Bugie e retroscena del mercato. L'interminabile farsa di San Siro e del nuovo stadio. Gli strali di De Laurentiis

Bugie e retroscena del mercato. L'interminabile farsa di San Siro e del nuovo stadio. Gli strali di De LaurentiisMilanNews.it
Oggi alle 00:00Editoriale
di Luca Serafini

"Miseria e nobiltà" è un capolavoro cinematografico di 76 anni fa, interpretato da Totò, Sofia Loren, Valeria Moriconi e tratto da una commedia di Eduardo Scarpetta, padre di Eduardo De Filippo. Non si può dire che fosse "molto avanti", Come si dice di molte commedie all'italiana, perché narrava di spaccati sociali esistenti da sempre, ma li ritraeva con un'ironia tragicomica unica per soggetto e interpretazione. Il titolo di quel film sembra il riassunto di questo momento epocale del Milan, diviso tra storia e presente, tra ambizioni e pragmatismo feroce che i tifosi (e qualche giornalista) definisce spilorceria.

Di sicuro quella rossonera non è una proprietà disposta a fare sacrifici finanziari per la parte sportiva: 80 milioni si possono giocare sul tavolo della roulette di San Donato per uno stadio nuovo che galleggia in alto mare, ma non per un centravanti per esempio. In questo scenario non cambia la narrazione muta di un mercato ancora fermo alle cessioni di Reijnders (sanguinosa) e Theo (malinconica) e agli arrivi del bucaniere Modric e del prospetto Ricci. Saldo in rosso, al momento. Narrazione muta perché affidata alle bugie che circolano sui media e sulla bocca di agenti, procuratori, dirigenti e - purtroppo - colleghi (o influencer a caccia di likes) che si prestano a qualsiasi gioco e anzi in qualche caso diventano creator.

Sono ormai anni, dopo il regno di Adriano Galliani, che il Milan ha scelto la strada del silenzio per quanto riguarda acquisti e cessioni: sbocciano e fioriscono nomi e cognomi, ogni giorno, si parla di beffe e di figuracce un giorno sì e l'altro pure, ma prima Maldini e Massara, adesso Tare, tirano dritto sotto traccia all'inseguimento degli obiettivi. Quasi mai si parla degli umori dei giocatori e dei loro rappresentanti che cambiano idea all'ultimo, inseguendo profumo di uno zero in più, ma è anche vero che il Milan ci aveva abituati per decenni ad andare dritto alla meta quando decideva di prendere qualcuno. I tempi sono cambiati, lo sappiamo, e insieme con le menzogne adesso proliferano anche i paletti: budget, introiti, bilanci. A guardarla dal punto di vista di De Laurentiis la strategia e l'operato del club rossonero sono virtuosi, a vederla dalla parte dei tifosi (e della critica, che parla di Bonny come un fenomeno e Ricci come un'incognita tutta da scoprire) una tirchieria che non consentirà ad Allegri di realizzare i suoi sogni. Sapremo prima o poi come sia veramente andata per il carneade Brown, come andrà per Jashari, quali saranno i terzini, il centrocampista che manca e il centravanti. Resto personalmente convinto che Tare completerà il mosaico in tempo per il campionato. Nel frattempo l'umore è piatto, di vivace esiste solo la sensazione di dover ingoiare numerosi altri rospi mediatici prima di annunci ufficiali. Tra miseria e nobiltà.

A proposito di De Laurentiis. Ha scagliato i suoi dardi contro il sistema calcio, lanciando allarmi relativi ai troppi impegni, alle cattive gestioni, ai politici che considerano i presidenti miliardari ignorando le montagne di debiti che hanno accumulato: "Sembra che quelli alla guida del sistema vogliano affossare questo mondo, anziché provare a migliorarlo". Ad aiutarlo. Il presidente del Napoli può essere discusso e più o meno amato, di sicuro è uno che tiene la barca in rotta, capace di far quadrare ambizioni ed estratti conto. Sarebbe bello e opportuno che la sua battaglia non terminasse in un monologo al Giffoni Film Festival, ma che coinvolgesse tutti nella direzione di cambiamenti e riforme. La triste, contorta telenovela che riguarda il nuovo San Siro, scrive capitoli quasi quotidiani da anni. La giunta milanese capitanata da un sindaco assolutamente inadeguato alla bisogna, spinge in una direzione lontana dagli interessi di Milan e Inter impantanandosi in paludi dalle quali un giorno sarà impossibile uscire. Le società cercano di non andare al muro contro muro, trascinando la questione - ma è più corretto definirla farsa - all'infinito. Resto dell'idea che la mia generazione non vedrà mai il nuovo San Siro, avendo invece molte chance di viverlo a San Donato. La speranza è che in quella direzione, il Milan tenga duro e non si faccia ingolosire dal dividere le spese (e poi gli introiti) con l'Inter: se nuovo stadio dev'essere, e sarà, che sia solo del Milan. Grazie.