I quattro giorni che sconvolsero il Milan vent'anni fa

I quattro giorni che sconvolsero il Milan vent'anni faMilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 2 dicembre 2016, 23:27Storia Rossonera
di Giuseppe Bosso
fonte Milan news
Dalla rovesciata di Luiso a Piacenza alla contestazione post-Rosenborg tra Tabarez e Sacchi

Nei trent'anni di presidenza Berlusconi uno dei momenti più difficili di una delle stagioni più deludenti a cavallo di quattro giorni tra il 1° e il 4 dicembre di vent'anni fa.

L'antefatto è la partenza stenatata della stagione 1996-97: Oscar Washington Tabarez, tecnico uruguaiano che aveva sostituito in estate Fabio Capello sulla panchina rossonera, 'esiliato' al Real Madrid dopo la conquista del quarto scudetto in cinque stagioni, nonostante una rosa di grande qualità in cui spicavvano, tra gli altri, Roberto Baggio, George Weah, Marco Simone, Dejan Savicevic e gli immortali Franco Baresi e Mauro Tassotti, alla loro ultima stagione agonistica, non riesce a decollare; persa la Supercoppa Italiana contro la Fiorentina ad agosto, uscito dalla Coppa Italia per mano del Vicenza futuro vincitore della competizione, le cose non vanno altrettanto meglio in campionato e in Champions League; sul fronte italiano la squadra ha già rimediato tre sconfitte in dieci giornate, e non sembra riuscire a risollevarsi nonostante i gol del centravanti liberiano e le prodezze del fantasista di Caldogno, pure sempre in discussione; in Europa, invece, in una Champions aperta ancora, per l'ultima volta, solo alle squadre campioni, inseriti in un girone abbordabile sulla carta formato dai portoghesi del Porto, più volte battuti con Capello negli anni passati, gli svedesi del Goteborg e i norvegesi del Rosenborg, quello che doveva essere un cammino abbastanza agevole per la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta si trasforma invece in un calvario continuo, in cui i rossoneri passano dalle esaltanti vittorie in Norvegia e a San Siro contro gli svedesi a cocenti sconfitte contro Porto a San Siro e Goteborg; in occasione della trasferta in terra lusitana il pareggio per 1-1 al penultimo turno compromette definitivamente le possibilità di vittoria del girone per il Milan che, in caso di passaggio del turno, dovrebbe affrontare ai quarti di finale, in programma in primavera alla ripresa della competizione, la Juve di Lippi campione d'Europa uscente in uno scontro fratricida che i più speravano di rimandare all'atto finale; ma quel che è peggio è che in Portogallo Weah, duramente colpito come all'andata dal capitano portoghese Jorge Costa, negli spogliatoi colpisce il falloso difensore lusitano, il cui volto tumefatto e insanguinato farà il giro d'Europa, rimediando una maxisqualifica di sei giornate che, nell'immediato, significherà per il bomber africano saltare la decisiva gara contro il Rosenborg, in cui gli scandinavi, distanti un solo punto in classifica, avranno come unica opzione la vittoria per passare il turno.

Logico che la panchina di Tabarez sia ad alto rischio; le voci di un possibile esonero (evento che nella storia del Milan berlusconiano fino a quel momento si era verificato solo dieci anni prima, sul finire della stagione 86-87 col ‘Barone’ Liedholm che nelle ultime giornate venne accantonato per far posto proprio all’esordiente Capello) si infittiscono ad ogni occasione, e tra i più accreditati candidati a subentrare al mister sudamericano c’è Arrigo Sacchi, c.t. azzurro ormai in rottura con la Figc dopo il deludente esito degli Europei 1996 in Inghilterra e dopo le prime stentate uscite nel girone di qualificazione ai mondiali di Francia 1998.

Il Piacenza di Bortolo Mutti – da giocatore protagonista di una clamorosa vittoria, in serie B, del Taranto contro il Milan dei primi anni’80 – avversario di quel 1° dicembre è una delle squadre più in forma dell’inizio di stagione, e nel primo tempo si conferma tale andando in gol con Valoti e Di Francesco, lesto ad approfittare di una clamorosa ‘papera’ di Sebastiano Rossi, tra i campioni rossoneri maggiormente in crisi in quella fase turbolenta; nella ripresa, consapevole di doversi giocare il tutto per tutto, Tabarez inserisce Christophe Dugarry, centravanti francese acquistato dal Bordeaux in estate, protagonista nella primavera precedente della clamorosa eliminazione rossonera in Coppa Uefa con la maglia girondina, ma fino a quel momento non pervenuto; nel giro di venti minuti va due volte a segno, e i fantasmi sembrano allontanarsi dal Milan, per poi invece rimanifestarsi in tutto il loro furore al minuto 70, nelle vesti di Pasquale Luiso da Sora, centravanti alla sua prima vera annata in serie A dopo un lungo girovagare nelle serie minori, che nel dopopartita confesserà di essere stato da ragazzo tifoso milanista, che con una spettacolare rovesciata manda in visibilio il ‘Galleana’ e firma una vittoria storica per il Piacenza.

Lo shock per la sconfitta così maturata si mescola all’apprensione per il match del mercoledì contro i norvegesi, a questo punto più che mai decisivo, e mai tali stati d’animo sarebbero stati più cattivi consiglieri per il mondo rossonero, nelle ore successive.
A Coverciano, consapevole di essere ormai giunto al capolinea della sua avventura azzurra, Sacchi rassegna le dimissioni; Berlusconi ad Arcore dà l’ok all’esonero di Tabarez, e al clamoroso ritorno del tecnico di Fusignano sulla panchina che lo aveva visto, a cavallo tra il 1987 e il 1991, protagonista di un’autentica rivoluzione del mondo del calcio, con gioco spettacolare e successi a ripetizione; la tanto sperata scossa che la società sperava di ottenere con il ritorno di Sacchi non arriva, e quella sera del 4 dicembre 1996 sarebbe passata alla storia come l’inizio di un lungo e avvilente “esilio” dalle competizioni europee, che per i colori rossoneri sarebbe terminato solo tre anni dopo, in occasione del ritorno in Champions League sotto la direzione di Alberto Zaccheroni nell’anno del centenario.

Fin dal calcio d’inizio si capisce che la squadra ormai non c’è più, che il ritorno di un allenatore che, almeno per buona parte dei reduci di quegli anni felici è ancora un punto di riferimento, non ha sortito gli effetti sperati; Baggio manca clamorosamente il gol del vantaggio, i rossoneri sono sempre più disorientati ed il Rosenborg ne approfitta andando a segno con Brattbak; il Milan tenta di reagire, e allo scadere del primo tempo coglie il pareggio, ancora con Dugarry, che significherebbe passaggio del turno, sia pure con lo spauracchio Juve dietro l’angolo. Ma nella ripresa il patatrac al minuto 70, quando Reiziger, deludente terzino acquistato a costo zero dall’Ajax in estate, si lascia clamorosamente sorprendere da un avversario perdendo palla a centrocampo che crossa in area dove il centravanti Heggem scavalca Rossi di testa e infila il 2-1 che segna la fine definitiva del sogno europeo. Al fischio finale esplode la contestazione di una tifoseria ormai imbufalita e spazientita, che si accanisce soprattutto proprio con l’estremo difensore cesenate, ritenuto tra i principali colpevoli di quella disastrosa annata; le cose non sarebbero andate meglio nei mesi a venire, fino al disastroso 1-6 rimediato, in aprile, contro la Juve a San Siro, e Sacchi sarebbe stato a sua volta esonerato a fine anno per far posto al rientrante Capello. Ma questa è un’altra (dolorosa) storia….