Altro che impresa, è un'altra brutta figura!

Altro che impresa, è un'altra brutta figura!MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 12 marzo 2014, 01:24Vista dalla Curva
di Davide Bin
Il Milan esce nel modo più umiliante dalla Champions League: un netto 4-1 subito dall'Atletico Madrid che ha confermato di essere di un'altra categoria ed è questo che fa male...

E' finita come tutti temevamo, anche se per quasi un mese abbiamo provato una sorta di training autogeno collettivo dicendoci che l'impresa si poteva fare, che il Milan è sempre il Milan, che la musichetta può fare miracoli, evocando rimonte del passato come quella di Monaco 2007; l'evidenza, però, era davanti agli occhi di tutti e stava nelle cifre stagionali, che solitamente non mentono: se una squadra undicesima in Serie A a 37 punti dalla vetta, va a sfidare una squadra seconda nella Liga a soli tre punti dal Real Madrid e davanti al Barcellona, è molto probabile che esca con le ossa rotte dal confronto e ciò è puntualmente avvenuto. La partita di andata aveva illuso tutti e forse ciò rende maggiore la delusione in chi ci ha creduto fino alla fine, ma mai come in quest'occasione i valori sono stati rispettati e piuttosto bisogna chiedersi come possa essere avvenuto che una squadra gloriosa come il Milan si sia presentata al cospetto della seconda squadra di Madrid come netta sfavorita, subendo una severa lezione come da pronostico e ciò mette tutti sotto processo a partire dalla società e dai suoi vertici più alti (responsabili dell'allestimento della rosa) fino agli stessi giocatori, che non sono stati capaci di giocare la partita che avevano promesso e non hanno avuto la reazione che ci si aspettava e, più in generale, nell'arco di tutta la stagione hanno deluso le attese, anche quelle meno ottimistiche. Detto questo si può fare qualsiasi altra considerazione, anche quella che se la fortuna è cieca, la sfortuna ci vede benissimo e sa dove andare a colpire, perchè nell'arco dei 180 minuti il Milan ha colpito due pali nella partita di andata (che avrebbero potuto indirizzare in modo diverso quella sfida) e al ritorno ha subito il gol del 2-1 nel finale del primo tempo per colpa di un tiro deviato e si tratta dell'episodio che ha deciso la doppia sfida, perchè il Milan era nel suo momento migliore e quel gol gli ha tagliato le gambe; viene il sospetto che a parti invertite quel tiro deviato sarebbe finito fuori e con questo non voglio trovare alibi o giustificazioni a un'eliminazione meritata, ma solo far notare che la fortuna aiuta gli audaci e infiersice sugli incapaci. L'uomo simbolo del fallimento rossonero è Balotelli, che tutti auspicavano finalmente decisivo in una partita decisiva e, invece, ha fatto scena muta, risultando non pervenuto; al contrario Kakà, uno che ha vissuto i momenti gloriosi del Milan e le grandi rimonte che si ricordavano alla vigilia della partita, ha provato a dare l'esempio, segnando il gol del momentaneo pareggio, sfiorando quello della provvisoria qualificazione e mollando per ultimo, da vero capitano. Alla fine ciò che conta è l'epilogo, cioè il fatto che il Milan dice addio alla Champions League e se in altre occasioni l'eliminazione era più sopportabile perchè c'era la consapevolezza di poter avere la possibilità di riprovarci qualche mese dopo, questa volta l'arrivederci sarà più lungo e sinceramente in questo momento è difficile anche capire quanto, perchè il futuro sembra davvero nebuloso.

Nella serata decisiva Seedorf si affida alla versione più equilibrata del suo Milan, quella con Poli nel terzetto di trequartisti (gli altri due sono Kakà e Taarabt) dietro l'unica punta Balotelli; a centrocampo ci sono Essien e De Jong, mentre in difesa la coppia centrale è Bonera-Rami, con Abate e destra ed Emanuelson a sinistra. In questi casi si dice che non conta tanto chi scende in campo ma come scende in campo e tutti si aspettano un Milan ferocemente determinato, grintoso, cattivo dal punto di vista agonistico e voglioso di fare l'impresa tante volte nominata. Prendere gol dopo due minuti e mezzo non è certo l'approccio migliore alla partita, ma in fondo la fortuna è che non scombussola più di tanto i piani di rimonta: due gol doveva segnare il Milan per passare il turno, due gol bastano anche dopo la rete di Diego Costa, ma è chiaro che il già caldissimo ambiente del Vicente Calderon diventa addirittura ribollente d'entusiasmo e i rossoneri (questa sera in maglia oro) faticano a reagire e sembrano colpiti dalla rete subita a freddo. Ovviamente è quasi inutile sottolineare ciò che ormai è una costante stagionale, cioè che il gol è un regalo della solita difesa svagata e disattenta laddove serviva feroce concentrazione. Dopo una ventina di minuti il Milan comincia a lievitare, prende possesso della metà campo avversaria e il solito possesso palla sterile diventa più incisivo; come per magia arriva il gol del pareggio, segnato da Kakà con un colpo di testa sul bel cross di Poli. Il calcio è un gioco strano in cui ciò che sembra una certezza in pochi secondi viene messo in dubbio e, infatti, la rete di Kakà cambia completamente l'inerzia della partita: l'Atletico Madrid si spaventa, forse teme che davvero le gloriose maglie che si trova di fronte possano fare l'impresa indipendentemente da chi le indossa e va in panico, rischiando davvero di compromettere la qualificazione. Il calcio, però, è anche un gioco beffardo con regole non scritte ma inesorabili e, quindi, poco dopo il gol sbagliato da Kakà, che avrebbe portato il Milan in vantaggio e spostato la bilancia della qualificazione dalla sua parte, arriva la rete di Arda Turan, un tiro probabilmente abbastanza innocuo che la deviazione fortuita di Rami rende imparabile. Il Milan va così al riposo sotto di un gol e colpito nel morale, anche se la situazione è in fondo quella di partenza: con due gol si passa, ma ora c'è la metà del tempo per segnarli.

A inizio ripresa Seedorf manda in campo Robinho al posto di un Taarabt fuori partita, ma ormai è tutto il Milan a essere fuori partita, con Balotelli che addirittura in partita non c'è mai entrato. L'Atletico colpisce la traversa e poi segna il gol della tranquillità con un colpo di testa di Raul Garcia (un'altra costante stagionale, quella di subire reti sui palloni alti spioventi in area), mentre della reazione rossonera non c'è traccia. Il finale è un agonia, con qualche raro guizzo rossonero, la conferma che la sfortuna infierisce sul Milan (traversa di Robinho), il secondo gol personale di Diego Costa che rende pesante, per non dire umiliante, il passivo e la ola del pubblico del Calderon, impazzito di gioia perchè eliminare il Milan è sempre una gran bella soddisfazione, anche se attualmente è davvero un "povero Diavolo". La prestazione del Milan è stata insoddisfacente dal punto di vista collettivo e di molti singoli, dai quali ci si aspettava di più ma che hanno dato pochissimo; la squadra è rimasta in partita fino al 2-1, ha avuto qualche minuto di superiorità nel primo tempo, ma poi è affondata senza nemmeno reagire. Essere eliminati ci sta e, nonostante il training autogeno collettivo, ormai ci eravamo abituati all'idea, ma c'è modo e modo per andare incontro a un triste destino e questo non è certo quello che ci si aspettava da una squadra che aveva spergiurato di crederci e che aveva promesso di fare tutto il possibile per realizzare un'impresa. E' una notte amara per il Milan e per tutto il popolo rossonero; ora bisogna sforzarsi di trovare obiettivi che apparentemente non ci sono in campionato per provare a chiudere dignitosamente una stagione fallimentare, ma è chiaro che in questo momento è difficile parlare di futuro e bisogna solo metabolizzare la grossa delusione e la tristezza e la nostalgia per quella musichetta che per un po' non risuonerà più nelle nostre orecchie.