Due sconfitte senza scorciatoie. I cicli dei derby e la vera partita
Contro la Roma, ha perso tutto il Milan, E tutto il Milan deve guardare a fondo dentro queste sconfitte senza se e senza ma, senza attenuati e senza appello. Tutto il Milan, senza alibi e senza parafulmini, senza magre consolazioni e senza sentenze sommaria. I gol presi senza colpo ferire, i difetti di personalità, i modelli organizzativi in campo, tutta la qualità dei singoli che c'è ma che non può essere solo potenziale, tutti i guizzi mancati nei momenti cruciali delle due sfide. Tutto deve essere analizzato, osservato e capito. Senza scorciatoie, senza bacchette magiche e senza tentennamenti. E una volta messo a fuoco il tutto, contestualizzato e analizzato in prospettiva, bisogna ripartire.
Con ancora più fame. Perchè le delusioni di una stagione, e quelle di questa stagione sono fortissime, devono essere il brodo di coltura, il propellente della stagione prossima ventura. Quella dopo, quella ormai imminente. Perchè il calcio è come la catena del dna, ogni ganglo si attacca al precedente, nutrendosi e dandogli seguito. Un anno fa l'obiettivo era quello di migliorare e mineralizzare la fase offensiva. Obiettivo sostanzialmente centrato, come dicono i 12 punti in più in campionato e le partite vinte nei casi in cui, vedi Cremonese ed Empoli, l'anno scorso si pareggiava. Ma a far da contrappeso si è persa solidità difensiva, si è persa tostaggine in fase di non possesso, quella che l'anno scorso aveva portato il Milan a qualificarsi a Londra e a Napoli.
Aria fritta, parole in libertà, capisco perfettamente. Adesso c'è il derby e ci sentiamo già frullati, sballottati, indifesi. In questi anni la scossa, il sussulto, il colpo di reni nei momenti in cui siamo stati spalle al muro, sono stati se non il pane quotidiano ma una ritualità e una specialità efficaci e ben collaudate. Ma adesso? Al muro abbiamo non solo le spalle, ma tutta l'anima. E ce l'abbiamo proprio in un momento in cui il nostro incubo peggiore si presenta a casa nostra con il suo sogghigno più beffardo. E noi? I cicli nei derby vanno e vengono. Tra il 1971 e il 1973 abbiamo fatto 6 vittorie e 1 pareggio nei derby, tra il 1975 e il 1978 abbiamo fatto 7 pareggi e 3 vittorie. Tra il 1979 e il 1983 l'Inter ha fatto 6 vittorie e 1 pareggio, tra il 1994 e il 1997 5 vittorie e 1 pareggio. Tra il 2003 e il 2005 abbiamo fatto noi 5 vittorie e 1 pareggio nei derby.
Questo per dire che se l'Inter dovesse vincere il sesto derby nella sua striscia aperta (cosa alla quale dobbiamo opporci giocando lunedì sera nel modo più arcigno e semplice possibile), queste sono cose che vanno e vengono, sono cicli alterni nel grande fiume dei derby che scorre da 116 anni a questa parte. Ma il tema vero non è questo, il tema vero siamo noi. Come ne usciamo, come miglioriamo, come puntiamo ad essere più forti e veramente forti la prossima stagione, Le basi ci sono tutte, ma bisogna puntare senza esasperazione ma con tanta grinta sulla prossima estate. Perchè tutto il vuoto che abbiamo negli occhi, tutta la pesantezza che sentiamo sul cuore, tutto il panico che accompagna ogni nostro respiro deve essere riciclato, rivitalizzato e trasformato nell'esatto contrario la prossima stagione. Eccole le nostre due partite della vita. La prima, lunedì sera, dura 90 minuti. La seconda, la prossima stagione, è molto più complessa e durerà molto di più.
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