... Dal mal di pancia di Ibra ai grattacapo di Cassano: è un Milan stanco

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© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
mercoledì 12 ottobre 2011, 10:15Focus On...
di Emiliano Cuppone

La Nazionale apre il cuore e la mente di tutti i campioni convocati, in particolare quelli dei giocatori rossoneri a quanto pare, dopo Ibrahimovic, infatti, arriva anche lo sfogo di Antonio Cassano.
Il genio di Bari vecchia ha ceduto al trend del momento ed ha ammesso la sua voglia di smettere, covata da tempo e spiattellata sugli schermi nazionali dopo una doppietta segnata alla sua maniera, di classe e decisione.
FantAntonio è sembrato sfogarsi quando ha ammesso di voler lasciare il calcio dopo il mondiale brasiliano del 2014, spinto ancora a giocare forse più dalla voglia di Nazionale che di Milan, lui che a Prandelli deve tanto, per sua stessa ammissione, più di quanto debba a Galliani ed Allegri, che non ha citato nonostante l’invito a farlo. Il numero 99 rossonero (forse sarebbe più appropriato definirlo il numero 10 azzurro a questo punto) è stanco, non la smette di grattarsi la testa da 13 anni, i media gli tengono il fiato sul collo e lui, ormai padre e uomo di famiglia, non ne può più di gossip e cassanate.
Antonio Cassano è apparso “rassegnato”, ha vinto poco perché poco ha dato al calcio, si è distratto troppo spesso ed a quasi trent’anni se n’è reso conto, ha lasciato che la sua carriera gli scivolasse dalle mani, fra imitazioni ben riuscite ed eccessi dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Le sue giocate funamboliche come intermezzo agli errori, nulla più che un pagliativo per una vita sul filo del rasoio, si è definito un “pagliaccio”, a molti è apparso più come un giullare, capace di allietare le domeniche di tanti tifosi a suon di gol, magie e simpatici siparietti.
Antonio Cassano ha dato poco al calcio, ma ha ancora tanto da dire in questo mondo fatto di eccessi, in cui a tratti proprio lui sembra rappresentare la normalità, che sia nei prossimi 3 anni e mezzo o di più, l’Italia intera, e la parte rossonera in particolare, si aspetta qualcosa da lui, si attende gol come quelli rifilati all’Irlanda del Nord, quando la sua mente brillante e veloce gli ha permesso di correre ed allo stesso tempo tenere d’occhio palla e portiere, prima di depositare un confetto imparabile alle spalle di quest’ultimo.
Di campioni come il barese si è sempre detto che siano genio e sregolatezza, lui si sente uno fra tanti, ma una classe tale, difficilmente può essere racchiusa in un contenitore affidabile, moderato o normale, eccezion fatta forse solo per Messi, infatti, una tecnica tanto spumeggiante è sempre stata propria di “pazzi” pallonari, da Platini a Maradona, piuttosto che Rivera o Baggio, arrivando sino a Ronaldo (Luis Nazario o Cristiano che sia) ed Ibrahimovic.
Antonio Cassano è solo un altro genio folle, un altro fuoco d’artificio con i piedi fatati, proprio quell’esplosiva voglia di stupire è l’essenza di giocatori capaci di emozionare più degli altri, pronti a rischiare quella giocata imprevedibile che lascia attoniti gli avversari ed a bocca aperta i tifosi.
La stanchezza del barese assomiglia molto al mal di pancia palesato da Ibrahimovic qualche giorno fa, entrambi stressati dai calci presi dentro e fuori dal campo, dalla pressione, dalla critica spesso ingenerosa con questo tipo di giocatori.

Entrambi vorrebbero dare un taglio ai titoloni dei giornali ed alla pressione di tifosi ed addetti ai lavori, di tecnici e dirigenti, di compagni ed avversari, vorrebbero mettere una pietra sopra a quel gioco che è stata la loro vita sino ad oggi. Al momento vorrebbero una vita normale, tutti e due con l’esigenza di vivere la propria famiglia a tempo pieno, di godere della semplice compagnia di moglie e figli, giocare a pallone nel giardino di casa, ascoltando solo il rumore del sorriso dei bambini. Il tempo ci dirà se, come accaduto a molti loro colleghi, soffriranno la mancanza di un prato circoscritto all’interno di linee fatte col gesso, se avranno la depressione tipica di chi è costretto a fare a meno dell’urlo travolgente di una folla in estasi.
Antonio Cassano e Zlatan Ibrahimovic sono stanchi, cercano normalità e non sentono più stimoli, la speranza è che sappiano cercarli partita dopo partita, magari trovandoli in un vittoria, in un trofeo che manca ad entrambi, magari riuscendo a realizzare insieme qualcosa di fantastico, che sappia regalare ad entrambi un’emozione tale che renda nuovamente affascinante quel mondo del calcio che tiene incollati allo schermo centinaia di milioni di appassionati, pronti ad invidiare quella vita tanto stressante da cui i due maghi rossoneri vorrebbero fuggire.