Un calcio piccolo così...
Il calcio è imprevedibile. E’ un’ovvietà, ma anche un dato di fatto ed una verità incontrovertibile, riportata in auge da un pareggio rocambolesco, strano, inaspettato, immeritato. Appunto: imprevedibile. Chi si aspettava che il Bate Borisov, avversario decisamente modesto, liquidato a San Siro senza particolare fatica, avrebbe agguantato un risultato utile al ritorno? Un risultato frutto di tanti errori, quasi tutti firmati dal Milan, ma anche dalla terna arbitrale, fin troppo impeccabile nel punire la spallata di Abate, distratta in occasione del rigore reclamato da Boateng e di una posizione di fuorigioco inesistente contestata a Thiago Silva nel primo tempo.
Ma tant’è: è inutile piangere sul latte versato, oppure è inutile piangere, e basta.
Perché a ben vedere non c’è di che lamentarsi, eccezion fatta per ciò che sta accadendo ad Antonio Cassano. Arrivare secondi nel girone del Barcellona – il condizionale è d’obbligo giacché mancano all’appello due partite, tra cui uno scontro diretto, e giacché il calcio è imprevedibile – non è propriamente uno sfregio, né per il Milan né per nessun’altra squadra al mondo.
E’ stata la serata di Bate-Milan, dunque è impossibile non parlare di calcio, ma più di ogni altra cosa, sono i giorni dei dubbi e delle preoccupazioni legate al presente e al futuro di Antonio Cassano. Chi poteva immaginare che nel momento più bello della stagione (e forse della sua carriera rossonera), il talento di Bari Vecchia potesse subire uno stop di questo genere? Di fronte a momenti così, il calcio si fa piccolo piccolo, perde tanto del suo valore, e pur rimanendo imprevedibile, diventa più chiaramente compreso in quell’insieme più grande, ma non meno ineluttabile, chiamato Vita.
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