LA LETTERA DEL TIFOSO: "Bari-Milan: dalla caserma allo stadio" di Dario

LA LETTERA DEL TIFOSO: "Bari-Milan: dalla caserma allo stadio" di DarioMilanNews.it
© foto di Federico De Luca
lunedì 4 maggio 2020, 20:30La lettera del tifoso
di Redazione MilanNews
fonte scrivi a laletteradeltifoso@milannews.it

Ciao a tutti, redazione e tifosi milanisti. 

Ho quasi 66 anni e tifo per i colori rossoneri, praticamente da sempre, credo proprio per colpa di mio padre. Infatti quando mi portò a Sansiro la prima volta, era il 1* aprile 1962 (Milan-Mantova 1-0), avevo solo otto anni e ricordo ancora i gradoni delle stadio, più grandi di me. 

Ovviamente, dall’alto della mia età, di aneddoti e partite speciali da ricordare, ne avrei a iosa.  Ma ve ne voglio raccontare uno, su una semplice amichevole, ma, per me, fuori dal comune. 

Parliamo del 1974.  Quell’anno ero sotto naja dal 6 agosto, a Bari. Il mio reggimento viveva e lavorava in due enormi caserme gemelle, la Milano e la Capozzi, una di fronte all’altra, divise solo da una strada. Io ero assegnato alla prima.  Naturalmente, tra i milleduecento tra soldati e reclute, avevo legato di più con cinque lombardi come me e, soprattutto con uno di questi, milanista sfegatato.  Fatto sta, che un giorno, il 19 settembre, veniamo a sapere che quella sera, il nostro amato Milan avrebbe giocato un’amichevole col Bari.  Pieni di entusiasmo, io e il mio commilitone (Maurizio) ci facciamo coraggio e ci rechiamo dal comandante a chiedere un permesso d’uscita. Quello strabuzza gli occhi, ci urla che siamo solo reclute di primo pelo e ce lo nega. La delusione è cocente. Ma io sono sempre stato un po’ matto e ribelle  e propongo al mio amico un’idea balzana (o malsana) che m’è affiorata alla mente e lui accetta di rischiare con me.  Il pomeriggio tardi, finiti i nostri servizi, svestiamo la divisa da lavoro e indossiamo quella da libera uscita, però con la camicia slacciata di qualche bottone e le maniche rimboccate, perché ad una prima occhiata sembrasse quella da lavoro.  Col cuore in gola a tremila battiti ci avviamo al corpo di guardia, dove all’ufficiale di picchetto dichiariamo candidamente che dobbiamo andare alla Capozzi di fronte. Quando ci ha dato l’ok e ci ha aperto il cancello, quasi non ci credevamo. Era fatta. Appena fuori vista, abbiamo ricomposto la divisa e via di corsa a prendere un autobus per lo stadio Della Vittoria. Siamo in tempo perché manca ancora una mezz’oretta abbondante all’evento, però fremiamo perché non vediamo l’ora di entrare e c’è un po’ di coda allo sportello. Quando finalmente tocca a noi e chiediamo i costi delle tribunette, il bigliettaio ci chiede:

“Ma voi siete militari?”
“Si”
E già iniziavo a pensare che ci volesse un permesso della caserma.
E invece:
“E allora entrate pure. È gratis, potete anche stare a bordo campo se vi va”

E così siamo entrati e abbiamo assistito alla partita ad un metro dal campo, c’era solo una semplice rete metallica tra noi e la panchina rossonera e mai avevo visto così da vicino (a San Siro è impossibile) i giocatori e il mio amato (calcisticamente) Gianni Rivera. 

Autore del gol dell’1-0 finale, Chiarugi. 

Esperienza bellissima, anche perché piena di adrenalina. E, galera per galera, prima di tornare ci siamo anche abbuffati in una tipica trattoria barese, almeno, se ci avessero sbattuto dentro, avremmo avuto lo stomaco pieno!

Invece, al rientro, tutto ok. Stessa tecnica dell’uscita e nessun problema, così io e Maurizio ci siamo coricati nelle nostre brande emozionati per il nostro Milan visto così da vicino, felici per l’avventura a lieto fine e sicuri di aver aggiunto ai nostri bagagli di esperienze un simpatico aneddoto da poter raccontare in futuro...

Ciao. 

Dario da Bellusco (MB)

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