Pioli, la fine di tutto con i soliti errori. Nuovo mister: due indizi. Derby: occhio a perdere
La fine del cammino congiunto del Milan e di Stefano Pioli è ormai scritta. La disfatta in Europa League contro la Roma ha fatto cadere le ultime remore sull’allenatore parmigiano, che fino alla gara d’andata dei quarti di finale si era provato a ricostruire la chance di rimanere. Ma proprio quando le cose sembravano essere andate a posto, con un cambio di approccio in campo che aveva ridato vecchie certezze a tutto il gruppo squadra, ecco che il ritorno alle idee tattiche non sostenibili da questa squadra hanno rimesso in crisi tutti e portato il Milan a navigare verso il consolidamento del secondo posto, come magrissimo obiettivo stagionale. È giusto che finisca qui, perché l’aria attorno a Pioli è diventata irrespirabile come non mai. Il sentiment del tifoso è sempre il termometro di come vanno le cose, ma questo non vuol dire che al quarto piano non se ne fossero accorti. Anzi.
È stata inconcepibile la visione di alcuni “milanisti” di “tifare” per risultati negativi della squadra sperando di veder rotolare la testa di Pioli nel cestino. Pioli ha esaurito il suo ciclo, che comunque rimane un periodo importante della recente storia rossonera. Uno scudetto – forse il più bello di sempre – il ritorno costante in Champions e il miglioramento di tanti giocatori sono dati oggettivi così come sono oggettivi i problemi, importanti, che ci sono stati nel corso della sua gestione.
Dalle questioni tattiche alla motivazione del gruppo – vedasi approccio di Sassuolo – fino al celebre problema degli infortuni, Pioli ha diversi punti negativi nella sua gestione, con l’ecatombe di inizio inverno che, di fatto, ha segnato il punto di non ritorno sul grado di competitività del Milan in campionato. Chi ci segue su Twitch sa bene come dissi, fin da fine settembre, che avevo la sensazione che questa sarebbe stata l’ultima stagione di Pioli al Milan, perché i segnali erano diversi e l’ennesima moria di infortuni è stata la goccia che ha fatto saltare i nervi anche al più acceso dei pioliani.
Ora la dirigenza, forse già domano, sarà chiamata a prendere una decisione importante, perché il “piano 2025” ormai è saltato. Serve un allenatore che porti freschezza a Milanello, che ridia motivazioni di un certo tipo ai giocatori e che, soprattutto, abbia già affinità con la gestione del doppio impegno settimanale. Oppure che sia un tecnico emergente, capace di esprimere un bel gioco e di rendere questa rosa, con i dovuti e necessari correttivi sul mercato estivo, competitiva per lo scudetto. Ciò che appare evidente è che non sarà un allenatore prettamente italiano. I nomi effettivi li sanno solo Furlani, Ibrahimovic, Moncada e D’Ottavio che ne parleranno con Gerry Cardinale.
Intanto i calciatori e Pioli stesso dovranno affrontare il derby di questa sera con la bava alla bocca, con quella voglia di prendersi una rivincita sportiva e umana verso coloro che hanno creato la prima spaccatura pesante con l’ambiente-Milan, ovvero l’Inter e i derby. Tutti si dovranno prendere le loro responsabilità e ci dovranno mettere più di quello che hanno. Perché un’altra sconfitta porterebbe il San Siro milanista a diventare un vero e proprio inferno per i propri giocatori e per quello che, di fatto, è il suo ex allenatore.
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