Conta solo il dopo-Pioli. La bancarella di Cairo. Il club deve alzare l'asticella. Come giocare con due playmaker: chiedere a Flavio Tranquillo... La Supercoppa dei rimpianti 

Conta solo il dopo-Pioli. La bancarella di Cairo. Il club deve alzare l'asticella. Come giocare con due playmaker: chiedere a Flavio Tranquillo... La Supercoppa dei rimpianti MilanNews.it
venerdì 19 gennaio 2024, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Era previsto che il Milan si muovesse a gennaio, per necessità immediate e prospettive future a breve-medio termine. E' rientrato Gabbia, è arrivato Terracciano, ci sono un paio di altre opzioni da qui al 31. Eppure, i fari mediatici sono accesi sul dopo-Pioli, su Giroud che se ne andrà in America (?), su Cairo che blinda Buongiorno (strano, visto che ha fatto del Torino una bancarella rionale dopo averlo comprato nel 2005 per 10.000 euro e non essendo mai riuscito a portarlo nelle prime 6 della serie A...).
Non che a qualche tifoso del Milan dispiaccia crogiolarsi nelle fantasie di Antonio Conte, in particolare, o chiunque altro al posto del nuovo allenatore. Non ho mai nascosto la mia stima per Pioli: continuo a ritenere che nel 2019 al posto di Giampaolo, approdò la persona giusta al posto giusto nel momento giusto. La storia di questi anni dimostra in maniera inconfutabile la crescita avuta da lui e dalla squadra, senza bisogno di ricordare piazzamenti, scudetto e ritorno stabile in Champions.
D'altro canto, non si possono minimizzare gli ultimi 12 mesi che anno avuto nel raggiungimento della semifinale in Europa l'unico picco in un'altalena di risultati tendenzialmente verso il basso: la sfilza di derby impotenti, il 4° posto strappato alla Juve in tribunale, la catena agghiacciante di infortuni e lungodegenze. Se la conferma nel giugno scorso è riconducibile a vari fattori (il rinnovo del contratto già in essere, il cambio dirigenziale con la cacciata di Maldini e l'addio di Massara, un comprensibile moto di riconoscenza), oggi sembra che l'avventura sia giunta al capolinea. Normale corso delle cose, nel calcio, dove 5 anni nello stesso posto per un allenatore sono quasi sempre un record.
Nonostante le ultime riflessioni sulle molte cose andate storte, non ultima l'essere fuori da corsa scudetto, Champions e Coppa Italia già a metà gennaio, ho sempre condiviso la scelta della società di confermare Pioli anche nei momenti più bui: Giampaolo si rivelò inadatto e inadeguato, Pioli è semplicemente a fine ciclo e un club serio pianifica il futuro con calma e lucidità. Primo: non è vero che lo spogliatoio sia spaccato e che molti abbiano rigettato il tecnico. Secondo: se le alternative (per esempio) sono Mazzarri e De Rossi, è decisamente meglio proseguire con chi l'ambiente conosce e, fino a prova contraria, ha un girone di ritorno e un'Europa League da onorare. 
A questo proposito, mi permetto di suggerire e incoraggiare la società ad alzare il livello degli obiettivi, privatamente e pubblicamente: non riesumiamo il cadavere del "4° posto" che ci ha tormentato per 7 anni, essendo diventato in quel periodo il massimo obiettivo cui aspirare. Non sottovalutiamo nessuna competizione: dire che la Coppa Italia quasi infastidisce, quando anche per Cagliari e Atalanta c'era il sold-out a San Siro, è svilente. In Arabia Saudita ci sono rimasti male scoprendo solo in queste ore che nelle final-four della Supercoppa, non siano presenti Milan e Juventus.

Giusto: l'unico verbo da coniugare è vincere, sempre. Questo bisogna dire, sempre, a Milanello e davanti ai microfoni. Non (solo) perché lo pretendono i tifosi e perché dovrebbero pretenderlo anche giocatori e allenatore, ma perché è la storia del Milan. 
Gli ultimi risultati in campionato sono incoraggianti, nonostante la reiterata tendenza a complicarsi la vita come già scritto la settimana scorsa. Persino contro una Roma allo sbando c'è stato il canonico quarto d'ora di mutuo soccorso concesso agli avversari, che però non avevano né forze né idee per riaprire la questione. Da una parte c'è una questione caratteriale che - a mio modesto avviso - è evidente, dall'altra l'aspetto tecnico tattico che non è indifferente: giocare con due playmaker è un esercizio complesso anche nel basket. Ho chiesto a Flavio Tranquillo, un amico che considero il miglior telecronista in circolazione: è una questione di vantaggi (offensivi) e svantaggi (difensivi). Semplice come l’acqua, se non che va trovato un equilibrio nelle mansioni. Non è detto che uno dei due play non abbia anche attitudini difensive, per esempio, ma non mi sembra il caso dei milanisti. Con Reijnders e Adli (o Bennacer), date le caratteristiche di Pulisic e Loftus-Cheek, la squadra ha una trazione anteriore che va oltre la predisposizione fisiologica: aggiungeteci Giroud e Leao, ecco che viene a mancare la copertura difensiva garantita da gente come Kessie e Tonali. 
A inizio stagione Pioli sopperiva alla lacuna, addensando la mediana con Calabria e Theo più dentro al campo e più avanzati, in seguito infortuni e problemi di altra natura hanno lasciata aperta la questione. Resta il fatto che, in una situazione del genere, è prioritario difendere da squadra e reperire, la prossima estate, un giocatore con quelle caratteristiche.