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Gandini: "Ad Atene ero in panchina, c'era presunzione nei catalani. Dopo il 4-0 dissi a Capello..."

ESCLUSIVA MN - Gandini: "Ad Atene ero in panchina, c'era presunzione nei catalani. Dopo il 4-0 dissi a Capello..."MilanNews.it
lunedì 18 maggio 2020, 20:09ESCLUSIVE MN
di Redazione MilanNews
fonte Intervista di Pietro Mazzara

Umberto Gandini, ex dirigente rossonero, è stato intervistato in esclusiva da MilanNews.it e ha ripercorso le emozioni della finale di Champions League del 1994, vissuta in panchina quando ricopriva il ruolo di direttore dell’organizzazione sportiva. Una testimonianza autorevole del 4-0 al Barcellona, avvenuto esattamente ventisei anni or sono.

Gandini, quella del 1994 è stata la sua prima Champions da dirigente del Milan. Eppure non eravate i favoriti in quell’occasione. Qual è il primo ricordo che le viene in mente?

"I ricordi sono due. Il primo è indubbiamente l'atmosfera di grande euforia che c'era nei catalani, nel Barcellona. La prosopopea che avevano proprio i tifosi nell'ostentare le Coppe dei Campioni gonfiabili, far vedere come per loro fosse una finale dall'esito scontato. Dall'altra parte il ricordo del trionfo, di una soddisfazione estrema per aver battuto quella che sulla carta sembrava una squadra imbattibile ed aver stravolto il risultato di una finale che tutti davano per scontata".

Cosa c’è di diverso tra quella vittoria del 1994 con quelle del 2003 e del 2007?

"Nel 1994 e nel 2007 sono state due finali ad Atene. E' indubbio il merito di questa santa città per i tifosi milanisti. La vittoria del 1994 è stata la prima per me, la mia primissima esperienza in una finale in panchina con il Milan, quindi rimane una cosa particolare. La finale del 2003, giocata contro la Juventus, in uno stadio mitico come l'Old Trafford di Manchester, è stata unica, estremamente particolare, all'epoca quasi irripetibile. Poi è diventato piuttosto normale trovare squadre dello stesso paese e addirittura della stessa città com'è successo a Real Madrid e Atletico negli anni successivi, ma perché è cambiata la formula. Quella del 2007 è stata la giusta rivincita per la sconfitta patita nel 2005 a Istanbul, per quella che secondo me è stata la squadra più forte che abbiamo avuto in quegli anni. Non ci disse bene in quell'occasione, la possibilità di rigiocarla e di vincerla ancora a Atene è stata particolarmente significativa".

Come ha vissuto la dirigenza la presunzione verbale del Barcellona?

"Non mi ricordo una presunzione verbale del Barcellona inteso come club, c'era sicuramente grandissima presunzione da parte del compianto Johan Cruijff e della tifoseria. La dirigenza del Barcellona, come quella del Real Madrid e tutte le grandi squadre straniere, si è sempre distinta per l'essere di grandissima classe. Certamente ci dava molto fastidio, eravamo sotto grande pressione, per altro io e il signor Galliani ci occupavamo di acquistare i diritti televisivi per le reti Fininvest. Proprio in occasione della finale avevamo avuto un incontro con la presidenza dell'UEFA per chiudere il discorso sull'offerta relativa ai diritti televisivi in Italia. Quindi oltre al fatto di giocarci la finale avevamo anche questa ulteriore pressione del sapere se la nostra offerta sarebbe stata accettata o meno. Arrivati allo stadio il segretario della UEFA di allora, Gerhard Aigner, ci venne incontro e disse: "Volevo dirvi che abbiamo accettato la vostra offerta". E questo ci tolse molta pressione sul resto della partita".

Lei nel ‘94 era in panchina. Ci racconta come si vive da bordo campo una finale del genere?

"Grazie al Milan sono un veterano di finali vissute in panchina, ne ho fatte sei, tre vinte e tre perse. Questo è sicuramente un bagaglio di esperienza oserei dire inarrivabile. Nel '94, alla mia prima finale, ero in panchina a fianco di uno staff tecnico di prim'ordine, con Fabio Capello allenatore, Italo Galbiati come suo assistente, Pincolini, il dottor Tavana, Ramaccioni che è stato anche mio maestro in quel periodo. E' stato molto particolare. Con Capello poi c'era l'assoluta disposizione di non muoversi, di non disturbare ed interferire. Quando poi ci fu l'1-0 e poi il 2-0 ci venne da esultare, ma Capello era sempre molto concentrato, molto racchiuso nel suo personaggio. Al 3-0 era quasi impossibile trattenerci, poi quando Desailly segnò il 4-0, andai da Fabio e gli dissi: "Non ci prendono più, non ce la fanno più, non preoccuparti, ce l'abbiamo fatta". E' stato molto bello, è una cosa che ancora mi ricordo con grande gioia".