Poca cattiveria, scarsa pericolosità: Mihajlovic deve ancora plasmare il Milan con il suo carattere

Poca cattiveria, scarsa pericolosità: Mihajlovic deve ancora plasmare il Milan con il suo carattereMilanNews.it
© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS
lunedì 23 novembre 2015, 20:00Primo Piano
di Simone Nobilini

Sei mesi di lavoro alle spalle, da giugno a novembre, ed una vera identità ancora da trovare e da donare ad una squadra nuovamente incapace di dare estrema continuità ad un periodo positivo. La prima stagione da allenatore del Milan di Sinisa Mihajlovic si avvicina al giro di boa, tra tanta incertezza e sorrisi decisamente meno smaglianti rispetto alle premesse estive. Il k.o. contro la Juventus, in tandem con lo scialbo pareggio di San Siro contro l'Atalanta, ha ulteriormente spento quel pizzico di entusiasmo accesosi dopo le tre vittorie consecutive contro Sassuolo, Chievo e Lazio, in una discontinuità di rendimento che continua a fare da padrona dalle parti di Milanello.

CREATURE DIVERSE - L'aspetto che forse più colpisce di questi primi mesi di Sinisa Mihajlovic al Milan sta nella grande differenza caratteriale ravvisata tra la squadra rossonera ed il proprio allenatore. La grinta, la severità e la capacità del tecnico serbo di pretendere il massimo dai suoi, sia ai vecchi tempi da calciatore che a quelli più recenti da allenatore, sembra non aver avuto sinora l'effetto sperato, mettendo davanti allo specchio dell'ambiente rossonero due creature molto diverse. Al contrario del carisma e della carica da sempre proprietà di Mihajlovic, il Milan infatti continua a sembrare una squadra molle, poco convinta e spesso incapace di aggredire l'avversario, come accaduto anche (e soprattutto) nella trasferta di sabato a Torino, con un solo vero pericolo creato nell'arco dei 90'.

TEMPO AL TEMPO, MA... - L'opera di ristrutturazione richiesta a Mihajlovic poteva indubbiamente presupporre tanto tempo richiesto dall'allenatore rossonero per tentare di risollevare le sorti del Milan, reduce dalla pessima annata sotto la guida di Inzaghi. I rinforzi sul mercato sono (in parte) arrivati, nonostante manchi ancora qualche tassello importante per completare e migliorare ulteriormente la rosa, ma l'aspetto negativo della mancata continuità e di un gioco che ancora latita pesa non poco sul giudizio relativo all'operato dell'ex tecnico blucerchiato, partito con l'idea 4-3-1-2 abbandonata, successivamente e doverosamente, dopo sole 10 giornate. Tanta confusione, pochi risultati alla mano ed una classifica che, rispetto alla passata stagione, porta addirittura un punto in meno in saccoccia: tempo al tempo sì, ma Mihajlovic dovrà ora iniziare a plasmare per davvero, anche caratterialmente, la propria squadra, dandole una forte impronta e portandola a superare, in maniera convincente, lo scoglio rappresentato da un calendario pre natalizio tutt'altro che impossibile.