Orsato priva il Milan di tre punti. Giroud deve fare il centravanti. Cardinale, San Donato, arabi: facciamo chiarezza. Le favole su Oaktree e Zhang

Orsato priva il Milan di tre punti. Giroud deve fare il centravanti. Cardinale, San Donato, arabi: facciamo chiarezza. Le favole su Oaktree e ZhangMilanNews.it
lunedì 26 febbraio 2024, 10:25Editoriale
di Pietro Mazzara

Il Milan visto ieri sera contro l’Atalanta ha avuto un solo peccato capitale: quello di non aver segnato il secondo gol. Una squadra bella, determinata, che ha tenuto alto il ritmo e che ha messo sotto l’Atalanta. Salvo poi sbucare Orsato e il rigorino concesso alla Dea per il contatto tra Giroud e Holm, con quest’ultimo che non sapeva nemmeno come simulare uno scontro violento. Al fischietto di Schio – patetica la sceneggiata con Maignan dove gli strappa il pallone e lo mette sul dischetto del rigore – è bastato un solo replay per cambiare la sua decisione di campo, sulla quale non c’erano state nemmeno tante proteste da parte dell’Atalanta. Ecco che lì cambia tutto. Perché il Milan era in completo e assoluto controllo della partita, e dal poter tornare negli spogliatoi in vantaggio, si è trovato a dover spingere contro un avversario che ha fatto le barricate per tutto il secondo tempo. 

Chi è mancato ieri sera, dentro l'area di rigore, è Olivier Giroud. Non tanto nel solito grande e utile lavoro di cucitura del gioco, ma quanto nel riempimento del terreno di caccia. Se gli si chiede di venire a fare “muro” ai 40 metri, sarà sempre più difficile trovarlo lucido o, peggio ancora, presente dentro l’area di rigore avversaria con quella costanza che il centravanti dovrebbe avere per poter fare il suo mestiere principale, ovvero fare gol. Se poi questo numero 9 va per le 37 primavere, è ancora pià complicato. Poi certo, c’è anche l’imprecisione nelle scelte oppure i cross vengono fatti per cercare movimenti sul secondo palo. Olivier ha dimostrato di essere ancora un ottimo attaccante, ma deve giocare più vicino alla porta per poter fare ancora quei gol che, spesso, servono.

Districarsi all’interno degli equilibri, anche comunicativi, che si sono creati attorno alle parole di Gerry Cardinale e di Paolo Scaroni nelle ultime due settimane è davvero da acrobati. Proviamo a fare chiarezza sui punti cardinali. Il Milan per fare lo stadio di proprietà NON HA bisogno dell’Inter. Quelle messe in giro dalla fanfara di chi è vicino al club nerazzurro sono notizie delle quali dubitare seriamente, volte a coprire il reale stato dell’arte della situazione tra la proprietà interista e il fondo Oaktree, con l’IPOTESI di un prolungamento della scadenza del prestito che, ad oggi, è solo un’ipotesi.

Il Milan ha avviato da settimane colloqui importanti con banche di alto spessore per capire, come ovvio che sia, i tassi dei mutui per ottenere quei finanziamenti necessari per il progetto stadio (tra queste banche c’è Meryll Lynch). Ma con il fatto che i prossimi 18 mesi saranno molto tosti sul piano stadio, è evidente che il club non possa mandare a quel paese Sala, San Siro e l’Inter, con la quale dovrà gestire comunque l’attuale casa sportiva. Perché se per qualsiasi motivo il progetto San Donato dovesse implodere, il Milan non può rischiare di rimanere con il cerino in mano. Almeno qui si parla di cose concrete, di terreni già comprati, mentre a Rozzano – dove tutto sembra più facile e più bello – in realtà aspettano ancora delle telefonate per capire se l’Inter voglia dare seguito alla prelazione sui terreni. Verrebbe da citare Conte in una sua famosa dichiarazione in merito ai soldini…

Capitolo arabi: confermiamo la nostra linea delle scorse settimane ovvero che il Milan non è in vendita, ma sarebbe da folli non guardare a quelle latitudini per portare nuovi capitali dentro il club con partnership strategiche come quella con gli Yankees. Questo è lo stato dell’arte delle cose. Sarebbe bello che anche sulla delicata questione Oaktree venisse messa la stessa verve che si ha sulle cose di casa Milan. Oppure in quel caso va bene raccontare sempre favole?