Perché il Milan finito in Europa League non sarebbe una tragedia finanziaria. Calhanoglu ha un’offerta da 8 milioni? Accompagnatelo di corsa all’aeroporto!

Perché il Milan finito in Europa League non sarebbe una tragedia finanziaria. Calhanoglu ha un’offerta da 8 milioni? Accompagnatelo di corsa all’aeroporto!MilanNews.it
giovedì 20 maggio 2021, 00:00Editoriale
di Franco Ordine

Voglio essere impopolare con la mia tesi settimanale. E parto deciso all’attacco. Per il Milan, accogliendo la teoria di Arrigo Sacchi che è un vero maestro in questo, meglio puntare su un club sano, capace di risalire la montagna un gradino alla volta, che caricarsi di debiti, diventare ingestibili, invendibili e non riuscire a godere di qualche estemporaneo successo calcistico perché poi costretti, dalla crisi e dalla folla dei creditori, a ridimensionare le ambizioni. Lo dico e lo sottoscrivo in vista del destino di domenica sera quando si saprà se il Milan finirà quinto e perciò qualificato in Europa league (ed è il pronostico scontato avendo esperienza di come vanno certi svincoli di campionato) oppure quarto e perciò in Champions league. Capisco lo smacco, la beffa per la platea dei tifosi che avevano già fatto l’abitudine alla musichetta della Champions, ma ripeto il mio punto di vista. Il Milan attualmente, dal punto di vista finanziario, è così messo: 1) stipendi onorati; 2) debiti consolidati di poco superiore a 100 milioni, di cui gran parte cartolarizzati, cioè hanno scontato le fatture in banca per avere anticipi di cassa ma sono crediti incassati in anticipo per capirsi; 3) il bilancio al 30 giugno chiuderà con un passivo dimezzato rispetto a quello precedente da 190 milioni. È un club sano, per estrema sintesi. Al quale i soldi della Champions possono rendere più ricco il mercato ma non gli cambieranno la vita prossima.

Contratti. Per essere schietto fino in fondo mi addentro anche sul terreno insidioso dei contratti da rinnovare. Donnarumma: 8 milioni sono una cifra enorme per i tempi di covid e per il valore del campionato italiano. Se non dovesse firmare e migrare verso Torino (come raccontano da mesi) credo che non bisogna farsene una tragedia. Per questi motivi: 1) perché si è fatto trattare da Raiola come un burattino, 2) perché le famose frasi sull’amore del Milan erano tutte barzellette; 3) perché è dimostrato che un portiere del suo livello ti può aiutare ma non è determinante come un goleador. Trovare un portiere che valga una squadra da 3°, 4° posto non è così oneroso e nemmeno complicato. Non solo: ma liberarsi di Raiola significherebbe guadagnare in libertà d’azione per il futuro. Calhanoglu: il suo addetto stampa fa sapere che ha pronto un contratto da 8 milioni nel Qatar. Che si accomodi subito perché i fatti, cioè il campionato, hanno dimostrato che non vale quei soldi e forse nemmeno lo stipendio proposto dal Milan (4 milioni più bonus). Fa pochi gol, nelle partite che contano non si è mai visto, si tratta di un buon calciatore e basta.

Acquisti. Vedo circolare un paio di nominativi per il prossimo attacco. Il primo: Giroud come vice Ibra. Potrebbe tornare utile ma avendo 36 anni a settembre mi sembra che non faccia proprio al caso. Sarebbe stato prezioso, in queste settimane, al posto di Manduzukic, il cui ingaggio è stato uno degli errori cardine della stagione. Da qui ai prossimi anni, con Ibra sui 40 anni suonati, è il caso di puntare su qualche centravanti di minore età e maggiore spessore tecnico. Conosco l’obiezione: costerebbe troppo. Magari aspettando la fine del mercato qualche occasione buona può spuntare fuori visto che nessuno ha intenzione di spendere. L’altro nome è il giovane Adlì. Non lo conosco e non mi pronuncio. Faccio due sole osservazioni. La prima: dovrebbe prendere il posto di Castillejo che è stato un altro flop. La seconda: è possibile che gli osservatori del Milan peschino puntualmente in Francia?