Alex, Niang e Bacca. Donnarumma e Davide e un esonero immeritato: il ricordo del Mihajlovic milanista

Alex, Niang e Bacca. Donnarumma e Davide e un esonero immeritato: il ricordo del Mihajlovic milanistaMilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 16 dicembre 2022, 15:58Primo Piano
di Pietro Mazzara

Era un pomeriggio di aprile quando una breaking news del solito Peppe Di Stefano, su Sky Sport 24, cambiò la giornata di molti. Peppe annunciava i primi contatti – che primi non erano – tra il Milan e Sinisa Mihajlovic, allora allenatore della Sampdoria. In un momento storico buio, cupo, in piena “banter era” milanista, quel cambio alla guida della prima squadra sembrò essere il punto di rottura dal dogma de “il Milan ai milanisti” che con un inesperto Pippo Inzaghi non aveva funzionato così come creò uno spaccato, l’anno prima, con l’arrivo di Clarence Seedorf da gennaio a maggio 2014.

Mihajlovic arrivò a Milanello con un compito arduo, ovvero quello di provare a rialzare una squadra che, a livello qualitativo, era quello che era. Eppure, nonostante il primo ko contro la Fiorentina alla prima giornata di campionato, si respirava un’aria diversa. Fu lui, nel parcheggio di un autogrill, a dire parole forti e importanti e Mario Balotelli prima del suo ritorno al Milan e fu sempre lui, all’inizio di quell’estate, a dire a Galliani e Maiorino che no, non serviva più cercare un terzino sul mercato. Perché davanti a lui stava sbocciando un ragazzino bresciano che era stato una colonna della Primavera milanista e che lo stava impressionando. Quel ragazzino si chiama Davide Calabria e, oggi, è il capitano del Milan.

Fu sempre lui, negli allenamenti, a vedere che un ragazzotto volava tra i pali meglio di tutti. Parava più forte di tutti con la naturalezza di un predestinato. Il titolare era Diego Lopez, ma lo spagnolo iniziò a sentire pesantemente la pressione di un sedicenne destinato a fargli il posto. Si, è merito di Sinisa Mihajlovic se abbiamo visto Gigio Donnarumma per tanti anni tra i pali del Milan e della nazionale. Andando contro ogni pronostico e contro ogni bacchettonagine di chi non sapeva, Sinisa diede la titolarità della porta a Gigio, venendo ripagato più volte.

Le sue conferenze stampa erano quasi un evento, un rito settimanale al quale nessuno voleva mancare. Perché oltre alle frasi ad effetto, c'era confronto, dibattito, opportunità di crescita e di conoscenza reciproca, sia davanti sia dietro alle telecamere.

Fino all’avvento di Stefano Pioli, è stato lui l’ultimo allenatore ad aver regalato al Milan una vittoria in un derby di campionato. In una notte epica, quella del 31 gennaio 2016, con la Sud che alzò la coreografia di Hateley su Collovati mentre Sinisa, negli spogliatoi, caricava a pallettoni i suoi. Fu una gioia immensa. I gol di Alex, Niang e Bacca unitamente al rigore del potenziale 1-1 calciato sul palo da Icardi, diedero un sapore meno amaro a quell’annata che lo vide ingiustamente esonerato dopo aver portato il Milan in finale di Coppa Italia. Impossibile non ricordare la sua esultanza a fine partita dove gli si strapparono i pantaloni. Ma lui ci rise sopra, lo disse in conferenza e se ne andò ridendo come non mai. Era uno di noi.

Un vezzo di Berlusconi, che colse la palla al balzo e non gli fece finire la stagione. Chissà come sarebbe andata quella finale all’Olimpico contro la Juventus con Mihajlovic in panchina (il Milan fece una grande partita, guidato da Brocchi, giusto ricordarlo).

Sempre osannato ogni qual volta tornava a San Siro, Sinisa ha avuto la capacità di entrare nel cuore dei tifosi rossoneri e di non uscirvi più.

Riposa in pace mister