Un tabù da sfatare per la fine di un incubo iniziato nel 2014

Un tabù da sfatare per la fine di un incubo iniziato nel 2014MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 24 febbraio 2017, 17:13L'Avversario
di Giuseppe Bosso
Sassuolo-Milan tra corsi e ricorsi

12 gennaio 2014. In una gelida notte di inizio anno ebbe inizio il romanzo di Sassuolo-Milan, che ad oggi per il tifoso rossonero è un vero e proprio romanzo horror che ha reso il Maipei Stadum di Reggio Emilia non meno indigesto ai cuori milanisti del Bentegodi di Verona e dell'Ataturk di Istanbul.

Avanti 2-0 dopo 13 minuti con l'uno-due Robinho-Balotelli le cose sembrano mettersi bene per i ragazzi di Massimiliano Allegri; ma ecco d’improvviso sbucare un folletto malvagio, cuore nerazzurro mai nascosto, Domenico Berardi, come buona parte dei suoi compagni neroverdi al debutto nel massimo campionato: quattro gol tra il 14’ e il 47’; il Milan ci prova a raddrizzare quella partita, nel finale Allegri butta nella mischia il giapponese Keisuke Honda, primo acquisto di gennaio; capitan Montolivo, subentrato a Nocerino, va a segno all’86 e quasi subito Pazzini ha la palla del pareggio, ma la traversa colpita dal centravanti rappresenta simbolicamente la fine del triennio rossonero di Max Allegri, esonerato il giorno dopo per far posto a Seedorf.

Sembra passato un secolo da quella notte: nel corso degli anni sulla panchina rossonera si sono succeduti, oltre all’olandese, Pippo Inzaghi, Sinisa Mihajlovic e Cristian Brocchi, nessuno dei quali è riuscito nell’impresa di riportare il Milan in Europa, mentre il tecnico livornese, ingaggiato dalla Juve al posto di Conte, ha vinto scudetti in successione e sfiorato una Champions nel 2015; Honda, accolto con curiosità e simpatia, a parte un breve momento nell’autunno 2014, non si è rivelato elemento utile alla causa e vedrà probabilmente chiudere, mestamente, la sua avventura italiana a fine stagione.
 

E loro, i neroverdi di Romagna, sempre puntuali nel ruolo di guastafeste, un anno dopo, stavolta dopo essersi imposti anche a San Siro nel primo match del 2015: ancora lui, Berardi, tre volte a segno il 17 maggio, ancora al Maipei, un 3-2 che vanifica le ultime, residue speranze di centrare almeno il contentino dell’Europa League; ed è ancora lui, stavolta a San Siro, il 25 ottobre, a ‘battezzare’ l’esordiente Gigio Donnarumma con una punizione che comunque stavolta non basta ai ragazzi di Di Francesco, battuti 2-1. La vittoria sui neroverdi per Sinisa Mihajlovic è l’inizio di una fase di alti e bassi, nella quale nonostante qualche scivolone e qualche pareggio di troppo la squadra sembra tenere il passo della zona europea, raggiungendo la finale di Coppa Italia.

Ma ancora una volta, il 6 marzo 2016, riecco ancora il Sassuolo, in quel momento a -6 dai rossoneri, riecco il Maipei: 2-0 firmato Duncan e Sansone, e inizio del crollo che porterà all’esonero del tecnico serbo e al vano tentativo di salvataggio con il breve interregno di Cristian Brocchi.

A Vincenzo Montella, dunque, il compito di porre fine a questa maledizione, nella speranza che in quel Maipei Stadium dove ebbe inizio l’incubo, arrivi in parallelo con il tanto sospirato ‘closing’ societario un nuovo inizio per la storia milanista.