ANCELOTTI, Gestaccio alla curva juventina

ANCELOTTI, Gestaccio alla curva juventinaMilanNews.it
mercoledì 30 luglio 2008, 09:03Primo Piano
di Milannews Redazione
fonte La Stampa

Un solo coro è bastato per accendere un vulcano che si era soltanto addormentato. Il coro arriva dalla Curva juventina e a Carlo Ancelotti ricorda tempi difficili: due scudetti persi per un soffio e un'etichetta pesante quanto ingiusta, quella di eterno secondo. L'urlo è becero e dirompente: «Un maiale non può allenare», la reazione è istintiva, immediata. Ancelotti per un attimo si toglie la maschera di uomo pacioso e lascia da parte il suo aplomb e così si gira verso il pubblico e alza il dito medio. Nessuna telecamera riprende il gesto, non ci sarebbero prove se lui, il diretto interessato, negasse il gestaccio come avrebbero fatto in molti. Invece l'allenatore del Milan con grande onestà si presenta davanti ai microfoni e senza nessun tentennamento spiega: «Si' ho alzato il dito medio. E' stata la mia risposta agli ignoranti.



E' la prima volta che reagisco così e forse anche l'ultima, ma gli insulti non li accetto. Per fortuna è un gruppetto isolato, gente che se stava a casa era meglio». I tifosi bianconeri che hanno occupato l'Olimpico ieri sera a dire il vero non hanno preso di mira soltanto lui ma questo non consola il rossonero che anzi rincara la dose: «Questa gente non capirà mai, non se la sono presa solo con me, ho sentito insulti anche per Mourinho, Zambrotta, Materazzi e Stankovic». La parte malata del nostro calcio ha dato il meglio di sè alla prima occasione utile. A Zambrotta non è stato perdonato il tradimento che lo ha portato a Barcellona, a Mourinho e a Materazzi è stata offesa la madre, mentre Stankovic da ieri ha la certezza di non essere gradito al pubblico bianconero. Se i dirigenti volevano capire cosa pensa la gente adesso lo sanno. La Curva ha apostrofato l'interista con insulti assortiti dal «serbo di merda» al «bastardo che non vogliamo». Difficile a questo punto immaginarlo con la casacca bianconera addosso, dovrebbe sfidare la propria tifoseria e iniziare un'avventura in salita. Ranieri sulla questione non ha voluto esprimersi, non se l'è sentita di emettere sentenze. Se l'è cavata con un discutibile «I tifosi devono esprimere il loro parere». Si riferiva ai fischi, però, non agli insulti. L'imbarazzo era palpabile, la voglia di sfuggire da un argomento scomodo quasi irrefrenabile. Ancelotti, invece, ci ha tenuto a ribadire in tutte le salse cosa pensa di queste persone. E ha spiegato: «Non è la prima volta che mi prendono di mira e con il senno di poi penso che rifarei lo stesso gesto. Non ho paura ad ammettere cosa ho fatto, non c'è bisogno della prova tv». Il segreto per combattere certe forme di violenza seppur verbale è non avere timore e avere il coraggio di condannare certi atteggiamenti. Qualcuno prova a chiedergli: «Mister, non ha paura che l'aspettino fuori?» lui ribatte: «L'hanno già fatto e non ho mai avuto problemi ad uscire».

Adesso il paradosso sarebbe se l'arbitro avesse visto quel gesto. Mazzone per aver insultato i tifosi atalantini andando sotto la Curva si beccò una lunga squalifica. La storia è molto diversa ma le regole sono uguali per tutti. Ancelotti però da uomo ferito non se ne preoccupa. Il pubblico della Juventus non è solo composto da quel gruppetto che l'ha insultato: «So che ci sono tante persone per bene che mi stimano e che mi vogliono bene». E anche tra i giocatori della Juventus gli sono rimasti molti amici come Buffon e Del Piero che ieri l'hanno salutato con molto più calore del solito.