L'ennesima ultima spiaggia di questa stagione

L'ennesima ultima spiaggia di questa stagioneMilanNews.it
© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS
lunedì 16 marzo 2015, 01:23Vista dalla Curva
di Davide Bin
Il Milan affronta la difficile trasferta di Firenze e cerca ancora quella svolta mai arrivata in questo allucinante 2015; sarà una partita complicata per molti motivi, ma bisogna provare a strappare un risultato positivo.

Dopo aver chiuso il miniciclo di partite abbordabili con una sola vittoria e ben tre pareggi, il Milan si trova di fronte un ostacolo ben più difficile da superare rispetto a Empoli, Cesena, Chievo e Verona: l'avversario nell'insolito posticipo del lunedì alle 19 è la Fiorentina di Vincenzo Montella, reduce dall'euroderby contro la Roma, attesa dal replay della sfida contro i giallorossi e che si sta comportando egregiamente in ben tre competizioni e che, quindi, è avversario molto ostico e complicato per un Milan in difficoltà sotto molti punti di vista. Il pareggio subito ad opera del Verona negli ultimi secondi della partita di sabato scorso ha lasciato il segno nel morale della squadra e di tutto l'ambiente; una vittoria importante soprattutto per ridare fiducia ed entusiasmo è sfumata nel modo più beffardo e atroce e ora è difficile rimotivare una squadra che appare sempre più spaesata e smarrita man mano che passano le settimane. In quattro partite in cui era quasi obbligatorio raccogliere dodici punti per tornare in corsa per un posto almeno in Europa League, ne sono arrivati solo la metà e la cosa che preoccupa maggiormente è che in tutte le occasioni il Milan non ha mai dato l'impressione di poter dominare avversari teoricamente inferiori e ha sempre sofferto e stentato, sia a imporre il proprio gioco (ammesso che ci sia), sia a contrastare quello avversario. Partendo da queste premesse, ora che l'asticella della difficoltà si alza sensibilmente, sarebbe facile prevedere una sconfitta e altri problemi, ma da qualche parte bisogna pur trovare un appiglio per essere positivi e ottimisti, quindi proviamo a ricordarci che prima di iniziare questo complicatissimo 2015, il Milan ha sempre disputato buone partite contro le squadre di prima fascia, trovando paradossalmente più problemi contro le cosiddette piccole.

Non è stata una settimana facile a Milanello e dintorni: dopo l'ennesima delusione, tutti si aspettavano un esonero di Inzaghi che alla fine non è arrivato, anche se non si è capito bene se la rinnovata fiducia a Pippo sia frutto di vera convinzione o semplicemente obbligata, per mancanza di alternative, per non mettere sotto contratto il terzo tecnico in poco più di un anno o perchè all'orizzonte ci sono ben più importanti novità anche a livello societario, quindi si è deciso di continuare così fino a fine stagione per poi rinnovare molte cose, non solo la guida tecnica. Inzaghi rimane molto motivato, non dà peso a tutto ciò che si è detto e scritto su di lui e pensa solo a trovare una soluzione ai tanti problemi della sua squadra, ma se è vero che una squadra è lo specchio del suo allenatore, la paura, il timore, l'insicurezza mostrate da tanti, troppi giocatori in questi mesi, soprattutto nelle ultime settimane, sono il segnale che anche Inzaghi, al di là delle dichiarazioni "di facciata", ha perso molte sicurezze e sta navigando a vista, probabilmente sommerso da problemi troppo grandi per un allenatore inesperto come lui. Come è stato detto da molti, la colpa non è solo sua, ma anche e soprattutto di chi l'ha messo lì, ad allenare una squadra inadeguata, a gestire una rosa non all'altezza, a fare da paravento e parafulmine per la società nei confronti dei tifosi, a provare a dare entusiasmo e adrenalina a tutto l'ambiente, come faceva in campo da calciatore. Purtroppo il compito si è dimostrato troppo difficile e i nodi sono venuti presto al pettine dopo un avvio promettente: la squadra non ha gioco, non ha anima, si fa dominare spesso e volentieri, sa giocare solo sulle ripartenze e non sa imporsi sull'avversario e lo stesso Inzaghi sta perdendo la bussola, come dimostra il famigerato cambio Bocchetti-Pazzini, chiaro sintomo di paura e pericoloso segnale trasmesso a tutta la squadra. Verrebbe da chiedersi cosa avrebbe detto Inzaghi giocatore se fosse stato sostituito così dal suo tecnico o cosa avrebbe pensato giocando in una squadra che gli avesse concesso solo una decina di palloni giocabili in tutta la partita, come accade quasi sempre al centravanti di turno di questo Milan; sicuramente non sarebbe stato contento ed ecco perchè tutti si aspettavano di più da questo suo Milan, che non avrà un organico al livello di Juventus e Roma, come in modo improvvido ha detto a dicembre il presidente Berlusconi, ma che dovrebbe comunque essere superiore a Cesena, Verona o Chievo, ma anche a tante squadre che stanno davanti in classifica e che non hanno certo rose più sontuose e competitive. Ecco quali sono le gravi responsabilità di Inzaghi, ma scaricarlo non sarebbe giusto e corretto, quindi avanti insieme almeno fino a fine stagione.

Ora il pensiero di tutti deve essere quello di fare bella figura e, possibilmente, risultato a Firenze, come è successo un anno fa, quando in panchina c'era Seedorf e arrivò un confortante successo al Franchi; il rientro di Abate consente di avere finalmente due veri terzini di ruolo (l'altro è l'ormai insostituibile Antonelli), a centrocampo ci sarà l'ennesimo assetto diverso (sembra certo l'impiego dal primo minuto di Van Ginkel), così come in attacco, dove sembra probabile il sacrificio di Cerci che non sta convincendo, così come il rientro di Destro al posto di Pazzini, visto che Mattia è il fiore all'occhiello del mercato di gennaio e va valorizzato. Vedremo in campo la ventinovesima formazione diversa in altrettante partite ufficiali, per colpa dei tanti infortuni, ma anche perchè Pippo non ha mai trovato la soluzione giusta e sta ancora "navigando a vista", anche se non siamo più a inizio stagione ma ormai nella fase conclusiva. Come tante volte detto e sottolineato, non conterà tanto chi scenderà in campo, quanto come lo faranno gli undici prescelti: servono coraggio, personalità, orgoglio, rabbia, voglia di lottare per onorare la maglia; servono gli "undici leoni" tante volte invocati dalla Curva Sud, mentre troppo spesso si sono visti undici timidi agnellini intimoriti da avversari inferiori, non solo da quelli superiori e questa è un'altra colpa di Inzaghi, che tante volte a inizio stagione aveva promesso e giurato che la sua squadra avrebbe perso solo con chi fosse stato evidentemente più forte, ma mai con squadre che avessero avuto più voglia della sua, perchè nessuno avrebbe avuto più voglia di vincere del suo Milan e, invece, i fatti gli hanno dato evidentemente torto. Ovviamente per uscire indenni dal Franchi bisogna confidare anche sul fatto che magari la Fiorentina sia un po' stanca atleticamente dopo tante partite consecutive e importanti e sia distratta nel bel mezzo del doppio confronto con la Roma che vale un posto nei quarti di finale di Europa League; per queste ragioni potrebbe essere una partita meno difficile del previsto e in questo caso bisognerebbe essere pronti ad approfittarne, perchè un risultato positivo a Firenze sarebbe finalmente quell'iniezione di fiducia, ottimismo e serenità tante volte cercata e mai arrivata nelle ultime settimane. Forse è un po' troppo tardi per porsi obiettivi e scadenze, ma non è mai troppo tardi per tornare a vincere, sorridere e provare a dare una soddisfazione a tanti tifosi depressi, delusi e disillusi, che vogliono finalmente tornare a emozionarsi per le imprese della propria squadra e, anche se sembra brutto dirlo, vincere a Firenze in questo momento sarebbe davvero un'impresa per un povero Diavolo che per l'ennesima volta si trova all'ultima spiaggia di una stagione fino a questo momento molto deludente.