ESCLUSIVA MN - Dove nascono i talenti, Sità: "Vi racconto come si diventa grandi al Milan"

ESCLUSIVA MN - Dove nascono i talenti, Sità: "Vi racconto come si diventa grandi al Milan"
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lunedì 21 novembre 2011, 16:00Esclusive MN
di Francesco Specchia
Francesco Sità, allenatore dei talenti del settore giovanile rossonero. Al Milan dalla stagione 2005/06

La redazione di MilanNews ha contatto in esclusiva l'allenatore delle giovanili del Milan Francesco Sità, con lui abbiamo chiacchierato del progetto che la società rossonera sta intraprendendo con i potenziali calciatori rossoneri. Sità ci racconterà di cosa si tratta, facendo un excursus sul calcio giovanile in Italia.

Innanzitutto Francesco raccontaci la tua storia, come sei arrivato al Milan?
"Dopo aver militato in diverse squadre tra Piemonte e Liguria come giocatore, ho iniziato ad intraprendere la carriera di allenatore. Seguivo i ragazzi più piccoli, prima come secondo allenatore, poi come unico tecnico. La passione per il calcio mi spinge da sempre a dare il massimo quando sono in campo. Ricordo che percorrevo molti km ogni giorno da Tortona (AL) per raggiungere i campetti della periferia di Milano, motivato dal tanto amore per il pallone. Dopo anni tra alcune società milanesi come Cimiano e Sangiulianese, entro a far parte del Milan grazie a Chicco Evani che, credendo nelle mie qualità, ha deciso di propormi all' allora responsabile del settore giovanile Paolo Taveggia. Ad oggi quindi e' grazie a Chicco che e' iniziato il mio percorso rossonero, per questo gli sarò sempre riconoscente".

In quali squadre hai allenato?

"Cimiano e Sangiulianese i miei esordi, inizialmente pensando fosse solo un passatempo poiché nella testa ero e volevo continuare a fare il calciatore, poi ho iniziato a pensare che questo potesse diventare il mio futuro. Avevo un feeling con quei bambini e adoravo quello che facevo".

Come ti sei trovato a Milanello?

"Sono arrivato al Milan nella stagione 2005/06 e ho avuto la fortuna di lavorare fin dal primo momento con Giovanni Stroppa, dai Giovanissimi fino alla Primavera. Milanello rappresenta un luogo fantastico dove si respira grande mentalità, cultura al lavoro e spirito vincente. Lavorare all' interno di esso e' un' esperienza unica e stimolante al massimo. E' il top sotto tutti i punti di vista: strutture al top, materiali al top, cibo al top, giardinieri 24 ore su 24 e molto altro ancora...".

Avete raccolto tante soddisfazioni?

"Ci siamo presi delle belle soddisfazioni, indimenticabile la vittoria della Coppa Italia due stagioni fa' con la Primavera. Un aneddoto significativo che fa capire bene lo spirito della società si è verificato proprio in quell'occasione. Prima della partita tutta la rosa della prima squadra è entrata negli spogliatoi per incoraggiarci, tornando alla fine per complimentarsi del risultato raggiunto. Straordinario, tutti uniti per un obiettivo".

Oggi di cosa ti occupi?

"Il Milan come sapete ha intensificato il lavoro con i giovani, per questo Filippo Galli ha dato il via, con l'inizio dell'attuale stagione, al progetto "Generazione Milan".

Di cosa si tratta?

"Questa iniziativa prevede la gestione e il miglioramento delle qualità dei giovani rossoneri, partendo dalla categoria giovanissimi fino ad arrivare alla primavera. Questi vengono presi individualmente per migliorare i loro punti di forza attraverso lavori specifici di tecnica applicata per ruolo".

Quali figure prevede il progetto "Generazione Milan"?

"Il progetto è composto da una parte tecnica, cioe' il mio ruolo, che lavora sul campo, una parte che si occupa della parte motoria del ragazzo (attraverso MilanLab) e una parte motivazionale composta da un'equipe di psicologici provenienti dall'Universita' Cattolica di Milano" ma che da due anni lavorano per il Milan".

Si curano i dettagli insomma....

"Personalmente sono un perfezionista, curando ogni dettaglio senza lasciare nulla al caso. Sono proprio i dettagli che fanno la differenza. Questo vale per tutti i calciatori, dai bambini fino ai professionisti. La voglia di migliorarsi sempre e di lavorare sodo alla fine paga".

La tua figura come viene vista dai ragazzi?

"Mi fa' piacere poter dire che i ragazzi hanno tutti voglia di lavorare e migliorare con me. Pretendo molto ma esclusivamente per il loro bene. Dopo 11 anni di lavoro molti ragazzi che ho allenato in passato mi contattano ancora alla ricerca dell'oretta in più di allenamento individuale, gratificandomi profondamente".

Ricordi con simpatia qualcuno in particolare?

"Non ho ne figli ne figliastri, sono molto legato a tutti loro".

C'è qualcuno a cui ti ispiri?

"Il mio punto di riferimento è Italo Galbiati, vero ed autentico professionista. Per me arrivare ai suoi livelli sarebbe la realizzazione di un sogno".

Che sensazione si prova a veder esordire in Serie A un calciatore che è stato allenato da te?

"E' una soddisfazione immensa, non solo per me, ma per tutti coloro grazie ai quali il giocatore è riuscito ad esordire. Un risultato raggiunto grazie al lavoro di tante persone".

Qual è l'obiettivo finale per un allenatore-educatore? Insegnare il calcio o vincere?

"Parlando di settore giovanile l'obiettivo primario a mio avviso dovrebbe essere quello di insegnare calcio ai ragazzi Sin da piccoli: insegnargli a coordinarsi, a controllare la palla, a condurla, a driblare, a calciare....poi crescendo passare agli aspetti tattici e tutto il resto! Il risultato dovrebbe essere l'ultima cosa ma so anche che vincere e' un aspetto importante per il morale della squadra. Per quanto riguarda il calcio 'dei grandi', l'ideale sarebbe quello di vincere attraverso il bel gioco e che abbia un imprinting dato dall'allenatore stesso".

Qual è secondo te la forza di un allenatore?

"A mio avviso il tecnico dovrebbe per prima cosa porsi l'obiettivo primario di creare un gruppo coeso e compatto, creando empatia all'interno dello spogliatoio. L'allenatore per me deve lavorare molto sui dettagli cercando di esaltare le qualità dei singoli attraverso il sistema di gioco e, allo stesso tempo essere un buon gestore, motivatore e psicologo: caratteristiche che, specialmente oggi, credo assumano un valore altrettanto importante".

Hai lavorato con tanti ragazzi, ti è capitato di lavorare anche con qualche 'senior'?

"Sì, ed è stata una bella esperienza. Un nome su tutti è quello di Filippo Inzaghi. Negli allenamenti mette in campo tutta la voglia e la passione che ha per questo sport, non si risparmia mai ed è stato un piacere lavorare con un professionista come lui, un'esperienza davvero unica".

Come si potrebbe lanciare più giovani in un calcio nel quale bisogna vincere subito?

"Sarebbe importante l'introduzione delle squadre B così come accade nel resto d'Europa. Ad oggi il salto tra primavera e prima squadra è ancora troppo grande. Introducendo quindi le squadre riserve, i ragazzi andrebbero a confrontarsi con calciatori già formati, in questo modo il gap per il potenziale salto in Serie A diminuirebbe".