Un altro passo indietro

Un altro passo indietroMilanNews.it
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
domenica 11 gennaio 2015, 01:24Vista dalla Curva
di Davide Bin
Il Milan pareggia all'Olimpico di Torino contro i granata, ma subisce per l'intera partita dopo essere passato in vantaggio dopo soli tre minuti ed essere rimasto in dieci per tutta la ripresa; così non va...

~Di positivo c'è solo il risultato, uno striminzito pareggio, un punticino che non alimenta molto una classifica sempre meno esaltante; per il resto meglio stendere un velo pietoso e non solo su una ripresa giocata in inferiorità numerica, ma comunque interpretata con troppa rassegnazione e passività, pensando solo a difendersi e rinviare palloni lontano un po' a casaccio, ma anche su un primo tempo giocato ad armi (giocatori) pari ma in cui si è lasciata l'iniziativa all'avversario subito dopo essere passati in vantaggio, ovvero dopo soli tre minuti. Se l'effetto del vantaggio repentino è quello visto nelle prime due partite del 2015, forse è meglio evitare di segnare per primi e men che meno in avvio di partita e ciò chiama in causa pesantemente la guida tecnica e motivazionale di una squadra che diventa troppo presto rinunciataria e passiva e pensa solo a difendersi e quasi mai a cercare di chiudere le partite e i risultati sono questi. In fondo abbiamo visto altre squadre rimanere in inferiorità numerica e provare comunque a giocarsela senza timori e paure eccessive, invece questo Milan dell'Olimpico aveva già rinunciato a giocare prima dell'espulsione di De Sciglio, figurarsi dopo e meno male che il Torino è sembrato un po' spuntato e poco incisivo in attacco, altrimenti sarebbero stati dolori e i rossoneri sarebbero tornati dal Piemonte senza nemmeno il contentino del punto da aggiungere in classifica. E che dire di quel nervosismo eccessivo, dei tanti falli commessi, della collezione di cartellini gialli, dell'ingenuità di De Sciglio che poteva costare carissima? La determinazione e la grinta sono altre cose, caro Inzaghi e bisogna far capire ai propri giocatori che essere davvero motivati e "intensi" vuol dire correre più degli avversari, lottare su ogni pallone con agonismo ma nel modo più corretto possibile, altrimenti davvero non ci siamo. Alla vigilia Inzaghi aveva chiesto di vedere almeno il proprio portiere migliore in campo se proprio bisogna perdere, a sottolineare che le sconfitte devono essere meritate e in fondo è stato accontentato, visto che Lopez ha salvato più volte la squadra dalla capitolazione, già nel primo tempo e poi anche nella ripresa, ma almeno la sconfitta è stata evitata e magari è meglio se nella prossima conferenza stampa della vigilia Inzaghi chiede una vittoria in goleada con un attaccante migliore in campo...

I dubbi della vigilia riguardo alla formazione vengono risolti con qualche sorpresa: in difesa c'è regolarmente De Sciglio (che sembrava destinato alla panchina) ma a destra, con Armero a sinistra e Rami-Mexes coppia centrale; a centrocampo rientrano Muntari al posto di Poli e De Jong al posto di Essien e in attacco c'è Niang al posto dell'epurato El Shaarawy, uscito fra i fischi nella partita contro il Sassuolo, ma forse non è relegando in panchina un ragazzo in difficoltà che lo si aiuta a uscire dal momento difficile, soprattutto quando si è dichiarato più volte di voler puntare fortemente su di lui. Il Milan riveduto e corretto da Inzaghi, ma sempre senza centravanti, parte forte e sblocca il risultato dopo soli tre minuti: magia di Menez che sfugge a tre avversari contemporaneamente, entra in area e cade a terra appena sente la maglia tirata, conquistandosi e trasformando il rigore. Segnare dopo tre minuti dovrebbe essere una condizione ideale per controllare a proprio piacimento la partita e, soprattutto, giocare nel modo preferito, ovvero aspettando l'avversario e ripartendo in contropiede, ma il Milan inspiegabilmente arretra troppo il baricentro e si lascia assediare dal Torino, che si insedia stabilmente nella metà campo rossonera, sfodera percentuali di possesso palla da Barcellona dell'era Guardiola e fa correre lunghi brividi di paura lungo le schiene dei tifosi rossoneri. Diego Lopez è strepitoso su Farnerud e Quagliarella, un colpo di testa di Moretti finisce fuori di poco, Darmian colpisce il palo di testa e Glik, sempre di testa, alza la mira di poco. Il Milan risponde solo con una magia di Niang (dribbling fra un nugolo di avversari) conclusa con un tiro alto e lascia completamente l'iniziativa all'avversario. Un primo tempo lunghissimo (cinque minuti di recupero) si chiude nel modo peggiore, ovvero con l'espulsione di De Sciglio, che colleziona due cartellini gialli sempre per falli sullo scatenato Darmian; davvero inspiegabile l'involuzione del giovane terzino rossonero, che non riesce più a ritrovarsi e sembra irriconoscibile, rispetto a qualche mese fa. Inzaghi corre ai ripari inserendo Abate al posto di Niang, ma la ripresa si preannuncia soffertissima...

Timori rispettati, visto che il Milan arretra ancor di più e si chiude a riccio, subendo un assalto stile Fort Apache: il Torino prova a sfondare da tutte le parti e la partita è un autentico monologo granata che i rossoneri, pardon i gialli (ancora quell'inguardabile maglia che nulla ha a che fare con il Milan...) provano a spezzare solo con rilanci lunghi verso il nulla e respingendo ogni pallone che arriva in area, con affanno ma anche cercando di rimanere compatti e ordinati. Il tempo passa, il muro resiste, grazie alle parate di Lopez, bravo anche nelle uscite alte e in ogni suo intervento, ma anche grazie all'imprecisione dei granata, ma a furia di provarci il pareggio arriva e, ovviamente, ancora su un pallone spiovente in area da calcio d'angolo, una vera maledizione per la difesa rossonera e non solo da quest anno. Glik svetta sui difensori del Milan, che pure provano a contrastarlo e batte Lopez, riportando il punteggio in parità, risultato meritatissimo, se non addirittura stretto per i padroni di casa. Ennesimo gol subito su palla inattiva, ma bisogna sottolineare anche come, soprattutto nel primo tempo, il Milan sia andato in difficoltà anche sulle verticalizzazioni con palla in movimento, perchè ogni affondo dei granata metteva in crisi una difesa sempre sorpresa e mal schierata, un po' come successo martedì scorso in occasione del gol del pareggio del Sassuolo. Da sottolineare che il pareggio arriva proprio poco dopo che Inzaghi aveva ordinato l'indietro tutta, togliendo Menez e inserendo Alex, passando a un ultra difensivo 4-5-0; in precedenza era entrato Poli al posto di Muntari e quest ultimo non l'aveva presa proprio bene e sto usando un eufemismo... L'ex Cerci rimane in panchina, così come Pazzini, che magari avrebbe fatto comodo là davanti a fare a sportellate con i difensori avversari, provando a difendere qualche pallone rilanciato in avanti, facendo salire e respirare la squadra, ma evidentemente Inzaghi ha deciso di difendere coraggiosamente e testardamente la sua idea di calcio che non prevede un centravanti "di peso". Ovviamente il Torino, sull'onda dell'entusiasmo per il pareggio raggiunto, prova anche a vincere, ma il fortino rossonero nel finale resiste, respingendo ogni cross, ogni traversone, ogni tentativo di entrare in area da parte dei granata e con molto affanno arriva un pareggio che serve a poco ma è sempre meglio di una sconfitta, come direbbe Monsieur De La Palisse.

Il Milan non vince in trasferta dal 19 ottobre (al Bentegodi contro il Verona) e da allora ha conquistato solo due vittorie in undici partite, davvero troppo poche per chi vuole aspirare al terzo posto; ciò che più preoccupa, però, è l'atteggiamento di una squadra che sembra troppo rinunciataria, soprattutto quando ha la fortuna di passare in vantaggio, che non dà il giusto significato alle parole determinazione e motivazione e gioca in modo troppo nervoso e falloso. La mancanza di risultati sicuramente incide, ma si fatica a riconoscere in questo inizio di 2015 la squadra che aveva chiuso in modo brillante il 2014; invece dei tanto auspicati progressi si sono visti solo passi indietro, sul piano del gioco e dell'approccio mentale alle partite e ciò chiama in causa pesantemente anche Inzaghi, che ha una media punti decisamente inferiore a quella del tanto vituperato Seedorf e sembra anche lui, come i suoi giocatori, un po' sperduto e spaesato, quasi avesse perso la retta via che sembrava aver imboccato a dicembre. Questo Milan visto all'Olimpico è davvero un povero Diavolo, che voleva matare il Toro e per poco non è finito incornato e ora serve davvero, non solo a parole, un pronto riscatto a cominciare dalla Coppa Italia, perchè il terzo posto sembra sempre più un miraggio e fallire anche l'altro obiettivo stagionale sarebbe davvero devastante, anche se inchioderebbe alle loro responsabilità quelli che hanno costruito questa squadra che non perde occasione per mostrare tutti i suoi limiti.