...Lacrime e brividi per la vittoria della famiglia Milan

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© foto di ALBERTO LINGRIA
lunedì 14 maggio 2012, 11:00Focus On...
di Emiliano Cuppone

Lacrime e sorrisi in quel di San Siro, emozioni indescrivibili ed un’atmosfera che non ha avuto eguali in una giornata dedicata al cuore ed all’amore per una maglia, per due colori, il rosso della passione ed il nero del terrore da incutere negli avversari.
Milan-Novara è stata molto più che una partita, è stato il saluto sentito di un popolo ai suoi condottieri, è stata pura empatia fra calciatori e tifosi, è stato il meraviglioso finale di una storia d’amore lunga più di un decennio.
Ieri si è chiuso un ciclo, uno dei più belli che la storia del diavolo possa raccontare, l’epilogo di una cavalcata magnifica ed incessante cha ha lasciato un solco indelebile nell’anima di chi ha avuto la fortuna di esserne testimone.
Poche ore, ma intense come mai prima, fatte di lunghi silenzi rotti dall’urlo poderoso di uno stadio che non voleva smettere d’inneggiare a quegli uomini unici, quel gruppo splendido che è stato capace di regalare emozioni a non finire. Il manto erboso della scala del calcio non ha avuto bisogno di idranti, è stato annaffiato dalla lacrime di un popolo intero, accarezzata dall’emozione e la commozione di Rino Gattuso e Filippo Inzaghi, di Alessandro Nesta ed Adriano Galliani. Il campo ha tratto vita dal trasporto di campioni di lungo corso e di chi si ha vissuto un’avventura breve, ma per nulla fugace in rossonero. Una commozione generale, cuori che battevano all’unisono in un’atmosfera surreale che racconta di una famiglia vera che si è stretta forte per salutare i suoi figli prediletti.

C’è chi ha preso la sua decisione e le ha tenuto fede sino in fondo, trattenendo a stento l’emozione e lasciandosi abbracciare da quel calore unico che solo il pubblico del Milan sa regalare, come Alessandro Nesta, il più duro della compagnia, forse semplicemente il più sicuro di andare.
C’è chi non voleva crederci, chi ha fatto di tutto per far sì che quel sogno non terminasse mai, come Filippo Inzaghi, rimasto in campo ben oltre il fischio finale, attendendo in piedi al centro dell’arena a guardare quelle immagini che faranno sì che quel sogno non abbia fine. Non ce l’ha fatta a lasciarsi tutto alle spalle il bomber piacentino, ha voluto battere ancora un colpo, come nella favola più bella, chiudendo la sua avventura alla sua maniera, con il gol e la vittoria, con quell’esultanza ancor più spasmodica rispetto al solito, bagnata da lacrime sincere e dirompenti. Sembra quasi che Superpippo ci abbia ripensato, a fine partita ha ceduto all’idea di dare seguito alla storia d’amore più lunga della sua vita, lasciando aperto uno spiraglio impensabile prima.
Ha urlato tutto il suo orgoglio Gennaro Gattuso, quel “Forza Milan fino alla morte” riassume l’animus pugnandi del guerriero calabrese. Ha pianto Rino, l’ha fatto prima della partita, si è commosso per la rete dell’amico Pippo, ha riaperto i rubinetti anche a fine gara, di fronte a tutto il mondo, senza alcuna vergogna, lui che ha la scorza dura del pescatore, ma un cuore enorme, ha dato libero sfogo al suo stato d’animo con la purezza e la fierezza che lo contraddistinguono. Lui è certo, andrà via, ha bisogno di nuovi stimoli e cercherà un’altra sfida da vincere, ma mai con Juventus ed Inter, perché quei colori sono tutto per lui, li ha vestiti con onore ed orgoglio, li ha fatti suoi, incarnando lo spirito primordiale di questa maglia.
Tentenna Clarence Seedorf, la sua scelta non è ancora arrivata, l’orgoglio lo spingerebbe a cambiare aria, a dimostrare per l’ennesima tutto il suo valore, con una maglia diversa, in un campionato nuovo, ma il cuore lo tiene ancora lì. Si è defilato il professore, ha lasciato la scena ai compagni di tanti battaglie, lui che non sembra per nulla convinto di mettersi alle spalle quella squadra, quella società, quella famiglia che gli ha dato più di tutte le altre maglie che ha vestito nella sua gloriosa carriera.
Non riusciva a trattenere l’emozione Gianluca Zambrotta, l’hanno dovuto trascinare di forza sotto la curva, non aveva la forza di alzare lo sguardo verso quelle migliaia di persone che acclamavano il suo nome, con le lacrime che scendevano a fiumi sul viso segnato da tante battaglie.
Ci ha provato a salvare la nomea di duro Van Bommel, ma la roccia olandese si è sgretolata, ha mostrato tutta la sua umanità, l’aveva fatto sugli schermi di Milan Channel, ha concesso il bis ieri a San Siro, lui che in quella famiglia ci è entrato solo per 18 mesi, brevi, ma intensi come mai prima. Conquistato da quella maglia, da quelle emozioni, da quell’atmosfera unica che solo i colori rossoneri sembrano riuscire a regalare.

Non c’era nessun trofeo d’alzare al cielo ieri, non c’erano trionfi da decantare in casa rossonera, ma le sensazioni sono state forti, vibranti, uniche. Quella che doveva essere una giornata dimessa, interamente coperta dai festeggiamenti bianconeri, è divenuta una splendida riunione di famiglia, un momento di aggregazione e festa per un popolo che non conosce sconfitta. Il Milan conferma la sua anima vincente, mostra valori umani, oltre che sportivi, unici, regala emozioni indescrivibili che tolgono il fiato, che lasciano in piedi con le braccia protese verso il cielo, senza avere nulla da dire ed apparentemente senza motivo, ma come recitava uno striscione della Curva Sud Milano (splendida protagonista nella giornata di ieri) qualche tempo fa: “Capire tu non puoi, ma chiamale, se vuoi, emozioni”.