La sopportazione dei tifosi è al limite: vogliono segnali forti. Quante balle sul nuovo allenatore! Paolo Maldini ancora ostaggio degli umori 

La sopportazione dei tifosi è al limite: vogliono segnali forti. Quante balle sul nuovo allenatore! Paolo Maldini ancora ostaggio degli umori MilanNews.it
venerdì 26 aprile 2024, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Beati voi che siete giovani, altrimenti ricordereste come 2 anni dopo la prima stella (10 scudetti tutti sul campo) il Milan giocò in serie B a causa dello scandalo scommesse e la stagione successiva al ritorno in A retrocesse di nuovo, stavolta sul campo. Molti invece ricorderanno come nemmeno 2 anni dopo lo scudetto di Zaccheroni, l'allenatore fu esonerato a metà stagione, così come 2 anni dopo la Champions, la Supercoppa europea e il Mondiale del 2007, furono mandati via Ancelotti e Kakà. Così come Allegri 2 anni dopo il suo tricolore.  

Pensavamo di averle viste e sofferte tutte, invece 2 anni dopo uno degli scudetti più sensazionali della storia recente rossonera, si sono trasformate in tragedia una finale di Supercoppa, una semifinale di Champions e un secondo posto in campionato, ed è normale che sia così: 6 derby consecutivi non persi ma strapersi; fuori da Champions, Coppa Italia e corsa scudetto tra Natale e l'Epifania; una falcidia di infortunati senza ritorno; un momento cruciale della stagione giocato con la veemenza di un criceto e la solidità di una burrata.

La vita è fatta di montagne russe per chi spesso arriva al vertice, molto più piatta per chi galleggia nel mezzo. Siccome la maggior parte dei tifosi del Milan non hanno la mia età, per loro fortuna, questa cosa del su e giù come i ceci in ebollizione non la reggono. La sopportazione è al limite. Hanno la sensazione che 2 anni fa si fosse tornati a un passo dall'avere una squadra capace di iniziare un ciclo vincente, invece il rinculo è stato violento e la discesa irrefrenabile. Le motivazioni sono tante e le elencheremo a lungo da qui a fine campionato, ora quello che si pretende è un segnale forte: dalla squadra prima e dalla società poi.

Pioli pagherà. Mi dispiace sia finito nella spirale della demonizzazione, non lo meritava come uomo e come allenatore. Ha sbagliato come tutti, facendo più errori degli altri e nel calcio la mancanza di risultati, o meglio la presenza di risultati sconfortanti come quelli seguiti al 2022, si pagano. Ma merita rispetto e gratitudine. Come Sinner cambiò staff di punto in bianco - nonostante un cammino positivo e costruttivo - per crescere e imparare cose nuove, così oggi questo gruppo ha bisogno di una sferzata. I modi, i toni di Pioli sono stati da Milan come lo scudetto e i molti record positivi. Ci volevano però continuità e almeno un altro trofeo. 

A proposito del nuovo allenatore. Ormai influencer, opinionisti ed esperti di mercato sul calcio e sul Milan fioriscono anche dalle pietre, non si contano più. Per fortuna sui social vive quella regoletta che si misura anche nella vita sociale reale e che si chiama reputazione. Non mancano colleghi che purtroppo fanno favori ad amici procuratori e tecnici, quindi la panchina rossonera dalla prossima stagione ha una lista di candidati che nemmeno le liste civiche politiche... Mentre la narrazione ci dice che la società brancola nel buio, litiga su Conte o Lopetegui, Tizio o Caio, come a testa o croce. Ognuno ha il suo. So solo che prima della 38a di campionato sarà dura convincere tutti che il designato è già tale da oggi.

Ho sofferto come e più di tutti quando Paolo Maldini è stato allontanato dal Milan, per i tempi e i modi soprattutto, ma anche perché (come ho ricordato tante volte) nasco amico di papà Cesare prima che di lui. Ho imparato a conoscere i valori umani di Paolo che sono altissimi relativamente alla famiglia, all'amicizia e all'amore per il Milan. Ho imparato però che le società decidono brutalmente, avendo la possibilità e il diritto di farlo: il concetto della "grande famiglia" vale solo quando si vince. L'ho vissuto da fuori e da giornalista in mille situazioni che non riguardavano solo il Milan. L'ho provato accompagnando in auto Billy Costacurta (in un viaggio vuoto e silenzioso) a svuotare l'armadietto a Milanello nell'estate del 2002. L'ho riprovato nel 2013 accompagnando Massimo Ambrosini in auto a San Siro per una squallida conferenza stampa d'addio, in un ripostiglio dello stadio con poche sedie e una scrivania. 
Quello che oggi mi addolora di più è agitare il poster di Paolo Maldini a seconda degli umori: non mi piace che il presidente Scaroni lo abbia rievocato in queste settimane buie, mi piace ancora meno che molti tifosi gli rinfaccino acquisti sbagliati, presunzione e altre cose che non conoscono e che non sanno. In entrambi i casi si sono minimizzati i meriti di Paolo per aver riportato il club, la squadra, l’ambiente ai livelli che competono. Comunque sia finita.