Garlando: “La piccola Milano entra in Europa”

Garlando: “La piccola Milano entra in Europa”MilanNews.it
© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS
lunedì 22 maggio 2017, 14:03News
di Enrico Ferrazzi

Sulle colonne della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha commentato così il ritorno in Europa del Milan: “Il Milan ce l’ha fatta. Faticando, trascinandosi sui gomiti come un marine sotto il filo spinato, ma ce l’ha fatta. Il sesto posto è suo. Dopo tre anni ritrova un palcoscenico internazionale. Poco importa che sia «solo» un preliminare di Europa League. Importa che sia tornato a casa, perché non c’è club italiano che negli ultimi 30 anni sia stato più caratterizzato dalla sua dimensione internazionale. Quando il Milan va a giocare in coppa non «parte», «ritorna». Anche per questo, se i festeggiamenti di San Siro possono essere sembrati sproporzionati alla conquista (un sesto posto), vanno compresi. Complimenti a Montella che, dopo aver strappato contro logica una Supercoppa alla Juve stellare, ha scippato il passaporto a concorrenti più attrezzate (Inter su tutte). Un mezzo capolavoro frutto di sapienza tattica, leadership e arte di arrangiarsi. Non è stato facile trasmettere motivazioni feroci e autostima nel mezzo di un passaggio societario infinito, con una rosa tecnicamente tanto inferiore alle più forti. Il confronto tra la facilità creativa della Roma e del Napoli di sabato, che sgorgavano calcio, e il faticoso arrembaggio del Milan di ieri, che distillava goccioline di gioco come un alambicco, è stato imbarazzante. Ha deciso ancora Deulofeu, uno dei pochissimi di alta qualità. Per segnare al Bologna, Montella ha dovuto togliere una punta: si è arrangiato ancora una volta, anche contro logica. I tifosi che ieri l’hanno osannato hanno intuito i suoi grandi meriti e quelli di una squadra che ha l’anima superiore ai piedi. Ma il prossimo Milan dovrà essere molto diverso. Ora che si è procurato il diritto al gran ballo deve procurarsi un vestito adatto: con queste lacune di qualità non può presentarsi in Europa o al tavolo dello scudetto.

Ha fatto tenerezza ieri San Siro quando ha applaudito un sombrero di tacco di Gustavo Gomez. E’ parsa una scena di «Miracolo a Milano». Come i poveri di Zavattini si contendevano un raggio di sole, così i tifosi rossoneri si sono avventati sull’unica, episodica, perla tecnica del match. Ai tempi di Gullit e Kakà giocate del genere erano la regola, non l’eccezione del Milan. La nuova dirigenza rossonera dovrà regalare a Montella gente di qualità, specie a centrocampo, perché nel calcio moderno la bellezza non è più un optional, ma una necessità. Lo dimostrano Roma e Napoli, lo dimostra la svolta a 5 stelle di Allegri, ma anche l’Atalanta che per la prima volta nella storia finirà davanti alle milanesi. Un sorpasso epocale che non si spiega solo con la corsa, il pressing alto e la lavagna del Gasp. No. La supremazia è anche tecnica. Inter e Milan non hanno terzini che stoppano bene la palla quando vola da una fascia all’altra come Conti e Spinazzola; Inter e Milan non hanno attaccanti che calciano e assistono in modo più pulito del Papu Gomez. Oggi Bergamo è più bella di Milano nei piedi e nell’anima: questa è la verità. Il Milan vuole e non può; l’Inter può e non vuole. Quando vuole, l’Inter può battere la Juve, farne 7 all’Atalanta o vincere in scioltezza sul campo della Lazio. Un sussulto d’orgoglio ha consentito ai nerazzurri di evitare per lo meno l’onta della nona partita consecutive senza vittorie: sarebbe stato record assoluto nella storia della Benamata. Che questo sussulto sia stato dettato da un gruppetto d’italiani (Santon, Andreolli, Candreva, l’azzurro Eder...) può essere un’indicazione preziosa per la rifondazione: l’appartenenza è cemento e anti-doto alla noia. La Milano dei grattacieli di vetro e del Bosco Verticale non può entrare in Europa con un preliminare in due strappato con i denti. Urge un altro futuro”.