Verso Napoli-Milan, amici-nemici: il gigante svedese contro Ringhio. L'affascinante sfida tra due guerrieri

Verso Napoli-Milan, amici-nemici: il gigante svedese contro Ringhio. L'affascinante sfida tra due guerrieri MilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
mercoledì 18 novembre 2020, 22:12News
di Redazione MilanNews
fonte di Giovanni Picchi

Tra l’allenatore del Napoli e il centravanti del Milan ci sono solo 3 anni di differenza. Escludendo l’aspetto fisico e l’attuale squadra di appartenenza, in fondo i due non sono molto diversi. Entrambi in passato hanno vissuto momenti difficili, quando ancora non erano Ibrahimovic e Gattuso, ma semplicemente Zlatan e Rino. Hanno sempre lottato, senza mai demordere, ed alla fine ne sono usciti vincitori, diventando quello che sono oggi.

IBRAHIMOVIC, L’AUTOREFERENZIALE RAGAZZO DEL GHETTO

Zlatan nasce a Malmoe da immigrati jugoslavi, e trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Rosengaard, uno dei quartieri più malfamati della città. Evidentemente ha imparato allora a farsi rispettare. Passa le giornate a giocare per strada, fin quando si unisce al FK Balcan, squadra della zona. Ibrahimovic era molto più forte degli altri, tanto che veniva sempre messo insieme ai ragazzi più grandi. Una volta subentrò dopo l’intervallo, con gli avversari in vantaggio per 4-0. Vinse la partita 8-5, segnando 8 reti. Aveva 10 anni, e forse già allora sapeva di essere il più forte del mondo. A tredici anni viene acquistato dal Malmoe FF, dove dovrà conquistarsi con le prestazioni il posto in squadra. Ibra infatti veniva guardato con sospetto per la sua diversità: tutti gli altri ragazzi erano biondi con gli occhi azzurri e il naso all’insù, Zlatan era scuro con una canappia da farlo somigliare ad un tucano. Questa forma di discriminazione nei suoi confronti lo rende ancora più forte mentalmente, ma non gli lascia un bel ricordo del suo Paese di origine. “Ho messo la Svezia sul mappamondo” ha detto qualche anno fa in un’intervista. Ibra al Malmoe gioca e segna, entrando nell’ottica dei principali club europei.  Appena diciannovenne, riceve la visita di Arsene Wenger, che gli propone due settimane di prova all’Arsenal, al termine della quale il club inglese avrebbe deciso se ingaggiarlo o meno. Il trasferimento però salta, “Ibra non fa prove”. Pochi mesi dopo passerà all’Ajax, diventando il calciatore svedese più pagato di sempre. Era ancora Zlatan, ma stava per diventare Ibrahimovic. L’Olanda sarà una rampa di lancio verso una carriera di trionfi e successi. In campo lo svedese, oltre che per le doti tecniche ed atletiche, si distingue per il suo grande carattere. Lotta e si impone, proprio come faceva da piccolo nelle vie di Rosengaard. D’altra parte, come lui stesso dice: «Si può togliere il ragazzo dal ghetto, ma non il ghetto dal ragazzo».

“RINGHIO” GATTUSO, IL CALABRESE CON IL CUORE GRANDE

La giovinezza di Gattuso è caratterizzata dalla parola fuga. Ma ‘ fuga’ non va intesa come sinonimo di vigliaccheria, ma come l’unica strada da percorrere per il successo. Insomma, una “Fuga per la vittoria”.

Ivan Gennaro Gattuso nasce da una famiglia povera a Conegliano Calabro, paesino sul mare nella provincia di Cosenza. Sogna di fare il pescatore e gioca a pallone sulla spiaggia per pomeriggi interi. “Le gambe me le sono fatte lì”. Fugge per la prima volta a dodici anni, quando lascia la Calabria per andare a giocare nelle giovanili del Perugia. Non è una vera e propria fuga, ma un addio doloroso. Rimarrà per sempre affezionato alla sua terra, a differenza di Ibrahimovic. “Io terrone? Io penso in calabrese e poi devo sforzarmi di tradurre in italiano. Io le mie origini me le porto dietro, ne vado orgoglioso”.

In Umbria muove i suoi primi passi da professionista, e il 22 dicembre 1996 esordisce in Serie A contro il Bologna, la squadra che da piccolo l’aveva scartato. Nel 1997 decide di unirsi ai Rangers. Il trasferimento risulta più difficile del previsto, tanto che, per evitare il presidente del club umbro Gaucci, fugge dalla finestra nel cuore della notte. In Scozia Rino si fa notare per la sua grande grinta, che lo contraddistinguerà per tutta la carriera, e gli porterà il soprannome “Ringhio”. Nel ’99 viene accostato sia al Milan che alla Roma. L’accordo con i giallorossi sembra vicino, ma si mette di mezzo papà Gattuso, milanista da sempre. Gattuso passa allora al Milan, nonostante i dirigenti del Rangers facciano di tutto per tenerlo. In particolare, 007 in persona aveva provato a far saltare il trasferimento. Sean Connery, allora vice-presidente del club scozzese, purtroppo venuto a mancare recentemente, era stato prontamente ammonito dal calabrese, volenteroso di vestire rossonero. “Dite a Sean Connery di farsi i fatti suoi» sono le sue parole un po’ edulcorate. Al Milan Gattuso vince tutto, mantenendo però sempre la sua grande umiltà, a differenza di Ibra. “Quando vedo giocare Pirlo, quando lo vedo col pallone tra i piedi, mi chiedo se io posso essere considerato davvero un calciatore”.  Rino si ritira nel 2012 con un palmares incredibile alle sue spalle, tra cui un mondiale e due Champions League, e intraprende la carriera di allenatore.  Dopo aver fatto la gavetta nelle categorie inferiori, si impone in Serie A, prima con il ritorno al Diavolo e poi al Napoli, del quale è attualmente alla guida tecnica.

Domenica questi due grandissimi personaggi, amici dai tempi della convivenza in rossonero, si sfideranno in uno scontro davvero affascinante. Non sarà bello come quando giocavano insieme, ma sicuramente non mancheranno le emozioni.