Biasin: "Milan, non solo orientali: spunta uno spagnolo ma Silvio ha scelto il modello inglese”

Biasin: "Milan, non solo orientali: spunta uno spagnolo ma Silvio ha scelto il modello inglese”MilanNews.it
© foto di Federico De Luca
martedì 5 maggio 2015, 13:15News
di Alessandro De Magistris
fonte di Fabrizio Biasin per TMW

Ora il calcio. O meglio, la questione “mister”. Non so se chi legge se n’è accorto, ma quella appena passata è stata una settimana di vera “battaglia” per quelli che fanno il mio mestiere. C’era lo schieramento dei “thailandesi” (i giornalisti che facevano il tifo per Bee ed erano certi della buona riuscita dell’affare nell’immediato) e quello degli “anti-thailandesi” (i giornalisti che “occhio a dare il Milan per venduto prima che Silvio apra bocca”). Al momento hanno vinto questi ultimi, ma la partita è assai lunga. Il Berlusca a guardar bene sta portando avanti la cosa con estrema maestria, quella di un imprenditore che sa come strappare le condizioni migliori per il bene del Milan (ovvio) ma anche per quello strettamente personale.

Il colpo di scena dell’altro giorno (“Mi tengo il 51%”) apparentemente non nasconde magagne: Berlusconi semplicemente vuole fare in Italia quello che nel resto d’Europa accade normalmente. Prendiamo l’Arsenal: il proprietario è l’americano Stanley Kroenke (possiede il 66% del club), al suo fianco il russo Usmanov (15%) e l’iraniano Farhad Moshiri (15%). Tutti e tre fanno grano in proporzione, nessuno si lagna. Domanda classica: “Perché uno dovrebbe acquistare una quota di minoranza per non comandare?”. Esattamente perché vuol fare quattrini. Come? Con la quotazione in Borsa, con le tournée, con i profitti che deriveranno dal nuovo stadio, magari attraverso lo “smazzo” di giocatori legati al ondo Doyen. Insomma: il Berlusca fa incetta di amici e incassa, i soci son felici e incassano pure loro. Almeno sulla carta.

Il problema semmai è un altro: tutto questo processo necessita di tempo, parecchio tempo, diciamo almeno un paio di mesi. Nel frattempo chi sistema il delirio pippesco (ovvero quel che accade in campo)? Le faccende legate alla proprietà sono ovviamente importanti, ma non possono prescindere da un dato di fatto: al tifoso certamente interessa quel che succede nelle hall degli alberghi, ma forse è più interessato alla partita della domenica; è incuriosito da Mr Bee o Lee, ma preferisce avere a che fare con i gol, magari segnati dalla propria squadra. Il fatto che il 3-0 di Napoli sia passato in secondo piano al grido di “Vabbè, tanto ormai…” è la prova provata che siamo al punto di non ritorno. I tifosi l’hanno capito è scrivono “Basta”, la società temporeggia come se non sapesse che le squadre si costruiscono a maggio, non ad agosto. E si costruiscono con i quattrini, quelli che Berlusconi non ha mai lesinato, ma che troppo spesso sono finiti a “ungere” i conti di giocatori troppo coccolati.

Inzaghi dice: “Adesso lancerò qualche giovane”. Come se si trattasse di un tentativo estremo per fare qualcosa di buono. Ma ha senso gettare nella mischia il Felicioli di turno? Forse Pippo vuol battere il record di giocatori alternati in stagione. Esempi a caso. 1) Mexes: prima fuori rosa, poi capitano, poi sospeso per squalifica, ora baluardo. 2) Muntari: prima titolare, poi riserva, poi autoescluso, quindi convocato. 3) Van Ginkel: prima sempre fuori “perché non è maturo”, poi sempre in campo “perché è maturo nonostante l’età”. 4) Cerci: il Milan lo vuole ma costa troppo. Poi lo prende perché c’è l’occasione con Torres. Però resta fuori perché non è pronto. Poi gioca degli scampoli. Poi scompare.

No, c’è qualcosa che non va. I soldi sono importanti, fondamentali, necessari, ma al Milan non servono solo quelli: servono ordine, disciplina, magari quella di Emery (l’interesse per il tecnico spagnolo è concreto), soprattutto serve quel peso a Palazzo che ti permette di non restare (ingiustamente) in dieci dopo 47 secondi dal fischio d’inizio. Una volta c’era, adesso non c’è più.