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De Vecchi: "Dobbiamo autoalimentarci, l'esempio è De Sciglio. Il Milan degli Invincibili è nato così"

ESCLUSIVA MN - De Vecchi: "Dobbiamo autoalimentarci, l'esempio è De Sciglio. Il Milan degli Invincibili è nato così"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 9 aprile 2014, 10:00ESCLUSIVE MN
di Gaetano Mocciaro

Walter De Vecchi, campione d'Italia col Milan nel 1980 e oggi allenatore dei Giovanissimi Regionali dei rossoneri, ci dice la sua sul momento attuale della Prima squadra e sulle prospettive, anche a livello giovanile. In esclusiva per MilanNews.it

Walter De Vecchi, un Milan in ripresa che inizia a credere nell'obiettivo europeo

“La terza vittoria consecutiva ottenuto su un campo molto difficile come quello del Genoa grazie anche a un pizzico di fortuna non fa altro che rafforzare il concetto che questo Milan è in salute. Possibilità di arrivare in Europa sicuramente ce ne sono, sarà necessario vincere parecchie delle ultime 6 partite. Il problema è che ci sono davanti tante squadre davanti a noi, ma ci sono segnali belli, positivi rispetto ad esibizioni di poco fa. I primi 20' di Genova, ad esempio, sono da squadra importante, che ha imposto il gioco. Per trovare continuità ci vogliono i risultati, il tempo però è poco, perché se ti chiami Milan non ti aspettano”.

Seedorf ha sottolineato come la sconfitta contro la Juve sia stata la svolta in negativo, nonostante la buona prova

“La prestazione contro la Juve era stata di spessore, prima che arrivasse la doccia fredda del loro gol; così come contro l'Atletico Madrid. La squadra probabilmente non ce la fa ad esprimersi con quella continuità necessaria per essere ai vertici. Da cosa dipenda non lo so, ma ora si vedono segnali positivi”.

Come valuta l'impatto di Seedorf in questa squadra?

“Io penso che non sia facile assolutamente questo come subentrare in un treno in corsa, anzi. A mio avviso vanno fissati obiettivi minimia chiari e inseguirli con determinazione. Seedorf ha cambiato il modo di giocare con un 4-2-fantasia e per certi versi la novità l'ha portata. Ma arrivare a stagione in corso non è facile”.

Lei ha giocato dagli anni '70 ai primi anni '80 con la maglia del Milan. Anche allora c'era questa pressione mediatica?

“Certo, c'era molta pressione. Se il Milan arrivava secondo era una sconfitta. Poi chiaro che il calcio sia cambiato: c'era meno specializzazione nel ruolo, ad esempio. Negli anni ad esempio è nato il rifinitore, l'interditore. Ai miei tempi se un centrocampista non faceva 4-5 gol non era da Milan. Personalmente ho assistito al grandissimo cambiamento tra il modulo misto e la zona ed è stato qualcosa di epocale. La zona certamente ha portato tante positività ma anche zone d'ombra. Ad esempio si è persa la figura del difensore marcatore bravo in difesa, adesso si assistono ad errori scolastici. Da questo punto di vista ci sono squadre che fanno tendenza e sono da copiare come la Juventus, i cui difensori negli ultimi metri marcano a uomo”.

Milan che nella marcatura, specie nei calci piazzati, ha mostrato diverse lacune

“Questo è un problema annoso, ricordo che c'era già ai tempi di Ancelotti che si lamentava dei gol presi su calcio piazzato. Però ha vinto due Champions League...”.

Lei allena i Giovanissimi regionali. Come procede la crescita di questi piccoli talenti?

“Noi cerchiamo di lavorare con un progetto di ampio respiro, dando tante nozioni affinché il giocatore diventi da Milan e sia completo. La formazione è molto curata nei particolari e visto che si andrà incontro a momenti storici in cui il settore giovanile sarà vitale stiamo cercando di preparare giocatori che possano poi vestire la maglia della Prima squadra. Si segue il prototipo De Sciglio, ci viene richiesto questo e dobbiamo autoalimentarci, perché o sei il petroliere di turno che spende e spande o altrimenti i campioni te li devi fare in casa. D'altronde il Milan degli Invincibili è nato da giocatori cresciuti nel vivaio come Baresi, Maldini, Costacurta, Filippo Galli, Evani”.

Da Albertini in poi le cose sono cambiate

“C'è stata l'apertura agli stranieri, il discorso però è più ad ampio raggio. Diciamo che sono state fatte scelte diverse”.

Il sogno è quello di fare come il Barcellona?

“In un calcio globale il Barcellona ha rappresentato l'eccezione, vincendo tutto grazie a giocatori cresciuti nel vivaio. Galliani ci ha fatto vedere una statistica, dove emerge che il 56% della squadra proviene dalla cantera. Cosa che sembra irripetibile e comunque per poterci arrivare bisognerà lavorare negli anni con una semina sapiente e continua”.