Il ritorno di Sheva: più Fondazione che Associazione Calcio Milan

Il ritorno di Sheva: più Fondazione che Associazione Calcio Milan
sabato 23 agosto 2008, 19:09News
di Francesco Letizia

Shevchenko torna al Milan: è la vittoria della solidarietà sul calcio giocato, per un Milan che si è mostrato più attento alla replica della parabola del Figliol Prodigo che ai messaggi ben chiari inviati dal suo allenatore (e dal 50% dei suoi tifosi, ma questo passi pure in rispetto all'altro 50%), Carlo Ancelotti. Ha perso Ancelotti, sbugiardato nel giro di neanche tre ore di fronte al mondo intero: "Non c'è mai stata un'ipotesi concreta del suo ritorno" aveva detto in conferenza stampa... Forse bisognava avvisarlo che più che un'ipotesi concreta, era già realtà: una figuraccia che una società sempre attenta all'armonia, alla concordia da libro "Cuore" avrebbe potuto, ed anzi dovuto, evitare. Il messaggio è chiarissimo per tutti coloro che avranno un problema, per Shevchenko in primis ovviamente: Ancelotti non ti fa giocare? "Chi, quello che aveva detto che Sheva non tornava?" sarà l'inconscio pensiero di tutti, che si sentiranno dunque autorizzati a fare quel che meglio credono. Non concordo invece con chi pensa che il ritorno dell'ex numero 7 al Milan penalizzi più di tanto Pato: parliamoci francamente, sarebbe come dire che il Barcellona riacquistando l'ormai bolso Rivaldo penalizzerebbe la carriera in ascesa di Bojan e Messi. Benvenuto Shevchenko allora, a patto che sia un Ba con maggiori margini di recupero, un favore ad un vecchio amico che, dopo averti voltato pesantemente le spalle nel momento del bisogno, torna a bussare alla tua porta in lacrime, non avendo più nessuno sulla faccia della Terra da cui andare; se il Milan pensa di ripartire da Shevchenko, si prospettano tempi duri, a meno che il presidente Berlusconi in un delirio di onnipotenza non pensi chi lo ha allenato al Chelsea fosse un incompetente.

Nel caso, citofonare Mourinho Josè a pochi chilometri da Milanello, e se non si è soddisfatti riprovare da Scolari Felipe, uno che un Mondialino di quelli insignificanti dovrebbe averlo vinto: se poi il discorso è proprio di sdegno nei confronti della categoria degli allenatori, visto anche il trattamento riservato a Carlo Ancelotti (uno che tutt'altro che sfigura assieme agli altri due), allora ci rinunciamo. Certo di chiarezza in questo "affare" ce n'è poca ed anche quell'aggettivo, "confidenziali", darà adito a mille speculazioni di stampa e tifosi: "Ma come, prima litigate con il Chelsea, poi avete i segreti come alle scuole medie" mi pare già di sentire nei bar dalla bocca degli anti-Sheva. "I segreti" ci possono anche stare, a patto che non abbiano il numero 22 e che soprattutto non facciano passare ai tifosi milanisti un'altra estate come quella del pre-Ronaldinho, a parlare di fiscalità, cifre "che non possiamo permetterci", diritti tv e stadi di proprietà. Perchè se è vero come è vero, che il Barcellona o il Real Madrid come il Manchester United o il Chelsea hanno maggiori mezzi del Milan, bisogna anche sottolineare che mentre la società rossonera raccoglie i loro scarti (chi ha detto Emerson?), lì si acquista con il ricavato, giocatori dal roseo futuro, come Fabio Paim (l'ultima gemma arrivata ai Blues), Rodrigo Possebon, Martin Caceres o Opare. Un cane che si morde la coda, che difficilmente avrà una soluzione, e la dimostrazione pratica la si sta avendo proprio nellle ultime ore, con l'elemosinare di un difensore centrale: sempre che, speriamo per Carletto, Fondazione Milan non ripeschi il malandato Roque Junior dall'Al-Rayyan, campionato del Qatar. In fondo, anche lui è del 1976, e qualcosa l'ha vinta.