Innanzitutto c’è da risolvere la questione del Financial fair play . Entro novembre con la Uefa si dovrà ridiscutere della questione del “ Voluntary Agreement ” congelata lo scorso giugno . L’organo di controllo contabile europeo, come da prassi, sta valutando i bilanci delle tre stagioni precedenti (2014/15, 2015/16 e 2016/17) a quella in corso, durante le quali la società rossonera ha accumulato un rosso di 250 milioni. Una zavorra enorme rispetto al limite di perdite fissato dalla Uefa a 30 milioni nel triennio. Il Milan in primavera, senza il voluntary agreement, andrebbe incontro alle sanzioni disposte dalla Uefa in sede di “ Settlement Agreement ” (quelle inflitte a Inter e Roma due anni fa, per intendersi).
Voluntary Agreement ”, a fronte di un piano credibile di sviluppo dei ricavi. A giugno nel business plan presentato da Yonghong Li si immaginava una crescita di fatturato fra il 2018 e il 2022, dagli attuali 250 a oltre 500 milioni, proprio grazie ai ricavi Champions e agli introiti commerciali in Cina. La piattaforma Milan China è il grimaldello per aprire il mercato asiatico al brand rossonero. Lo scorso 13 ottobre il club ha sottoscritto la prima sponsorizzazione con una realtà del Dragone. Alpenwater, azienda produttrice di bevande e acque minerali, è diventata un nuovo official partner rossonero. Un primo incoraggiante passo. Bisognerà capire se sarà sufficiente per la Uefa.
Ottenere il voluntary agreement dalla Uefa potrebbe, d’altro canto, agevolare l’altra partita che l’ad Marco Fassone sta “giocando” sui mercati finanziari. Il Milan come previsto in concomitanza con il closing del 13 aprile 2017 ha ristrutturato il proprio indebitamento attraverso l’emissione di due prestiti obbligazionari per oltre120 milioni sulla Borsa di Vienna, entrambi collocati presso l’investitore Project Redblack riconducibile ai fondi Elliott e Blue Skye . Elliot ha poi prestato di fatto a Li Yonghong altri 180 milioni per completare l’acquisto del club.