Finalmente il Milan sorride...ma solo a metà

Finalmente il Milan sorride...ma solo a metàMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/Photoviews
lunedì 23 febbraio 2015, 01:23Vista dalla Curva
di Davide Bin
I rossoneri battono il Cesena in una partita in cui, però, c'è da salvare solo il risultato, perchè la prestazione lascia ancora a desiderare e si sono visti ancora errori e problemi.

Alla fine la tanto sospirata vittoria è arrivata, con il corollario della porta finalmente imbattuta dopo sette partite e in tempi di carestia ciò può bastare, anzi deve bastare perchè per quanto riguarda gioco e prestazione bisogna ancora aspettare tempi migliori; in questi casi si dice che la cosa importante sia vincere e fare tre punti per uscire dal buio tunnel della crisi, quindi accontentiamoci e non facciamo gli schizzinosi, ma non si sono visti grandi progressi e bisogna ancora migliorare molto. E' arrivato il secondo successo in campionato del 2015, ma non si può fare a meno di notare che tali vittorie sono state conseguite contro Parma e Cesena, ovvero le ultime due della classifica e anche questo va tenuto in debito conto da chi vorrebbe dimostrare che questo Milan è improvvisamente tornato competitivo. Più sinceramente diciamo che i tre punti servono per il morale e l'autostima, danno un po' di entusiasmo in più per affrontare le prossime partite, iniettano un po' di sana fiducia in giocatori disorientati e confusi e permettono di vedere un po' di sereno dopo tante bufere, ma viene da chiedersi cosa sarebbe potuto succedere se negli ultimi secondi del primo tempo Abbiati non avesse compiuto un autentico miracolo sul tiro di De Feudis, salvando il risultato e, forse, la panchina di Inzaghi; subire l'ennesima rimonta avrebbe complicato la partita, avrebbe galvanizzato il Cesena e terrorizzato i rossoneri, invece il gol di Bonaventura è bastato fino al 90°, quando è arrivato anche il raddoppio di Pazzini su calcio di rigore, assegnato magari un po' benevolmente, ma molto gradito per rendere più rotondo un successo che rimane striminzito sul piano del gioco. Inzaghi può finalmente sorridere, ma speriamo lo faccia solo a metà, perchè tutti ci aspettiamo molto di più da questo Milan e non si può essere pienamente soddisfatti.

Il tecnico rossonero prova a blindare la sua traballante panchina con l'ennesimo cambio di formazione e modulo: davanti ad Abbiati, che sostituisce lo squalificato Diego Lopez, Bocchetti e Rami formano la coppia centrale, con il rientrante Bonera a destra e il confermatissimo Antonelli (già uno dei pochi punti fermi della squadra) a sinistra; il trio di centrocampo è composto da De Jong, Poli e capitan Montolivo, mentre in avanti Bonaventura funge da trequartista alle spalle di Menez e Destro, con il francese libero di svariare su tutto il fronte d'attacco come piace a lui. Ancora una volta si gioca davanti a spalti semideserti: le cifre ufficiali parlano di quasi 28000 spettatori, ma ancora una volta si presuppone in modo sbagliato che tutti gli abbonati siano presenti; in fondo basterebbe contare gli accessi ai tornelli per avere cifre più esatte, invece di sommare semplicemente i biglietti venduti agli abbonamenti, ma ciò metterebbe ancor più in evidenza il disamore dei tifosi rossoneri nei confronti del Milan attuale, quindi meglio trincerarsi dietro una pietosa bugia. La nostalgia del passato, quando il Milan vinceva e San Siro era pieno, aumenta quando sul tabellone compare Ruud Gullit, presente allo stadio e anche lui stupito per il poco pubblico sugli spalti, ma anche quando Daniele Bossari intervista Serginho, altro protagonista di un Milan vincente e divertente; applausi e cori per due campioni di un glorioso passato, ma poi bisogna, ahimè, tornare alla realtà, ovvero a un Milan neppure lontano parente di quello in cui giocavano i due campioni ora in tribuna ma tante volte protagonisti sul prato di San Siro, in due epoche diverse ma egualmente ricche di successi e soddisfazioni. La Curva Sud non contesta e protesta, anzi continua a incitare e sostenere la squadra e all'ingresso delle squadre per l'inizio della partita mette in scena anche una mini-coreografia, nonostante anche questo settore non sia certo gremito e strapieno.

Il Milan parte forte, memore degli stenti della partita contro l'Empoli e desideroso, questa volta, di mettere subito in chiaro quale sia la squadra di casa e, soprattutto, più blasonata, evitando di farsi ancora dominare a domicilio da una provinciale. Ritmo alto, pressing e coraggio e dopo soli due minuti potrebbe già essere vantaggio per i rossoneri, ma sul tiro di Rami, respinto goffamente da Leali sulla testa di Poli che deposita in rete, Destro disturba il portiere in posizione di fuorigioco e Tommasi annulla; senza voler essere cattivi, visto come sono finite le partite in cui Poli ha sbloccato il risultato (due sconfitte, una in questa stagione, una in quella passata) viene da dire...meglio così! La fiammata milanista dura, però, solo una decina di minuti, poi il Cesena dimostra di non essere per nulla intimorito e alza il baricentro, provando a mettere in difficoltà il Milan e a esaltarne le paure e i timori. Non si può certo parlare di gioco spumeggiante e di valanga di occasioni da parte delle due squadre, ma quando il Milan decide di costruire un'azione decente, partendo da metà campo palla a terra e non con cervellotici lanci nel nulla, arriva il gol, segnato con una bella rasoiata dal limite dell'area da Bonaventura su assist di Menez. Ancora una volta prezioso e decisivo l'ex atalantino, uno degli acquisti più azzeccati di questa stagione, ma se si pensa che è arrivato quasi per caso all'ultimo giorno di mercato estivo, ciò la dice lunga sull'improvvisazione con cui è stata allestita la rosa in estate. Il vantaggio dà un po' di serenità in più al Milan, che prova anche a raddoppiare, anche se non con enorme convinzione; Menez va a sprazzi e, soprattutto, a volte incanta con le sue giocate e le sue invenzioni, ma spesso si dimostra troppo egoista e predilige le azioni personali invece di servire compagni meglio piazzati, anche perchè quando lo fa sa sfornare assist deliziosi e un po' più di altruismo non guasterebbe, anzi esalterebbe le sue doti. In pieno recupero arriva la già citata superparata di Abbiati, miracoloso sul tiro al volo di De Feudis; prendere gol al 48°, giusto prima di tornare negli spogliatoi, sarebbe stato deleterio per un Milan già molto fragile psicologicamente, quindi questa parata vale quasi più del gol di Bonaventura.

A inizio ripresa il Cesena ci prova con più convinzione, ma il Milan questa volta non si limita a difendersi; a conferma di quanto detto qualche riga sopra, Menez vola via sulla sinistra e dalla linea di fondo mette al centro un pallone che Bonaventura al volo indirizza verso la porta, ma il palo gli nega la gioia della doppietta e non consente al Milan di andare su un più rassicurante doppio vantaggio. I rossoneri cominciano ad andare in difficoltà sugli assalti del Cesena e qualche pallone vagante davanti all'area piccola mette i brividi al popolo rossonero. Un coast to coast di Menez dalla sua area a quella avversaria strappa applausi, ma il francese conferma il suo egoismo preferendo il tiro fuori da posizione defilata all'assist per il libero e ben piazzato Bonaventura, ma almeno si è vista una giocata spettacolare in mezzo a tanta mediocrità. Inzaghi prova a rianimare l'attacco rossonero, sempre poco pungente, sostituendo l'anonimo Destro con lo scalpitante Pazzini (sempre osannato dalla Curva Sud); prestazione negativa per Destro, ma a sua discolpa c'è il fatto di aver ricevuto davvero pochi palloni giocabili, come del resto avviene spesso agli attaccanti del Milan negli ultimi anni e non si capisce come un grandissimo centravanti come Inzaghi non riesca a costruire un gioco che esalti le doti di chi indossa ora quella che fu la sua maglia. Pazzini si fa notare con un colpo di testa alto e un tiro sull'esterno della rete e, intanto, Inzaghi immette forze fresche per il finale di partita: Van Ginkel sostituisce Montolivo, al rientro e un po' affaticato, mentre Cerci prende il posto di Menez, giusto per conquistarsi la punizione dalla quale scaturisce il rigore che chiude la partita; sul cross di Bonaventura, Carbonero trattiene ingenuamente Antonelli e la decisione di Tommasi è severa ma non del tutto sbagliata, soprattutto ricordando gli slogan "tolleranza zero sulle trattenute in area". Con Menez fuori, sul dischetto va Pazzini che trasforma non senza qualche brivido con un tiro centrale che Leali intuisce, senza riuscire a evitare il gol. Sulle ali dell'entusiasmo il Milan potrebbe anche fare tris, ma il tiro di Rami viene deviato dal portiere del Cesena e i rossoneri devono "accontentarsi" del 2-0, che è già oro colato dopo una prestazione non certo esaltante, ma che almeno consente di ricevere applausi invece dei fischi degli ultimi tempi.

Brutta partita, a tratti noiosa, ma buon risultato che regala un po' di serenità e tranquillità a Inzaghi e ai suoi giocatori; diciamo che il malato ha preso un altro brodino, ma la guarigione è ancora lontana e passa attraverso prove più convincenti, altre vittorie e miglioramenti più decisi sul piano del gioco. Il Milan ha faticato a impostare e costruire gioco, ha commesso ancora molti errori e, probabilmente, contro un avversario più forte avrebbe vissuto un altro pomeriggio complicato. I rossoneri cominciano a vedere la luce, ma non sono ancora usciti dal tunnel, perchè non sono ancora una vera squadra e si devono affidare alle prodezze dei singoli, trascinati da Menez, Bonaventura, il solito guerriero De Jong e pochi altri che si elevano sopra la sufficienza, con una particolare menzione per Abbiati, autore di una sola parata ma difficilissima e, soprattutto, decisiva. Ora urgono conferme a Verona contro il Chievo e poi in casa contro l'altra metà di Verona, perchè una vittoria contro la penultima in classifica non basta per parlare di resurrezione, ma serve per fare finalmente un mezzo sorriso e guardare con un po' più di ottimismo al futuro.