acmilan - La storia della settimana: io, mio cugino e il gol di Hateley

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© foto di Pietro Mazzara
martedì 16 ottobre 2018, 22:24News
di Daniele Castagna
fonte acmilan.com

L'altra sera ero a cena con mio cugino Antonio. Lui ha 61 anni, io cinque di meno. Cuori rossoneri da sempre. A un certo punto mi dice: "Ma sai che quella partita lì mi è rimasta dentro? Ogni tanto ci ripenso, è l'emozione più grande da quando seguo il calcio. Anche adesso mi vengono i brividi". Quella "partita lì" è il Derby di andata 1984-85. Il Diavolo veniva da stagioni buie, ma la nostra fede non mollava.

Eccoci, allora, animati di belle speranze recarci a San Siro con cuscinetto d'ordinanza e sacchetto di cibarie, panino e salamino incluso. Finiamo nei popolari insieme a un mare di gente. Trovare un posto decente è impossibile: vedo tutta la partita con un tifoso scatenato sopra la schiena, situazione fantozziana. Ma per il Milan questo e altro. Non si mette bene. Rummenigge crossa in mezzo e al 10' Altobelli insacca lo 0-1. Ahi, anche stavolta finisce male. Ma il Milan, al contrario mio, non si butta giù: gioca, costruisce e al 33' pareggia con un bel tiro al volo di Di Bartolomei. E vai!

Il secondo tempo vive nell'attesa del miracolo che accadrà. E qui i ricordi si annebbiano e si mescolano con la leggenda. C'è un contropiede e Virdis scatta in avanti, mentre mio cugino in una frazione di secondo profetizza: "Lo vedo, cross per Hateley e gol!". Lo guardo speranzoso, poi torno al campo. Virdis crossa alla grande, Hateley vola in alto, surclassa Collovati e la butta dentro! È il delirio. "L'avevo detto, l'avevo detto!" urla Antonio pazzo di felicità, mentre volano cuscinetto, panino e salamino. Ci abbracciamo, saltiamo, ci scappa pure qualche lacrima. Poi dritti fino alla vittoria. Tutto il resto è gioia, torniamo a casa con il cuore in tumulto e il sorriso a 32 denti.

"Da lì è iniziata la rinascita, il Milan trionfante che verrà", chiosa Antonio 34 anni dopo. "È proprio vero" rispondo io, sognando un nuovo Milan sul tetto del mondo.

di Diego Perugini