Tutti i nodi vengono al pettine

Tutti i nodi vengono al pettineMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
domenica 10 settembre 2017, 21:00Primo Piano
di Simone Nobilini

Chiamateli segnali, avvertimenti, indicazioni. Emersi soprattutto nel corso della gara giocata contro il Cagliari, con i primi allarmi su aspetti e mentalità evidentemente da migliorare, e pesantemente evidenziati in un pomeriggio a dir poco da dimenticare, in una partita (al contrario del sovvertimento sulle iniziali indicazioni meteo) mai giocata. In un detto, Lazio-Milan ha finito per rappresentare per i rossoneri la classica occasione in cui tutti i nodi vengono al pettine: a livello modulare, in un piazzamento in campo da rivedere, e caratteriale, con una squadra sufficiente nei primi 15' di partita scomparsa, inspiegabilmente, con il prosieguo del match.

ANATOMIA DELLE DIFFICOLTA' - Dalla testa ai piedi: anatomia di un Milan che all'Olimpico, a dispetto di un avvio anche parzialmente autoritario, ha spento mentalmente la luce, come accaduto contro il Cagliari. Il vantaggio di Cutrone a illudere sulla possibilità di una gara già in discesa, poi il blackout ad aprire campo e porta (con il gol di Joao Pedro, oltre alle tante occasioni create) alla squadra di Rastelli. La punizione vincente di Suso, capace di togliere le castagne dal fuoco, ha solamente in parte oscurato una prestazione non buona, volta a lasciare intravedere una improduttività offensiva esplosa oggi, con tanti lanci lunghi innocui dalla difesa a cercare gli attaccanti, figli di una manovra faticosa e in grande difficoltà nel trovare sbocchi. Testa priva di idee, insomma: e anche quando le gambe di un termometro fisico come Kessie non girano, con la seconda ingenuità (post palla persa decisiva sul gol incassato due settimane fa) commessa, la situazione si fa dura. Per un Milan che anche di pancia, come da orgoglio richiesto post svantaggio subìto mai emerso, non ha saputo mostrare la reazione giusta, finendo per crollare sotto i colpi della concretezza biancoceleste.

CAMBIAMENTO DOVEROSO - Tra gli oggetti di discussione di Casa Milan non può che esserci (in più) un 4-3-3 che, in seguito ai tanti acquisti arrivati nella sessione di mercato estiva, appare modulo ormai sempre meno adeguato alle caratteristiche di buona parte dei nuovi arrivi rossoneri. Da Bonucci, capace di dare il meglio in una linea a 3, a Conti e Rodriguez, ideali in un centrocampo a 5 o eventualmente a 4, passando per una trequarti in cui Calhanoglu non ha avuto ancora pieno modo di esprimersi. Scelte di cui Montella ha voluto assumersi piena responsabilità ("L’allenatore è sempre il maggiore responsabile quando si perde e noi abbiamo perso meritatamente"), confermando buona parte della formazione vista sinora senza tuttavia cambiare interpreti (nel tentativo di una scossa) al rientro dall'intervallo: sbandata servita e dalla prossima gara, contro l'Austria Vienna, spazio ad un cambio nel sistema di gioco ("Giovedì sono intenzionato a giocare a tre dietro"), con il progressivo rientro di alcuni elementi finiti in panchina oggi. Alla ricerca di una quadra ancora incompleta e da trovare in fretta e nel modo più qualitativo possibile, sfruttando le tante risorse arrivate dal mercato per raggiungere l'obiettivo Champions prefissato. E per sciogliere velocemente, evitando gravi intoppi, tutti i nodi venuti al pettine in un pomeriggio da dimenticare.