UP & DOWN - Il Profeta Geremia e la solitudine del centravanti

UP & DOWN - Il Profeta Geremia e la solitudine del centravantiMilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/Photoviews
domenica 22 marzo 2015, 20:30UP & DOWN
di Michele Pavese

A trent'anni di distanza dal "rigore a centrocampo" più famoso della storia (in una partita leggermente più importante), il mondo del calcio si ritrova per l'ennesima volta a discutere di arbitri e moviola in campo, al termine di un tranquillo anticipo del sabato sera. Stavolta non servono lezioni di geometria o di prospettiva, perché l'errore c'è ed è marchiano. E così, il Milan torna al successo dopo una partita giocata bene a tratti, decisa tra il 30' e il 32' della ripresa, sul punteggio di 2-1: prima il palo di Joao Pedro, poi il penalty inesistente concesso da Tagliavento e avallato da due dei suoi assistenti. La fortuna, almeno per una sera, ha girato a favore di Pippo Inzaghi, che salva la panchina e può continuare lavorare più o meno in serenità in vista del rush finale, con un sogno nel cassetto (il settimo posto) e una speranza da premettere (un'italiana trionfatrice in Europa League). Chi si accontenta gode, e Adriano Galliani è maestro nell'insegnarlo. Il numero due di Via Aldo Rossi si è detto dispiaciuto per lo "sciopero" della tifoseria, soprattutto per le critiche rivolte a quello che sulla carta è ancora il numero uno, il presidente Berlusconi. Un Berlusconi intenzionato a risollevare la squadra e a renderla competitiva come un tempo (a detta dell'A.D.), ma chissà se sarà possibile senza l'aiuto di investitori stranieri. Il silenzio assordante di San Siro è stato fin troppo esplicito: i tifosi sono stufi di false promesse e chiedono chiarezza. Nel frattempo, speriamo che il buon Avelar abbia spedito a Galliani il fermo immagine del fallo di Ceppitelli su Cerci, e che Pippo abbia preso nota dei progressi e delle prodezze di Niang e Saponara, finalmente protagonisti in due squadre dove si gioca a calcio. Per non parlare di Tevez... ma questa è un'altra storia.

COSA VA - Strano a dirsi, nel match contro il Cagliari di Zeman ha funzionato il centrocampo. Niente di trascendentale, sia chiaro, però si sono visti dei miglioramenti in termini di giocate, movimenti e compattezza, eccetto in rari momenti. De Jong è una certezza, così come l'impegno fino allo stremo delle forze di Poli. Sorprende, invece, la crescita di Van Ginkel, ancora una volta titolare e autore della sua miglior prestazione stagionale. L'olandese, sempre nel vivo dell'azione e  concentrato, ha finalmente mostrato parte delle sue qualità, cercando spesso gli inserimenti tra le linee e diventando fondamentale per i compagni in fase di costruzione della manovra. Menez si è regalato una nottata in vetta alla classifica marcatori, grazie alla solita, indolente prova, condita dal consueto gol d'autore (più quello dal dischetto). Non esistono mezze misure: si odia o si ama. Di sicuro, per questo Milan il francese è imprescindibile, l'unico in grado di regalare una gioia effimera. 

COSA NON VA - Non è un mistero, ormai, l'insofferenza di San Siro nei confronti di Honda. Il giapponese è sempre più spaesato  e contestato, e non riesce a garantire sulla fascia destra quell'apporto che tutti, allenatore in primis, si attendono. Oltre all'impegno e alla disponibilità, c'è ben poco. In quella zona del campo ci vogliono precisione e rapidità; Honda, invece, sbaglia anche gli appoggi più elementari e rallenta tutte le giocate, permettendo il recupero dei difensori avversari. Nell'attacco rossonero sorride solo il "Profeta Geremia", perché anche Mattia Destro non sta vivendo un momento particolarmente felice, nonostante la rete realizzata a Firenze. Anche contro il Cagliari, una formazione che concede tanti spazi ed occasioni, l'ex centravanti della Roma non si è mai reso pericoloso e non è mai arrivato alla conclusione. La Roma lo rimpiange, e forse anche lui sta cominciando a maledire la scelta effettuata a gennaio.

IL MISTER - Dopo aver cambiato il quartetto arretrato un'infinità di volte nei primi mesi, Inzaghi sembra aver finalmente trovato i suo titolari. Abate, Mexes, Paletta e Antonelli hanno disputato una buona gara, anche se i due centrali sono andati spesso in difficoltà contro la rapidità degli attaccanti cagliaritani. Resta il discorso relativo allo scarso utilizzo di Cerci, impiegato anche stavolta solo nel finale e riserva di un Honda sempre più in crisi. Il buon Alessio, però, ha contribuito alla vittoria con alcuni spunti degni di nota, sfiorando la marcatura personale e meritando una maglia da titolare in vista delle prossime delicate sfide. In tutto ciò, Inzaghi continua a vedere una realtà distorta: il suo Milan crea poco, è lento e prevedibile, e anche ieri ha rischiato di subire l'ennesima beffa in rimonta. Le tre vittorie del 2015 sono arrivate contro le ultime tre della classe, e questo non può essere un caso. Invece, il tecnico è convinto che la squadra giochi bene e sia capace di affrontare a viso aperto qualsiasi avversario, ma la verità è che raramente il Milan dimostra una superiorità schiacciante e di avere il controllo totale. I tifosi adulti sembrano aver abbandonato la squadra e il suo allenatore. Rimangono i bambini, gli unici a sostenere i propri beniamini in uno stadio muto e deserto. Restiamo noi, che non dimenticheremo mai quello che Inzaghi ha fatto per il Milan, e gli vorremo sempre bene. Comunque vada a finire.