Nikola Kalinic, quella linea sottile tra il normale e lo straordinario 

Nikola Kalinic, quella linea sottile tra il normale e lo straordinario MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 21 agosto 2017, 19:30Primo Piano
di Daniele Castagna

Un attaccante normale con colpi eccezionali. Una punta eccezionale con colpi normali. C’è una sottile linea che differenzia due calciatori racchiusi in un unico involucro di 186 centimetri. Nikola è la classica boa di un progetto calcistico incentrato sugli esterni e le mezzali di inserimento; Kalinic invece è il riferimento unico dell’intero reparto con tentativi magari goffi o sgraziati, ma vincenti, di rovesciate e colpi di tacco. L’eleganza risiede altrove, ma la capacità di incidere all’interno della durata della gara non trova paragoni con i competitors del campionato italiano. I numeri offendono il lavoro di un ‘attaccante minatore’, uno di quei profili che fanno impazzire prima gli allenatori che i tifosi. Il nativo di Salona non ruba l’occhio, ma certamente ruba la palla per facilitare i compagni o spingerla in rete in prima persona. Le due stagioni alla Fiorentina, concluse per un passaggio a Milano, emettono un giudizio univoco sulla punta croata: normalmente eccezionale. 

TRA PASSATO E DESTINO - Nel mare magnum di ordinarietà nel quale naviga da sempre Nikola, gli anni Viola hanno permesso una evoluzione tanto pronosticata quanto attesa fin dai tempi dell’Hajduk. I paragoni adolescenziali con Zlatan Ibrahimovic non sono stati precisamente propiziatori, mai avrebbe potuto raggiungere simili standard tecnici e caratteriali, ma hanno comunque permesso ad un tifoso rossonero di finire al Milan. La mamma Neda custodisce gelosamente una bacheca zeppa di immagini storiche, gagliardetti e cimeli del Diavolo di ogni tipo, il resto della famiglia veste con orgoglio i colori del club di Via Aldo Rossi. Un matrimonio prevedibile, poi atteso, sospirato, desiderato ed infine annunciato: il Milan voleva Kalinic, Kalinic voleva il Milan e da oggi questo sarà il suo destino. Se il futuro è San Siro, del passato quasi nulla emerge: Nikola è una persona “pietrosa”, chiusa, riservata ma non schiva, ordinaria, dedita alla famiglia ed il tennis, passione profonda più dei go-kart. Personalità non appariscente, così come i suoi primi passi: Nikola non ha una storia lacrimevole alle spalle, non uno di quei classici drammi balcanici fatti di guerra e riscatto social-sportivo. Mai una parola sulla propria infanzia, mai una singola parola sulle proprie origini, mai una singola parola sui propri genitori. 

OPERAIO DEL CALCIO - Poche interviste, poche apparizioni pubbliche. Potrebbe quasi essere definito un operaio del calcio: professionista esemplare, si allena, si presenta, timbra il cartellino, (spesso) segna, conclude il turno, rientra nell’ombra e torna a casa. Un po’ il tragitto di una vita qualunque. Non ci sono elementi per descrivere Nikola Kalinic al di fuori di un campo, ed è lì che parla forte, che urla al mondo la sua presenza, che colora di tinte forti un grigiore nel quale sta comodo e a suo agio, lontano da riflettori inutili. Non un super eroe, non un icona mondiale del football, ma una punta in puro stile anni ’90, che fa molto trend croato, capace di mutare ed adattarsi in maniera intelligente alle richieste dello flusso attuale. Alza la squadra, gioca la palla, lotta nel fango, stringe i denti per la sfera sporca, orienta i compagni, si diverte con gli assist e si muove con straordinaria velocità per un similgigante. Romagnoli ricorda bene il debutto in A del suo nuovo compagno di squadra... Non sarà mai Van Basten, ma Nikola Kalinic è la punta che serviva al Milan e viceversa. Montella lo abbraccia, sapendo di poter disporre una punta meravigliosamente normale, o ordinariamente eccezionale. La linea è sottile.