Tra campo e cuore: qualche riflessione
Il pareggio del Milan a Minsk non è un risultato negativo visto che comunque si è qualificato per gli ottavi di Champions con due turni di anticipo. Merito anche del Barcellona che con una valanga di gol ha sotterrato i i ceki del Viktoria Plzen. I blaugrana, prossimi avversari del Milan, sono una macchina da gol (13 in 4 quattro partite di Champions e 32 nelle 10 partite della Liga spagnola) ora sono in testa al girone con due punti di vantaggio sui rossoneri. Messi spopola (6 gol nelle ultime due partite) vinte rispettivamente 5 a 0 contro il Maiorca e 4 a 0 contro il Viktoria. La delusione in casa milanista viene dal fatto che per come si era messa la partita sembrava una facile cavalcata. E invece il Bate Borisov, complice l’evidente calo dei rossoneri ha sfiorato il risultato pieno. Non c’è niente da fare, se nel calcio non corri per tutti i novanta minuti rischi di lasciarci le penne. Il Milan ha dominato la prima frazione di gioco puntando sulla qualità e su un buon ritmo. Il gol di Ibra (ottavo stagionale e settimo in Champions con la maglia rossonera ), il palo colpito da Robinho, che ha il solito viziaccio di sbagliare gol a tu per tu col portiere avversario, e altre opportunità gettate al vento sono la testimonianza della netta supremazia iniziale dei rossoneri. Chi sbaglia paga e allora nella seconda frazione la squadra di Allegri si è fatta raggiungere su calcio di rigore. Il penalty è nato da uno sprint prolungato di Kontsevoy, con Abate che, bruciato sul tempo, gli ha rifilato una spallata mandandolo per le terre nell’area di Abbiati. Da quel momento per i rossoneri i pericoli sono aumentati. Ibra cercato sempre, o quasi, dai compagni con lanci lunghi era sistematicamente braccato da un nugolo di avversari pronti a raddoppiare e a triplicare la marcatura. Poco producenti le triangolazioni in spazi ristretti al limite di un’area avversaria intasata da un intenso traffico. Il pareggio lascia l’amaro in bocca anche se poteva andare pure peggio (e sarebbe stato il colmo!!). Quattro partite in nove giorni hanno lasciato il segno, la stanchezza obnubila mente e riflessi e frena la corsa. Se poi ci mettiamo pure lo scarso rendimento di qualche elemento (qualsiasi riferimento a Robinho non è casuale…) ecco in parte spiegata la prestazione poco convincente. Nei giudizi non positivi va tenuto pure conto che ci sono giocatori non abituati ad un simile tour de force che probabilmente hanno pagato questo dispendio di energie. Aquilani, ad esempio, si è progressivamente spento e perso per strada. A completare l’opera mettiamoci anche l’errore dell’arbitro Rasmussen che nel finale non ha visto un mani da rigore di Simic.
DEDICATO A CASSANO - Dopo Rino Gattuso ecco la tegola di Antonio Cassano. La vicenda Cassano porta con sé molte riflessioni. Al cospetto di certe anomale situazioni Improvvisamente si prende coscienza della fragilità anche dei giovani campioni che sembrano essere immuni dalle sofferenze che affliggono le persone normali. E invece anche loro, come ciascuno di noi, sono vulnerabili. Prima di tutto, però, è importante recuperare il ragazzo spensierato, scavezzacollo, simpatico burlone che sa anche essere un padre affettuoso molto legato alla sua famiglia. Il recupero del giocatore viene in secondo piano. Anche se un fuoriclasse come lui ci manca terribilmente.
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