Gullit: "Balotelli, il futuro è nelle tue mani! Io sulla panchina del Milan? Non fatemi litigare con Seedorf"

Gullit: "Balotelli, il futuro è nelle tue mani! Io sulla panchina del Milan? Non fatemi litigare con Seedorf"
© foto di Giacomo Morini
mercoledì 16 aprile 2014, 13:00Gli ex
di Mattia Zangari‏
fonte L'Espresso

Dopo aver presenziato, in veste di ambasciatore della Laureus Sport for Good a Kuala Lumpur, l'ex tulipano nero Ruud Gullit ha parlato anche di Milan. Ecco l'intervista interessante rilasciata a L'Espresso

Se anche magnati del calibro di Silvio Berlusconi sono costretti a tagliare le spese non è illusorio puntare solo sulle capacità manageriali della figlia Barbara? "Non conosco Barbara. Quando giocavo nel Milan lei era ancora una bambina. Sono certo però che Berlusconi non abbia in animo di mollare. Non ho mai conosciuto un presidente che avesse una volontà di vincere come la sua". 

Oggi però Berlusconi è travolto da altre vicende. Il suo declino politico e i suoi guai giudiziari gli lasciano troppo poco tempo per il giocattolo di famiglia. "E' da un po’ che non sento Berlusconi. E di politica mi intendo poco. Da milanista di lungo corso, gli consiglierei di avere pazienza. è finito un ciclo. E ci vuole tempo per costruirne uno nuovo. Il Milan ha il vantaggio di avere una grande tradizione alle spalle. Dirigenti di caratura eccezionale come Adriano Galliani, che ha dedicato tutta la sua vita al Milan. Un allenatore di grandi ambizioni come Clarence Seedorf, che da calciatore ha contribuito a scrivere la storia della società. è appena arrivato e non capisco che senso abbia subissarlo già di critiche se qualche volta inciampa. E' un uomo intelligente, diamogli modo di lavorare sulla testa dei giocatori". 

Più in generale tutto il calcio italiano, come dimostrano le coppe internazionali, è scivolato in seconda fila. Ci può salvare solo l’arrivo degli sceicchi o dei magnati russi? "E' l’Italia che deve uscire con i suoi passi dalla palude in cui è affondata. Un tempo il vostro campionato era il top nel mondo. Arrivavano i fuoriclasse più ricercati. Gli stadi erano sempre pieni. Ora mi intristisco quando vedo gli spalti semivuoti di San Siro o i ricatti delle tifoserie violente. In Germania hanno saputo rifondarsi. Costruendo impianti comodi e funzionali, dove l’appassionato di calcio può portare tutta la famiglia". 

In Italia l’ha fatto la Juve. "Sì, la Juve da voi è l’eccezione. è sempre stato un club di grande livello ma ai miei tempi, se escludevi le partite di cartello, in casa richiamava al massimo 15-20 mila spettatori. Oggi c’è il tutto esaurito anche per gli impegni minori. Ha imboccato un circuito virtuoso e i risultati, grazie pure alla bravura di Antonio Conte, si vedono anche sul campo. Io penso che la rinascita del Milan debba passare attraverso la costruzione di un nuovo stadio". 

Ma la stessa Juve è fuori dall’élite europea. Secondo il suo amico Capello il campionato italiano non prepara alle coppe internazionali. "Penso che il calcio italiano non debba mai essere preso sotto gamba. Anche quando sembrate in crisi siete capaci di incredibili sorprese. Alla vigilia chi avrebbe scommesso un euro sul trionfo azzurro nei mondiali tedeschi del 2006? Io mi aspetto che l’Italia faccia bene anche in Brasile. Mi convince il lavoro di Cesare Prandelli, che ha saputo rilanciare la Nazionale dandole una mentalità più offensiva". 

Vede l’Italia in lizza per il titolo? «Sono convinto che vincerà il Brasile. Ma spero nell’affermazione di un’europea. Faccio ovviamente il tifo per l’Olanda che quattro anni fa arrivò seconda e che, per come ha inciso sulla storia del calcio mondiale, prima o poi meriterebbe di alzarla la Coppa».

Le fortune della Nazionale, come quelle del Milan, sono sempre condizionate dalle lune di Mario Balotelli. Se fosse un suo calciatore lei da tecnico come si regolerebbe? "Il futuro è nelle sue mani. Dipende solo da lui. Mario sa bene di essere un attaccante superdotato. Ma nel calcio d’oggi non basta. Servono altri valori. Sta a lui tirarli fuori. è inutile dargli consigli. Non è più un ragazzino".  

Lei è mai tentato di tornare in panchina? "Sì, perché il terreno di gioco è sempre stata la mia vera vita. Ho allenato club importanti: il Chelsea, il Newcastle, il Los Angeles Galaxy e il Grozny che aveva ottimi giocatori. Nel 2004 ho anche diviso la responsabilità della Nazionale olandese con Dick Advocaat. Ma in panchina non ho mai colto grandi risultati. Sì, mi piacerebbe ritentare".

Perché non con il Milan? "Vuole farmi litigare con Seedorf?".