Sacchi: “Scudetto 1988? All’inizio ci credevamo solo io e Berlusconi. Senza il presidente nulla sarebbe stato possibile”

Sacchi: “Scudetto 1988? All’inizio ci credevamo solo io e Berlusconi. Senza il presidente nulla sarebbe stato possibile”MilanNews.it
© foto di Chiara Biondini
martedì 15 maggio 2018, 12:37Gli ex
di Enrico Ferrazzi

Nel giorno in cui ricorre il 30° anniversario dalla vittoria del primo scudetto dell’era Berlusconi, Arrigo Sacchi ha rilasciato una lunga intervista a sportmediaset.it, nella quale ha raccontato i suoi ricordi e le sue emozioni: “La società veniva davanti a tutti noi. Senza il presidente Berlusconi nulla sarebbe stato possibile. Lui ce lo diceva sempre: si può far diventare possibile l'impossibile. Berlusconi credeva nello scudetto, e anch'io mi convinsi in fretta. Ma la squadra non era pronta. Ricordo che Tassotti mi disse: ‘Mister, oltre al quarto passaggio non riusciamo a pensare. Va bene il primo, il secondo, ma poi si fa dura’. Questa fase è durata un po', ma poi piano piano vedevo che i ragazzi si stavano convincendo che era possibile un altro calcio. E fu la svolta. Ricordo bene l'inizio difficile, ricordo anche la partita persa a dicembre a tavolino con la Roma (il petardo che a San Siro colpì Tancredi, ndr). Però l'attenzione negli allenamenti cresceva, i calciatori cominciavano a venire sempre prima agli allenamenti e si fermavano più del previsto. C'era una voglia incredibile di migliorare partita dopo partita. Capii che si poteva vincere, anche contro Maradona, in assoluto il calciatore più forte e difficile da battere tra tutti quelli visti in questi decenni. Mi dava grande soddisfazione vedere crescere i sincronismi.

Il presidente Berlusconi era stato chiaro: bisognava vincere, giocare bene, farsi apprezzare anche dai rivali. La missione era chiara, bisogna giocare da squadra per esaltare i singoli. Questo è un concetto che anche oggi non appartiene a quasi nessuno, in Italia. E non mi riferisco solo al calcio. E poi serviva, e serve, l'ossessione. Cesare Pavese diceva: ‘Non c'è arte senza ossessione’. Ricordo ancora l'applauso del San Paolo quando l'1 maggio 1988 battemmo il Napoli nella sfida scudetto. Avevano Maradona, ma ci applaudirono. Vincere riesce a tanti, vincere così è molto più difficile. Van Basten? Era l'intelligenza collettiva a fare la differenza. Poi Van Basten era meraviglioso, certo. Riuscimmo a fare innamorare tutti grazie a questo. Pensi che il primo anno avevamo 30mila abbonati, il secondo 60mila. La vera vittoria era quella...”.