UP & DOWN - Il Milan fallisce la prova di maturità, l'Europa si allontana

UP & DOWN - Il Milan fallisce la prova di maturità, l'Europa si allontana MilanNews.it
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domenica 1 marzo 2015, 13:30UP & DOWN
di Michele Pavese

Empoli, Cesena e Chievo hanno portato in dote solo cinque punti, gli stessi conquistati nel girone d’andata. Poco, troppo poco per una formazione a caccia di certezze, conferme e, soprattutto, di un posto in Europa. Il Milan fallisce l’ennesima prova di maturità e stasera potrebbe vedere dilatarsi il distacco dal quinto e sesto posto, ma anche quello dall’Inter. A Verona, i rossoneri non vanno oltre un incolore pareggio, dimostrando i soliti limiti e la consueta assenza di identità. La gestione-Inzaghi continua ad essere una delle più fallimentari della recente storia del club non tanto per i risultati, ma per il non-gioco espresso da una squadra che, come valori, non è inferiore a tante che occupano posizioni migliori in classifica. I proclami di inizio stagione sono più sbiaditi dei ricordi dei fasti del passato. Adesso l’imperativo è “salvare il salvabile”, ma a giugno serviranno soluzioni concrete per tornare ad essere davvero competitivi.

COSA VA – Ancora una volta facciamo molta fatica ad attribuire valutazioni positive per buona parte dei giocatori schierati in campo da Inzaghi. Gli unici a salvarsi sono, manco a dirlo, Diego Lopez, Bonaventura e De Jong. Il portiere spagnolo mostra sempre sicurezza nelle uscite e fa sembrare facili anche gli interventi più complicati, mentre Nigel, nelle ultime settimane, si è ripreso il ruolo di leader del centrocampo. Il suo rinnovo tarda ad arrivare, e sarebbe un peccato perdere uno dei pochi calciatori della rosa con carisma e personalità, probabilmente l’unico meritevole di un riconoscimento per quanto fatto in questi anni. Sull’intelligenza tattica di Jack è ormai inutile soffermarsi, così come è inutile sottolineare la distanza abissale che lo separa dagli altri compagni di reparto (escluso De Jong). Sufficiente, nel complesso, anche la prestazione dei vari Poli, Bocchetti e Antonelli, molto attenti e ordinati. Il Milan non subisce reti per il secondo match di fila: al di là del valore degli avversari affrontati, la sensazione è quella di una maggiore concentrazione difensiva, soprattutto sulle palle inattive, situazioni che i rossoneri hanno sempre sofferto.

COSA NON VA – Spiace ammetterlo, ma il rendimento di Alex, unito alle sue precarie condizioni fisiche, non può essere definito soddisfacente. Il difensore brasiliano è spesso in ritardo nelle chiusure e manca di reattività. Montolivo, invece, non ha ancora trovato il ritmo giusto ed è un pesce fuor d’acqua in un centrocampo che ha maledettamente bisogno di una guida saggia e illuminante. I problemi più evidenti, però, riguardano il reparto offensivo: negli ultimi tre incontri di campionato, il Milan ha creato pochissime palle gol, difettando in lucidità soprattutto nell’ultimo passaggio. In diverse occasioni, infatti, si sono creati degli interessanti e favorevoli tre contro tre con i difensori clivensi, tutti vanificati da scelte sbagliate o affrettate. Errori gravi, soprattutto se vengono commessi da gente come Menez, da cui ci si aspetta sempre una giocata decisiva.

IL MISTER – L’ennesima, scialba prestazione stagionale pone l’accento sulle solite questioni. Il Milan visto ieri sera al ‘Bentegodi’ ha dato l’impressione di essere una squadra lenta, macchinosa, senza un preciso disegno tattico. Gli evidenti limiti si notano soprattutto in fase di impostazione della manovra: Inzaghi vorrebbe che i suoi ragazzi giochino a due tocchi, ma pretendere questo da centrocampisti come Montolivo, Poli e De Jong, o dal solitario Menez, è oggettivamente una chimera. La lentezza nella trasmissione del pallone e l’incertezza sul da farsi una volta entrati in possesso dello stesso vanno a discapito delle punte: in tre partite, contro avversari tutt’altro che irresistibili, Mattia Destro ha avuto la miseria di tre occasioni per segnare, e non è andata meglio a Pazzini. I più pericolosi sono sempre i centrocampisti, con le loro estemporanee iniziative. Non convince, poi, la gestione dei cambi e della rosa: Cerci lo ha voluto il mister, eppure continua a giocare non più di 20 minuti; lo stesso si può dire per Destro, ancora una volta sostituito da Pazzini quando sarebbe stato opportuno (forse) provare le due punte (magari togliendo l’evanescente Menez) per ottenere i tre punti. E poi ci sarebbe da capire perché i giovani Suso e Van Ginkel continuano ad essere corpi estranei, come lo erano stati anche Saponara e Niang. Considerata l’assoluta assenza di brillantezza sotto tutti i punti di vista, l'inserimento di qualche forza fresca non può certo peggiorare lo stato delle cose. Insomma, Inzaghi continua a capirci poco e a fare confusione. Le dichiarazioni rilasciate nel pre e nel post gara sono sintomatiche di una persona che sta perdendo tutte quelle (poche) certezze accumulate in passato. Per lui, quest’avventura si sta rivelando un vero e proprio incubo, una lenta agonia. Solo un miracolo può salvarlo, o un’invenzione. SuperPippo ha perso tutti i suoi superpoteri, ma non esistono sono super-noccioline che possano aiutarlo.