, è come osservare due sportivi completamente diversi. Di identico ha mantenuto l’utilizzo prioritario del piede sinistro, per il resto è andata in scena una vera e propria evoluzione. 

POSIZIONE - La differenza lampante tra il fu Suso e quello attuale è la posizione. La prima versione dell’iberico classe ’93 presentava una talentuosa ala mancina, abile nel dribbling, dalla tecnica elevata, ma non rapido sulle gambe ed estremamente relegato alla ‘sua’ corsia destra. Stazionava in quella zona di campo, senza mai abbandonare il personalissimo spazio all’interno del terreno di gioco. Sembrava quasi potesse esprimersi solo lì. Oggi, il ricordo di quel giocatore è lontano, soprattutto se parametrato con le prestazioni attuali. Le prove contro il Craiova e lo Shkendija avevano fornito prime indicazioni, la trasferta vincente di Crotone ha invece certificato la mutazione nel ruolo di facilitatore. Non più una semplice ala offensiva, ma un vero e proprio playmaker d’attacco, con la licenza di svariare sul fronte avanzato ovunque sia richiesta la sua dose di estro. Se Conti ha bisogno di un appoggio, c'è Suso. Se Kessie deve sganciarsi ed entrare in area, scende tra le linee Suso. Se Cutrone svuota l'area per raccogliere un pallone sulla linea di fondo, la zona del dischetto la riempie Suso (descrizione del terzo gol di serata). Sinistra, destra, al centro, tra le mezzali, dietro la punta, più avanti di Cutrone: la sua heatmap dello Scida fa spavento, coprendo quasi praticamente ogni metro di campo dal centrocampo in sù.

CONSAPEVOLEZZA - Ma non è solo il ruolo ad essere cambiato. La vera chiave di svolta, il cruciale turning point della carriera del nativo di Cadice è stata la consapevolezza dei propri mezzi, prima di quelli della squadra. Jesús Joaquín Fernández Sáez de la Torre ha capito e ha trovato in sé gli stimoli per diventare un nuovo leader, capace di trascinare il nascente Milan grazie ai propri colpi. Ora l’8 sa di dover incidere all’interno di una gara: la possibilità non è più prevista, ha l’obbligo di creare e far male. La domanda originaria su Suso non era se potesse diventare un grande giocatore, bensì quando lo potesse fare. Una differenza che cambia la carriera. E la risposta si sta componendo sotto gli occhi vigili di Vincenzo Montella. A 23 anni, ora c’è la voglia di continuare a stupire, puntando in alto: aumentare i gol fatti, incrementare gli assist regalati, portare il Milan in Champions dopo aver promesso l’Europa League, prendersi la maglia della Roja dopo averla più volte sfiorata. Un continuo cambiamento, un graduale miglioramento ponendosi obiettivi realistici, un progressivo andamento in avanti: è la naturale evoluzione di Suso.