Stadio Milan, dal Portello all'area Falck di Sesto: ecco il piano B dei rossoneri

Interrotte - salvo ripensamenti - le trattative per il Portello, il faro rossonero si sposta su un’altra zona. Quella dove il Milan ha puntato in tutti questi mesi come piano B per costruire il nuovo stadio di proprietà. Preferita alle altre, l’area ex Falck di Sesto San Giovanni, eredità di Risanamento che fa capo all’imprenditore Davide Bizzi.
A Nord, vicino alla stazione ferroviaria, sono già avviati i lavori di bonifica per la Città della Salute, che impegnerà meno di un quarto dei terreni. Il resto (un milione di metri quadrati), è libero. Niente da smantellare verso Sud, a 700 metri in linea d’aria dalla fermata della M1 di Sesto Marelli. Ed è quella la location ipotizzata per l’impianto sportivo che i disegni, nelle stesse brochure dell’immobiliare Milanosesto, rappresentano molto affine allo stadio «interrato» proposto dal club per il bando sui padiglioni di Fondazione Fiera. Suggestione, o concreta possibilità?
Gli incontri
I colloqui del Milan con Bizzi erano partiti mesi fa e sono continuati anche poi, in sordina. Ora, con lo stop al Portello, potrebbero tornare in auge. Anche se gli ultimi incontri ipotizzati alla fine sono saltati.
Semplicemente agosto e le vacanze, che rendono più difficile concordare appuntamenti?
Oppure la cautela, la necessità di raffreddare le acque in una fase delicata con Fondazione (l’esistenza di eventuali trattative parallele al bando di gara per il Portello, alla luce del dietrofront del Milan, potrebbero influire su eventuali penali che il club si troverebbe a pagare)?
Ancora: un temporeggiare ad hoc , in attesa che si definiscano meglio il destino delle aree Expo da una parte, e l’accordo con Bee Taechaubol dall’altra? Oppure: un ennesimo cambio di rotta per i rossoneri, stavolta a favore di San Siro come stadio su cui continuare ad investire (mentre l’Inter andrebbe a sorpresa altrove)? Il club è un diavolo a tre teste, almeno sul capitolo stadio: quelle di Barbara Berlusconi; di Adriano Galliani-Fininvest; e del futuro socio, mr Bee.
Tempi e bonifiche
Primo, le trattative potrebbero essere veloci. Sono tra privati, tra Bizzi e Silvio Berlusconi, che si conoscono da tempo (ma dovrebbero trovare un accordo sul prezzo). Secondo, il capitolo bonifiche. Nel caso del Portello, sono state quelle a far saltare il tavolo. Il Milan - messo alle strette dal progetto concorrente di Vitali-Stam - si era proposto di coprire tutti i costi relativi. Salvo poi ritrattare. A Sesto invece la spesa della bonifica è interamente a carico della proprietà. Sarebbero necessarie garanzie forti, certo. Ma dietro ci sono le banche - in prima fila Intesa San Paolo che è esposta per 400 milioni e ha interesse a rendere urbanizzata l’area, il prima possibile -. La squadra di calcio farebbe da traino anche per altre attività. Conti alla mano, la spesa totale è stimata in 280 milioni e in proporzione la cifra è fino a tre volte più cara rispetto a quella ipotizzata per il Portello. Ma, appunto, coperta da Bizzi.
L’incognita maggiore sarebbero piuttosto i tempi. Il sito è di interesse nazionale, le procedure dipendono dal Ministero. E le bonifiche per la Città della salute non possono slittare. Nell’eventualità dello stadio dunque, un altro lotto dovrebbe essere avviato in parallelo. Non scontato, e neanche facile da ottenere.
Terzo, la politica. Al momento nessun progetto concreto è atterrato sul tavolo del sindaco di Sesto, Monica Chittò. Ma l’iter amministrativo sarebbe facilitato dalla legge sugli stadi che eviterebbe la richiesta di una nuova variante urbanistica. E non ci sarebbero problemi di volumetrie commerciali. In altre parole: si potrebbe edificare a piacimento. E conviene. Uno stadio esclusivo è capace di generare fino al 40% dei ricavi da eventi terzi e merchandising, a prescindere dalle partite di calcio. Ecco perché sia il Milan sia l’Inter sono fermamente intenzionate a conquistare un impianto di proprietà. Chi delle due lascerà San Siro?
La politica
E poi l’immagine. Sesto, specialmente in tempi elettorali, non è un simbolo forte come una «casa» in centro a Milano, al Portello. Ma qui, a Sesto, il quartiere nascerebbe intorno allo stadio, senza proteste di residenti. Così ad esempio è successo a Londra.
Infine, il nodo dell’accessibilità. La tangenziale appena più in là, spazio abbondante per i parcheggi. E, non lontanissime, le fermate della metropolitana lilla e rossa. Da Sesto Marelli, sono 700 metri. Per rendere il percorso comodo sarebbe ipotizzabile una navetta, magari sotterranea, che porti direttamente allo stadio.

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