acmilan - La storia della settimana: una diavola nella capitale

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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 24 aprile 2018, 20:25News
di Daniele Castagna
fonte acmilan.com

La mia storia potrebbe intitolarsi una diavola allattata da una lupa. Nasco a Roma, quindi non è facile tifare ciò che non è Roma o Lazio, a sei anni mi innamoro di questi colori, grazie a due fratelli, insopportabili, che tifano Inter. Divento quella che si dice "una mosca bianca a Roma", sfido chiunque anche perché ho avuto la fortuna di vivere il grande Milan degli olandesi, poi quello di Capello, Ancelotti...

Ma tutto questo solo dopo aver sofferto e pianto per la Serie B. Ricordo perfettamente il momento dell'annuncio della retrocessione, ricordo ancora il dolore che provai, era quasi dolore fisico. Ero una ragazzina di 20 anni che aveva già tre figli, quindi zero divertimenti, zero di tutto, le mie domeniche si chiamavano Milan, i miei figli ancora oggi mi dicono "Conoscevamo a memoria l'inno, non le preghiere".

Poi le gioie, l'avvento di Berlusconi, il Milan sul tetto del mondo.

Non era facile nemmeno trovare una bandiera del Milan a Roma, quindi dovevo accontentarmi di un asciugamano rossonero comprato ai mercatini. Era il mio stendardo su quella finestra romana.

Il mio sogno? Vedere il derby a Milano, sogno che finalmente realizzo per un derby che ahimè, perdiamo. Ma poco importava. Avevo visto i miei amati gioielli. Sono una di quelle cresciuta con l'unico capitano il numero 6, quella che piangeva per l'addio di Van Basten mentre i romani mi guardavano incredula. La frase più ricorrente della mia vita è stata sempre questa: sei romana e tifi Milan? "Certo rispondevo io, l'amore non ha né colori né confini".

Ci si innamora, punto. Oggi che ho superato gli anta ho solo sostituito i figli coi nipoti, ma le mie domeniche restano sempre e solo del Milan. Grazie mio grandissimo amore per aver reso la mia vita più bella, perché tifare Milan è la cosa più bella che possa accadere.

di Luana Fiaschetti