...Oggetti rossoneri non identificati

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© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
venerdì 14 ottobre 2011, 19:30Focus On...
di Emiliano Cuppone

In un Milan che è partito in sordina, con il freno a mano tirato, con tanti infortuni e pochi ricambi, qualcuno si chiede che fine abbiano fatto i rincalzi di Allegri. Fra i tanti problemi fisici di una rosa comunque ampia, con il mister toscano che ha preteso uno sfoltimento per sovrannumero rispetto allo scorso anno, sembra che alcuni elementi rossoneri non siano all’altezza della maglia del diavolo.
Si tratta di veri e propri oggetti misteriosi, giocatori arrivati a Milano con gli onori della cronaca, che sembrano aver smarrito per strada qualità e talento, come se il tanto invocare un Mister X abbia portato a Milanello gente pronta a perdersi nell’anonimato.
Primo nome che viene in mente è quello di Alberto Aquilani, quello che veniva indicato come il vero colpo del mercato rossonero, la mezz’ala tanto invocata in estate che doveva sistemare i problemi di un centrocampo in età avanzata. L’ex Liverpool non è sembrato, almeno sino ad oggi, rispettare le attese, ha mostrato buone cose, ha anche segnato, ma non è stato incisivo come era legittimo aspettarsi. Le qualità sono indiscutibili, la tecnica c’è e si è vista, a tratti, anche in Nazionale, quello che difetta ancora al centrocampista romano sembra essere il carattere, a momenti troppo timido, impacciato, quasi impaurito, pronto a perdersi nel campo, preso dall’incapacità di incidere come dovrebbe. Da lui ci si aspetta molto, a partire dalla sfida al Palermo, dove dovrebbe giocare da titolare, che sia da trequartista, ruolo che forse predilige, nel caso in cui Allegri non si sentisse di lanciare subito Robinho, o da mezz’ala, ruolo per cui è stato acquistato, facendo slittare Seedorf davanti alla difesa per dare un po’ di tregua a Van Bommel.
Altro volto nuovo, portato a Milanello dal mercato estivo, è quello di Tayè Taiwo, terzino sinistro dal fisico imponente ed il piede esplosivo, quotatissimo in Francia ed in Africa, elogiato come uno dei migliori esterni in circolazione, titolare inamovibile dell’OM e della Nazionale nigeriana. Per lui in rossonero subito una prova difficile, ad inizio preparazione si è trovato di fronte un certo Robben, che gli ha fatto venire il mal di testa, poi, alla prova d’appello contro la Juve nel Trofeo Berlusconi, un problema fisico dopo pochi minuti, che  l’ha messo KO per lungo tempo.

Il rientro contro Udinese e Cesena ha detto poco, ma abbastanza per attirare le critiche, per bollarlo come un giocatore non all’altezza. Tanto nervosismo, poca lucidità, incapacità di proiettarsi in avanti con continuità, un vero e proprio oggetto misterioso, apparso lento nel breve, impacciato in fase difensiva e timido in quella offensiva, dovrà mostrare le sue reali qualità, che non possono essere così infime.
A far interrogare i supporters rossoneri, da quasi un anno ormai, è Urby Emanuelson, arrivato in gennaio con  la nomea di tutto fare di spessore, giocatore capace di ricoprire la fascia sinistra, sia dietro che avanti, di giocare in mezzo al campo, da mezz’ala o da incontrista, sino a poter interpretare discretamente anche il ruolo alle spalle delle punte. L’olandese è stato schierato in tutti i ruoli che gli verrebbero congeniali, ma non ha mai stupito, ci ha provato, ci ha messo tanta corsa, a tratti è apparso anche positivo, ma non ha mai convinto fino in fondo. In estate aveva detto che avrebbe mostrato tutto il suo valore, che si sarebbe reso importante per questo Milan, Allegri sembra avergli dato fiducia, inserendolo a partita in corso ogni volta in cui c’è stato bisogno di un cambio di passo, di dinamicità, ma il suo impatto è sempre stato piuttosto anonimo, alimentando le voci che lo vorrebbero avulso dai microsistemi del calcio che conta.
Tre nomi, tre volti, tre innesti ancora tutti da scoprire, da capire e giudicare fino in fondo, tre elementi che potrebbero essere importanti in un Milan che vuole giocarsela su tutti i fronti, da quello nazionale a quello europeo. Massimiliano Allegri è stato lodato lo scorso anno per la sua capacità di dare fondo a tutte le sue risorse umane, per la brillante alternanza di volti noti e rincalzi che hanno saputo rivelarsi determinanti nella conquista dello scudetto. Il tecnico toscano dovrà essere capace di farlo anche in questa stagione, sino a questo momento non sembra esserci riuscito, ha schierato sempre gli stessi 11, con piccoli cambiamenti, ed i risultati si sono visti, un Milan stanco, sulle gambe, che non ha trovato affidabilità nei rincalzi, apparsi anonimi.
Del mercato estivo, Mexes a parte, l’unico ad aver dato garanzie è apparso Antonio Nocerino, pressoché sempre in campo, senza alcuna prestazione di spicco, ma con un’affidabilità che ha impressionato, lui che non doveva arrivare, intuizione dell’ultimo minuto di mercato, che ha saputo ritagliarsi il suo spazio importante nel Milan incerottato di questo inizio di stagione.
Il napoletano dovrebbe essere l’esempio, giocatore che si è calato corpo ed anima nel progetto rossonero, con la speranza che sappia essere traino per i colleghi anche più osannati di lui, per ritrovare certezze anche nei volti nuovi, sino ad oggi apparsi un po’ troppo in ombra, ma che dovranno uscire e mettersi sotto i riflettori, mostrando tutte le qualità per le quali sono stati portati sotto la Madonnina.