Mirabelli: "Noi le trattative non le facciamo nei ristoranti. Con Raiola ci andrei a cena. E sul rinnovo di Gigio..."

Mirabelli: "Noi le trattative non le facciamo nei ristoranti. Con Raiola ci andrei a cena. E sul rinnovo di Gigio..."MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
sabato 22 luglio 2017, 17:15Primo Piano
di Thomas Rolfi

Massimiliano Mirabelli è stato intervistato ai microfoni di SportWeek, inserto della Gazzetta dello Sport. Ecco le parole del responsabile dell'area tecnica rossonera.

Sul mercato: "Non abbiamo ancora fatto niente, sappiamo di dover completare la squadra e di dover cedere qualcuno. Fino al 31 agosto, ultimo giorno di mercato, qua non si respira".

Sullo sposare la causa del Milan: "Dico la verità, quando Marco (Fassone, ndr) mi ha proposto di seguirlo ho detto sì a lui, più che al progetto. Siamo stati in ballo per mesi, prima che la nuova proprietà rilevasse il club da Silvio Berlusconi. Poteva anche andare tutto all’aria. Ma ormai io e Fassone avevamo deciso di diventare una coppia di fatto.

Sulla trasparenza con i tifosi: "L'impegno è essere trasparenti coi tifosi. Sui social e non solo spieghiamo loro chiaramente come ci muoviamo e in quale direzione. Facciamo tutto alla luce del sole, a partire dalla sede delle trattative di mercato: a casa nostra, Casa Milan. All’inizio dirigenti e procuratori non sapevano neanche l’indirizzo. Il fatto è che noi non andiamo a nasconderci negli alberghi o nei ristoranti per trattare un giocatore. Non abbiamo segreti. Poi può anche andare male, ma io ho imparato che anche da una sconfitta puoi uscire vincitore, se hai tenuto la schiena dritta. E tenere la schiena dritta è un altro impegno preciso ne confronti di chi ci sostiene".

Sul rinnovo di Donnarumma: "Considero il suo rinnovo al pari di un acquisto, è quello che finora mi ha dato maggiore soddisfazione. Dal primo giorno in cui siamo entrati al Milan eravamo consapevoli della grana che andavamo a prenderci. Alla fine siamo riusciti a firmare il rinnovo alle nostre condizioni. Noi rispettiamo Raiola, che fa benissimo il suo lavoro, ma l'accordo con Donnarumma è stato firmato alle nostre condizioni. E Gigio ha rinunciato a tantissimi soldi, più del doppio di quelli che gli offrivamo noi, pur di restare al Milan. L'offerta da 14 milioni del PSG era vera. E non solo quella".

Sulla condotta di lavoro: "Mi rendo conto che sto diventando antipatico, me lo dicono anche i miei collaboratori, ma ci siamo dati una linea di condotta e la portiamo fino in fondo, sapendo che non è morbidissima. Rispettiamo il lavoro di tutti, ma non vogliamo essere sottoposti a ricatti. Le commissioni ai procuratori vanno pagate in un certo tipo di affari, quando cioè il giocatore si trasferisce da una società all’altra e non quando c’è un rinnovo".

Sul modo di lavorare: "Non voglio fare paragoni, magari quello che si faceva prima era più giusto e magari faremo più errori di quelli commessi da chi ci ha preceduto, ma noi preferiamo sbagliare dopo aver visto con i nostri occhi. Che vuol dire visionare più volte un giocatore prima di decidere se fa al caso nostro. E solo dopo chiedo chi è il suo procuratore. Non è il contrario, con l’agente che mi propone il suo assistito. Ripeto: a noi interessa tenere separati e distinti i ruoli. L'agente fa l'agente, il direttore sportivo fa il direttore sportivo. Io per il Milan faccio tutto, e, se questo mi fa diventare scorbutico, diventerò scorbutico. Ma se mi chiede se porterei Raiola a cena, rispondo sì. E pagherei io. E poi non è nemmeno lui il procuratore che mi fa dannare di più: con Silvio Pagliari, agente di Felicioli, ho litigato di brutto. Poi, risolta la questione con il prestito del ragazzo al Verona, siamo tornati amici come prima".