Biasin: "Milan, clamorosa resa dei conti: ecco cosa succede"

Biasin: "Milan, clamorosa resa dei conti: ecco cosa succede"MilanNews.it
© foto di Federico De Luca
martedì 6 ottobre 2015, 21:17News
di Enrico Ferrazzi
fonte di Fabrizio Biasin per TMW

La scoppola rimediata a San Siro contro un Napoli sontuoso ha fatto tornare a galla antiche verità, mascherate negli ultimi mesi dal solito tentativo del club di far passare all'esterno un'immagine inesistente. "Ah, con Mihajlovic sì che sarà vero Milan..." o "Sinisa? Altro che Pippo..." o "L'obiettivo è la Champions, ma sognare non costa niente". Gli altri (tifosi, opinionisti, giornalisti, appassionati) tutti a dire: "Il mercato non funziona. Il Milan ha speso tanto ma la rosa è difettata". Ecco, dopo solo sette giornate per la nota questione "è sbagliato sparare sentenze" non ce la sentiamo di dire "il Milan ha già buttato via la stagione", ma neppure abbiamo la forza di temporeggiare in nome del detto - recentemente proposto da Mihajlovic - "I cavalli si vedono alla fine". Sarà anche vero, i cavalli si vedono alla fine, ma se son zoppi lo capisci nella stalla prima della gara. E un cavallo zoppo non può fare miracoli neanche se gira a 1000 all'ora, figuriamoci se non gira per niente.
Il Milan è una squadra costruita male e gestita peggio. L'assunto "al Milan l'allenatore fa l'allenatore e i giocatori li compra la società" poteva funzionare quando una società c'era, quando il Milan era il porto attrezzato dove tutti giocatori volevano approdare. Ora che il porto non esiste più te la puoi cavare solo in due modi: 1) Con una società capace e strutturata. 2) Con un tecnico accentratore e decisionista. Il Milan non dispone né dell'una (la società "strutturata"), né dell'altro (il tecnico decisionista). Dal post Ancelotti in avanti i tecnici sono fatti passare come coloro che "devono baciare per terra se allenano un club glorioso come quello rossonero". Il modo migliore per inibirli, costringerli ad accettare tutto senza poter dire "secondo me dovremmo fare così...". Uno solo ha provato ad alzare la voce, Seedorf, per tutta risposta è stato allontanato come si fa con coloro che nelle dittature osano minare le certezze di chi comanda.

Ricordiamo a lorsignori che lo stesso Clarence Seedorf ogni mattina apre gli occhi e si ritrova circa diecimila euro in tasca senza dover far niente di niente. Un'altra ci ha provato, Barbara Berlusconi. Nel novembre 2013 pubblicò una sorta di "manifesto" dal quale ripartire ("programmazione, scouting, dirigenti capaci..."). Tutti discorsi teorici, per carità, ma quantomeno "diversi". Ebbene, per tutta risposta venne messa da parte, invitata a trattare fondamentali faccende di marketing. Due anni dopo il Milan si ritrova in una situazione identica, forse peggiore, con oltre 100 milioni buttati sul mercato e che si aggrappa alle ramanzine di un amministratore delegato che nello spogliatoio dice "tirate fuori gli attributi!". Risultato? Tecnico sfiduciato, giocatori annichiliti.
Che fare ora, esonerare? Non avrebbe alcun senso, anche solo per questioni di immagine (quattro tecnici a libro paga contemporaneamente al Milan non si sono mai visti). E allora bisogna fidarsi di Sinisa ma anche pretendere di più da lui: domenica il tecnico "dal carattere di ferro" è parso smarrito, addirittura poco coinvolto. Sembra paradossale ma al momento l'unica speranza sembra legata all'attaccante "cattivo", arrivato all'ultimo perché non lo voleva nessuno: sì, proprio Balotelli. Oggi ai "pulcini" del Milan servirebbe un po' della sua sfrontatezza. O di amor proprio. O di inconsapevolezza. O forse servirebbe una cravatta gialla a testa. Con quella addosso il posto non te lo toglie nessuno.